martedì 25 dicembre 2018

Lectio Divina - Natale del Signore - Messa della notte - Anno C (2018)


La Lectio Divina è tratta dal libro
"Lectio Divina" (2016), Ed. Vita Carmelitana
P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Commento filatelico dell'Avv.to Francesco Gatto



Natale del Signore - Messa della notte

Dal Vangelo secondo Luca ( Lc 2, 1-14)



1 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2 Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. 3 Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. 4 Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nàzaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, 5 per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. 6 Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7 Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell'albergo. 8 C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. 9 Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, 10 ma l’angelo disse loro: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11 oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. 12 Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. 13 E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: 14”Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”.


Breve esegesi

L’evangelista Luca inquadra la nascita di Gesù in un contesto storico romano. Il Messia avrebbe portato la vera pace che è da Dio, in contrapposizione alla pax romana, che è assoggettamento a un potere dominante che controlla il territorio. Giuseppe si reca a Betlemme, città del suo antenato Davide, per farsi censire, dalla cui tribù discendeva, e attuare la profezia di Michea. Gesù sarà profeticamente dichiarato “il Figlio di Davide”, per riconoscerlo Messia. Maria da alla luce il figlio e lo avvolge in fasce: madre premurosa e adorante. Il luogo è una grotta di pastori, tipica del posto o la casa sottostante di un pastore. In ogni città, per i giudei, vi era una persona che attendeva all’ospitalità, nel ricordo di essere stati ospiti in terra straniera. Il primo annunzio viene dato ai pastori: “La buona novella è annunziata ai piccoli”, ai ritenuti ladri per eccellenza, poiché considerati approfittatori della custodia del gregge. La nascita del Messia costituiva un evento soprannaturale, che solo gli angeli potevano annunziarlo. I pastori si fanno missionari dell’annunzio dell’angelo. La moltitudine di angeli è segno della presenza divina che proclama la pace messianica e la benevolenza divina: la volontà salvifica di Dio.



Meditazione pregata

Vergine Maria, ti sei assoggettata alla legge di Cesare come a quella mosaica, recandoti con Giuseppe nel luogo del suo progenitore David per essere censita, come al tempio per la purificazione, pur avendo generato per opera dello Spirito Santo il Figlio di Dio. Si compirono i giorni del concepimento e desti alla luce il Figlio di Dio in un luogo adibito alle greggi. La poetica natalizia ci distoglie dalla cruda verità della nascita del Figlio di Dio avvenuta nella estrema umiliazione. L’umiliazione del luogo della nascita prefigura la croce. Alla emarginazione subita per averti rifiutato decoroso alloggio ha provveduto il Padre, inviando gli angeli per annunciare la nascita del tuo Figlio. Disegno misterioso della gloria divina. Dell’annuncio sono stati destinatari privilegiati i pastori, di cui abbiamo una visione poetica, ma che dai contemporanei erano ritenuti mercenari per eccellenza e ladri, perché si appropriavano dei benefici del gregge, pur essendone solo i custodi. Gli ultimi saranno i primi, proclamerà tuo Figlio. Tu, umile e grande, ti sei immersa nella contemplazione della tua creatura, rimanendo serva e madre del tuo Signore. Mistero inaccessibile all’umana comprensione, onnipotenza dell’opera misericordiosa di Dio per l’umanità, di cui ti sei resa strumento. Madre e sempre vergine Maria, donaci di accogliere il tuo Figlio con quell’amore con cui lo hai dato alla luce e consegnato all’umanità. Fa’ che la tua sequela di Gesù sia il nostro modello, e che il tuo monito: ”Fate tutto quello che lui vi dirà” sia da noi ascoltato. Il tuo sguardo di madre non ha perso mai di vista il Figlio. Prega per noi, perché anche noi non abbiamo ad allontanarci da Lui e dal suo Vangelo, facendo nostra, parafrasandola, una richiesta espressa dal Vangelo: lo seguiremo ovunque ci condurrà.



Per la vita

Abbiamo del Natale una visione ed esperienza di umana ricchezza nel vedere che Dio si è fatto bambino per venire ed essere tra noi l’Emanuele. Non possono essere tralasciati due aspetti. Il primo dal punto di vista umano. Maria pur essendo pregnante del figlio, con Giuseppe è costretta a lasciare la casa in Nazareth e andare a Betlemme, il luogo della dinastia davidica di Giuseppe per farsi censire, ubbidendo a un ordine di un colonizzatore e imperatore romano, con tutti i disagi che questo umano trasloco comporta e andare in un luogo ove l’assistenza e la sussistenza è precaria. L’altro aspetto riguarda l’identità divina di Gesù. In tutto questo ambito di umana povertà e precarietà si compie il mistero: l’incarnazione di Dio. Questo primario aspetto della nostra fede finisce con il soggiacere di fronte agli aspetti umani che più si suggestionano. L’atto di fede che recitiamo, sintetizza bene l’evento: “Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e si è incarnato nel seno della vergine Maria”. A noi che è dato di credere e vivere la vita nello spirito, ad attendere ad una intimità divina nel Natale, è dato di sostare, attendere, sentire e vivere la grandezza di questa opera misteriosa di Dio per noi.



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