domenica 26 maggio 2019

Lectio Divina - VI Domenica di Pasqua - Anno C (2019)


La Lectio Divina è tratta dal libro
"Lectio Divina" (2016), Ed. Vita Carmelitana
P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Commento filatelico dell'Avv.to Francesco Gatto


VI Domenica di Pasqua
Dal Vangelo secondo Giovanni
(Gv. 14,23-29)

23 Gli rispose Gesù: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24 Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. 25 Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. 26 Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. 27 Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28 Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. 29 Ve l’ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate.
Breve esegesi

L’apostolo Giuda Taddeo, non il traditore, all'affermazione di Gesù che si manifesterà ai suoi e non al mondo, chiede il perché di questa limitazione. E’ evidente che l’apostolo attende una manifestazione messianica del Cristo. Gesù precisa il tipo di manifestazione. Sarà come dimora spirituale e intima. Fondamento della dimora e dell’amore è l’ascolto e l’adesione alla Parola. La dimora non più nella tenda come per l’antico popolo nel deserto, ma dimora divina nell’anima, inabitazione trinitaria, perché la dimora è propria dello Spirito Santo. Chi non ascolta la sua parola si autoesclude dal suo amore e dall'amore del Padre che lo ha mandato. La sua missione sta per concludersi e il Padre manderà il Paraclito, lo Spirito Santo che nel nome di Cristo riproporrà e farà assimilare le verità da lui annunziate. Gesù lascia ai suoi il dono della pace, il dono del risorto. Pace non configurabile a quella data da questo mondo, effimera, frutto di contingenti compromessi. Quella che viene da Dio è gioia intima, profonda, immensa come colui che la dona. Perciò non vi sarà turbamento e tristezza. Gesù predice la sua partenza e il suo ritorno. Invita i suoi a rallegrarsi perché va al Padre. Preparerà un posto per loro. 

Meditazione pregata

Cristo Gesù, ci hai lasciato come testamento l’amore, quello tuo, umano e divino assieme. Hai richiamato lo scriba a identificare l’antica legge nel precetto dell’amore, assommando in esso tutta la varia precettistica mosaica. Il parametro richiamato era l’amore del prossimo, allo stesso modo cui attendiamo ad amare noi stessi. Hai voluto identificare nello straniero, anche odiato straniero o nemico, il nostro prossimo, superando la connotazione giudaica che identificava nel correligionario e connazionale il solo prossimo. Hai voluto, ancora, sradicare il modo parsimonioso con cui egoisticamente amiamo, ponendoci come termine di paragone l’amore con cui Tu ci hai amato, con il dono della vita. Ma l’amore, come il perdono, frutto di un amore più grande, è possibile solo quale dono tuo e nell’esperienza del tuo amore. Per questo, riempici del tuo Santo Spirito, perché abbia ad insegnarci ogni cosa nella fedeltà a te e al tuo vangelo. Solo Lui può vincere l’egoismo che è in noi. Solo Lui può smorzare in noi il rancore, l’odio che alimenta l’ingiustizia, inferta e patita. Solo Lui può farci ricordare che, inchiodato sulla croce, hai pregato il Padre, perché fossero perdonati i tuoi crocifissori. Per questo, prima di salire al Padre, hai promesso ai tuoi, e per loro a tutti noi, che l’amore con cui il Padre ti ha amato l’avresti riversato in chi accoglie il tuo vangelo e si pone alla tua sequela. E Tu, in uno con il Padre e lo Spirito Santo, fonte di eterno amore, donaci sempre una tua riserva di amore perché, nelle vicende umane, l’amore sia vincente in noi e tra gli uomini. La tua pace, che sorpassa l’umano e mondano sentire, donata nel cenacolo con il soffio dello Spirito, custodisca in te i nostri cuori.

Per la vita

Se uno mi ama osserverà la mia parola, dice Gesù. L’amore è fondamento per accogliere la Parola ed essere nel suo amore. Predisposizione e dono assieme. L’osservanza della parola di Gesù, parola di verità di vita, genera il suo amore assieme a quello del Padre e dello Spirito Santo e predispone la dimora trinitaria di Dio in noi. L'inabitazione di Dio nell’anima è il dono dello spirito che alimenta la vita del credente. E’ il lascito di Cristo, è il “non vi lascerò soli”. La presenza trinitaria di Dio non è configurabile a un luogo, come nel deserto l’arca nella tenda o il tempio in Gerusalemme dove il pio ebreo cercava il volto di Dio sentendosi alla sua presenza nel suo tempio santo, come invocava nel salmo l’esule levita: “Quando vedrò il tuo volto? Il tuo volto Signore io cerco, non nascondermi il tuo volto”. Gesù alla samaritana afferma: “I veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito è verità”. Il tempio del Signore non è configurabile al luogo, ma alla inabitazione nell’anima del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Fai questa esperienza? Credi che debba essere questo il tuo vissuto? Gesù ci lascia, ma non siamo più soli, la sua presenza continua in noi ed è inabitazione trinitaria.


domenica 19 maggio 2019

Lectio Divina - V Domenica di Pasqua - Anno C (2019)


La Lectio Divina è tratta dal libro
"Lectio Divina" (2016), Ed. Vita Carmelitana
P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Commento filatelico dell'Avv.to Francesco Gatto


V Domenica di Pasqua
Dal Vangelo secondo Giovanni
(Gv. 13,31-35)

31 Quand'egli fu uscito, Gesù disse: “Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. 32 Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33 Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire. 34 Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35 Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”.

Breve esegesi

Gesù attende l’uscita di Giuda dal cenacolo, che segna l’inizio della sua passione, per parlare della glorificazione del Figlio dell’Uomo, titolo legato al tema della gloria e dell’innalzamento, cioè della redenzione, attraverso la sua morte e resurrezione. In essa si manifesta la gloria di Dio come potenza salvifica. Dio lo “glorificherà”, si riferisce alla futura attività salvifica da risorto. E’ il compimento della missione che gli ha affidato il Padre. Gesù usa l’espressione profetica di Figlio dell’Uomo perché la glorificazione riguarda la sua umanità, ma nel contempo è anche la glorificazione del Padre. Poiché la vita di Gesù è stata una glorificazione del Padre, lo stesso Padre porterà a compimento la glorificazione del Figlio, che avverrà con l’auto donazione, morte, resurrezione e ascensione al Padre. I “figlioletti” indica la tenerezza del rapporto che Gesù ha instaurato con i suoi e li chiama tali nel momento in cui afferma che non li porterà con sè. Il comandamento che, come testamento, lascia ai suoi è di amare allo stesso modo come ha amato Lui. Non è l’amare il prossimo come se stessi; ma amare fino al dono della propri vita. Il comandamento è “nuovo” perché è il cuore della Nuova Alleanza.

Meditazione pregata

Cristo Gesù, hai affermato che il Padre ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio. Noi festeggiamo il tuo natale, la tua incarnazione, il tuo essere disceso dal cielo e assunto la nostra condizione umana; ma non avvertiamo di celebrare l’amore del “Padre che ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio”. Hai posto l’amore a fondamento del Vangelo del regno. Dall'antica alleanza, che aveva nella legge mosaica il suo fondamento, hai fatto estrapolare e affermare al dottore della legge che l’amore verso il Padre e il nostro prossimo è il vero fondamento di tutta la legge, in cui sono radicati comandamenti, precetti, norme ed esortazioni. Poi hai celebrato la tua pasqua di morte e risurrezione, lavando i piedi ai tuoi discepoli, annullando la tua dignità umana e divina tra le proteste di Pietro. Ti sei svuotato della dignità della tua vita, quale umile servo, per completarla nell'offrire la tua vita con il sangue sparso sulla croce. Progressiva affermazione che supera il comandamento dell’amare il prossimo come noi stessi. Infine, hai lasciato quale testamento la tua esemplarità, che è la sintesi della nuova legge, del vangelo del regno: amarci gli uni gli altri con la stessa misura e intensità con cui ci hai amati, fino al dono della vita. Lo hai rivelato ai tuoi amici, perché sperimentino l’intimità divina di amore con te e il Padre. A noi dona, nella quotidianità, di aprirci alla disponibilità dei fratelli più piccoli, a non lasciarli soli nel loro tormentato cammino di vita, intessuto di frustrazione, solitudine, sofferenza, povertà, quando avvertono l’affanno della condizione umana. Allora aprici il cuore per dimenticare noi stessi e aprirci a loro, facendo nostro il tuo detto: “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”. La comunità apostolica ha ereditato ed espresso questa tua nuova legge. Dona alla tua chiesa continuità nella testimonianza evangelica.

Per la vita

La glorificazione è la manifestazione di Dio, che si identifica anche con l’innalzamento di Cristo sulla croce; mentre nell'accezione corrente è una espressione trionfale. Nella visione della vita sai fare tua una visione biblica ed evangelica? Sei radicato e fondato nella Parola tanto da far tuo e usare, a volte, il suo linguaggio, o ti senti lontano? Con questa espressione Gesù parla della sua passione, morte in croce e resurrezione. Gesù è il Verbo fatto carne, e in questa carne abita e si rivela la gloria del Figlio di Dio. Gesù esemplifica, ma siamo nell'ordine del mistero, di ciò che è nell'ordine di Dio e rivelato all'uomo per grazia. Gesù chiama teneramente figlioletti i suoi discepoli e li invita ad amarsi come lui li ha amati. E’ così proclamato il superamento dell’antica legge. L’amore è l’ispirazione e il coronamento di ogni comandamento, nella misura in cui Cristo Gesù l’ha incarnato: con il dono della propria vita. Il “vi ho dato un esempio perché come ho fatto io facciate anche voi” è il dono di se espresso nell'attenzione, dedizione, servizio agli altri. Da ritrovarsi sempre nelle parole di Cristo Gesù:”C’è più gioia nel dare che nel ricevere”.


domenica 12 maggio 2019

Lectio Divina - IV Domenica di Pasqua - Anno C (2019)


La Lectio Divina è tratta dal libro
"Lectio Divina" (2016), Ed. Vita Carmelitana
P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Commento filatelico dell'Avv.to Francesco Gatto



IV Domenica di Pasqua 
Dal Vangelo secondo Giovanni 
(Gv. 10,27-30)

27 Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28 Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. 29 Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. 30 Io e il Padre siamo una cosa sola”.
Breve esegesi

Alla festa dell'Hanukka, Gesù passeggia nel tempio al portico di Salomone, luogo di raduno dei primi cristiani. Alla domanda dei giudei se fosse Lui il Cristo Messia, Gesù risponde che le opere lo testimoniano. Aggiunge che loro non fanno parte delle sue pecore. Non lo seguono, anzi lo contrastano perché attendono un messia che instauri un regno davidico, temporale. I giudei non hanno ascoltato la predicazione di Gesù, né hanno posto attenzione dovuta ai segni, ai miracoli da lui compiuti, che attestano la potenza di Dio in lui. Rimangono fermi nella loro prevenzione e concezione messianica. Il pastore, il gregge, le pecore sono il segno di un governo, di un potere presso Israele. Gesù lo proclamerà dinanzi a Pilato, affermando che il suo regno non è di questo mondo. I giudei sono attestati su un messia restauratore di un regno che li emancipi dalla soggezione a Roma. Quanti lo hanno ascoltato e risuona in loro la voce, lo seguono. Il pastore li conosce e li ama, dà la sua vita e la vita eterna, la vita che è da Dio. Nessuno potrà strappare le sue pecore, né andranno perdute perché unite a lui. Gesù afferma che le pecore gli sono state affidate dal Padre e compie le sue opere. Lui e il Padre sono una cosa sola.

Meditazione pregata

Cristo Gesù, ci richiami continuamente ad avere quella intimità con te allo stesso modo come l’hai Tu vissuta con il Padre. E l’hai sperimentata, essendo sempre nel suo volere. Le parole, i segni che hai compiuto ne sono la testimonianza. E fa’ che abbiamo a sperimentare anche noi l’amore che ti ha unito al Padre. Quello stesso che manifesti nell'amare il gregge che il Padre ti ha affidato. Noi attraverso la pratica sacramentale e le personali devozioni siamo piuttosto portati a soddisfare le nostre esigenze di vita spirituale. Vogliamo rivestirti dei nostri panni, più che assecondare e vivere la tua parola, che suscita una più autentica vita di fede. Donaci di conformarci a te, di essere nel tuo volere, Tu che hai fatto sempre la volontà del Padre, ricercandola nel rapporto intimo con Lui, nella preghiera solitaria, sul monte come nel deserto. Nel Getsemani hai vissuto dialetticamente e drammaticamente il compiere il volere del Padre. Hai esortato i tuoi a vegliare e pregare per non cadere nella tentazione di percorrere vie non consone al volere del Padre. Tu hai posto l’amore verso te, il Padre e il prossimo al cuore della vita e di ogni rapporto. Lo hai anche affermato esplicitamente: “Se uno mi ama anche il Padre lo amerà e verremo a lui e faremo dimora presso di lui”. E l’amore che hai affermato avere per il gregge, che il Padre ti ha affidato, infondilo in noi. Tu hai dato la tua vita per il tuo gregge, fa’ che corrispondiamo al tuo amore, ascoltando la tua voce e seguendoti. Quella voce che ci risuona nei vangeli, nello Spirito che ci hai inviato per insegnarci ogni cosa. Abbiamo bisogno di sentire forte in noi la tua voce tra le pecore del tuo gregge, la chiesa, attenti al tuo vangelo nostro pascolo, che ci dona una vita sempre nuova.

Per la vita

Gesù deve continuamente scontarsi con i capi dei giudei che lo contestano perché attendono un regno terreno, instaurato dal messia. Non lo intravedono in Gesù. Il loro sogno è che ritorni un nuovo re David per sottrarsi alla dominazione romana. Tutto questo suffragato dalle attestazioni profetiche che il messia sarà il Figlio di Davide. A quanti sorreggono le sorti del popolo, attendendo a se stessi, a costituirsi capi e guide, imponendo la legge con le loro interpretazioni, Gesù si contrappone ponendosi come il buon pastore che guida il suo gregge. A ciascuna delle pecore ha dato un nome e le chiama per nome, dimostrando la singolarità del suo amore, come anche la sua appartenenza. Per il suo gregge, per le sue pecore da la sua vita, perché le ama. Il gregge è immagine della Chiesa, per essa darà la sua vita. Cristo Gesù si contrappone ai mercenari, ai capi che si servono del gregge, delle pecore per affermare se stessi. Anche nella Chiesa di Dio, nelle comunità sono presenti elementi che non attendono al servizio, alla diaconia, ma ricercano attraverso il servizio l’autoaffermazione, in contrapposizione al buon pastore che ha affermato di esser venuto per servire e non per esser servito.


domenica 5 maggio 2019

Lectio Divina - III Domenica di Pasqua - Anno C (2019)


La Lectio Divina è tratta dal libro
"Lectio Divina" (2016), Ed. Vita Carmelitana
P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Commento filatelico dell'Avv.to Francesco Gatto


III Domenica di Pasqua
Dal Vangelo secondo Giovanni
(Gv. 21,1-19)



1 Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: 2 si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. 3 Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. 4 Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5 Gesù disse loro: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?”. Gli risposero: “No”. 6 Allora disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. 7 Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!”. Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. 8 Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. 9 Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10 Disse loro Gesù: “Portate un po’ del pesce che avete preso or ora”. 11 Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. 12 Gesù disse loro: “Venite a mangiare”. E nessuno dei discepoli osava domandargli: “Chi sei?”, poiché sapevano bene che era il Signore. 13 Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. 14 Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. 15 Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. 16 Gli disse di nuovo: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci le mie pecorelle”. 17 Gli disse per la terza volta: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle. 18 In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”. 19 Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: “Seguimi”.

Breve esegesi


Il brano ha una forte connotazione ecclesiale. La pesca miracolosa con i pesci raccolti nella rete in grande quantità, e su comando del risorto, è simbolo della Chiesa. Pur lavorando tutta la notte non riuscirono a catturare pesci. Gesù appare loro e comanda di gettare le reti nella parte destra della barca, considerata di buon auspicio. Erano talmente numerosi da stentare a tirarla su. Gesù in altro contesto dirà: ”Senza di me non potrete far nulla”. I pesci sono configurati ai credenti. Pietro riconosce il Signore e si slancia verso di lui. E’ ancora fresco il ricordo del rinnegamento di Pietro nel pretorio. Gesù sceglie Pietro, come aveva già promesso, per fondare sulla sua pietra la Chiesa. Il simbolismo passa dalla pietra al più significativo di pastore, del gregge e delle pecore: sono gli elementi biblici tipici del governo. Il conferimento del pascere le pecore a Pietro in nome di Cristo, è commisurato all’amore verso di lui, e si contrappone al triplice rinnegamento di Pietro nel pretorio. Gesù gli chiede. “Pietro mi ami tu”? Pietro gli risponde: “Sai che ti voglio bene”.L’amore in Cristo è nel dono della propria vita, Pietro lo restringe all’amore di benevolenza. Gesù gli prefigura la morte con cui avrebbe dato la sua vita.

Meditazione pregata


Cristo Gesù, sei risorto da morte e hai delineato a Pietro, ai suoi successori, e a quanti nel tempo opereranno nel tuo nome, il modo di operare nella Chiesa da te istituita: servizio ai fratelli in comunione di amore totale con te. E’ nel tuo nome che gettiamo le reti, nella direzione da te indicata, per raccogliere adesione alla tua santa chiesa. Le tue vie siano le nostre vie, la tua vita sia la nostra vita. Ci risuoni sempre il tuo monito: “Senza di me non potrete far nulla”. Ci richiami profondamente ad appropriarci di quanto hai fondato nel mistero della tua morte e risurrezione. Siamo pronti, purtroppo, a riportare tutto alle nostre dimensioni, alle nostre personali dimensioni, sia perché vogliamo umanizzare il divino, sia perché il bisogno della personale affermazione e gratificazione ci porta a non intravedere che quanto hai compiuto, e noi compiamo nel tuo nome, è frutto della redenzione da te operata e noi siamo soltanto ministri e servi inutili. La nostra ricompensa è l’essere in te, nel tuo volere, nel tuo amore. Non possiamo, come i farisei che si appropriavano della legge di Dio per gestire il potere, appropriarci del ministero sacerdotale e laicale per affermare noi stessi e gloriarci. Ogni preghiera liturgica ci riporta a concludere che per te, per i tuoi meriti, Cristo Signore, abbiamo accesso ad essere ascoltati ed esauditi dal Padre. In modo ossessivo hai richiesto amore a Pietro, cui hai affidato di pascere il gregge. Dona ai tuoi ministri un supplemento d’amore perché esercitino il ministero facendo memoria in loro della lavanda dei piedi ai tuoi apostoli. Non vuoi che nella tua Chiesa ci siano mercenari cui affidare il gregge. Tu, Pastore e Guida, fai risuonare sempre forte la tua voce e soffia con il tuo Santo Spirito, perché non abbiano mai a esserci nella tua Chiesa mercenari o lupi rivestiti da agnello.

Per la vita


L’episodio post-pasquale ha una chiara fisionomia cristologica ed ecclesiologica. Gesù indicando a Pietro di gettare le reti per la pesca e anche la direzione, allude chiaramente che la pesca è possibile e fruttuosa nel suo nome e nel suo volere. Nel proprio nome non è possibile operare nella Chiesa. I pesci raccolti nella rete hanno il loro simbolismo nell'unità, nella comunione e nell'amore dei membri tra loro. Qui vi è la raccomandazione di Cristo di amarci gli uni gli altri come lui ci ha amati. Tutto il racconto evangelico riporta gli insegnamenti di Cristo prima della sua passione, quasi a lasciare ai suoi un testamento prima di salire al Padre. La triplice richiesta a Pietro: ”Mi ami tu”? Non solo supera il triplice rinnegamento, quanto afferma che per avere una responsabilità nella chiesa è fondamentale farlo solo per amore suo e delle pecore, cui è dato il mandato di pascere. La richiesta di amore di Gesù ha la risposta restrittiva di Pietro: “Ti voglio bene”, cui Gesù si adegua alla terza volta, ma poi gli predice che darà la sua vita per lui. In Cristo l’amore è dono di sé, della propria vita, Pietro risponde con il ti voglio bene, cui Gesù si adegua all'amore di benevolenza di Pietro. Quale la misura del tuo amore?


domenica 28 aprile 2019

Lectio Divina - II Domenica di Pasqua - Anno C (2019)


La Lectio Divina è tratta dal libro
"Lectio Divina" (2016), Ed. Vita Carmelitana
P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Commento filatelico dell'Avv.to Francesco Gatto


II Domenica di Pasqua 
Dal Vangelo secondo Giovanni
(Gv. 20,19-31)


19 La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. 20 Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21 Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi”. 22 Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo; 23 a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”. 24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25 Gli dissero allora gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”. 26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. 27 Poi disse a Tommaso: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!”. 28 Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. 29 Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”. 30 Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. 31 Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Breve esegesi

Cristo, risorto da morte, appare in due fasi successive: prima ai discepoli raccolti e sbarrati  nel cenacolo, testimoni privilegiati nel vederlo risorto che ostenta loro le ferite e dona la sua pace, e una seconda volta, all'ottavo giorno, all'incredulo Tommaso. L’apparire di Gesù risorto nel cenacolo, a porte chiuse, è segno del suo corpo divino trasfigurato, come sul Tabor, non più soggetto alla corporeità umana. Il “pace a voi” del risorto è la pace messianica tra l’umanità e la divinità, frutto della salvezza operata sull'altare della croce. L’ostensione delle mani e dei piedi traforati vogliono attestare che il crocifisso è risorto da morte. I discepoli si rallegrarono nel vedere il Signore, come Lui aveva preannunziato ai suoi nei discorsi di addio. Gesù rinnova il dono della pace e conferisce loro la missione, quella che lui ha ricevuto dal Padre e trasmette ai suoi. Il soffiare su di loro configura una nuova creazione nello Spirito Santo con il potere di rimettere i peccati, frutto del suo sangue versato “per la remissione dei peccati” All'ottavo giorno il risorto appare e sfida Tommaso perché da incredulo diventi credente. “Il Signore mio e Dio mio” fa prorompere a Gesù la beatitudine di quanti non vedranno, ma crederanno.

Meditazione pregata

Cristo Gesù, sei stato messo a morte, ma Tu, Signore della vita, hai vinto la morte, perché il Figlio di Dio non poteva patire la corruzione. Sei risorto secondo quanto avevi predetto ai tuoi discepoli, ma essi non hanno prestato attenzione alle tue parole e, meno ancora, creduto. Gli apostoli, coloro che avevano condiviso la tua vita, erano rinchiusi nel cenacolo, il luogo dove avevi spezzato il pane per celebrare la tua pasqua, innestandola nell'antica. Avevi affermato che nessuno ama più di colui che dà la vita per i suoi amici. Hanno voluto che questa verità appartenesse solo a te. La paura di subire la tua stessa sorte ha preso il sopravvento sui tuoi amici, pur avendo in pieno condiviso i tuoi giorni. Tu, risorto, sei apparso a loro. Sulla croce hai redento il loro peccato e ora, risorto, doni la tua pace, con la potestà di rimettere i peccati degli uomini e riconciliarsi con il Padre. Infinita gratuità del tuo amore infinito. Non hai chiesto alcuna giustificazione al loro tradimento, ad averti abbandonato, rinnegato, tradito. Ricco della misericordiosa redenzione attuata sulla croce, hai riversato la grazia del tuo perdono su di loro. Mediante la tua morte e resurrezione è rimesso a tutti noi il peccato e siamo riconciliati con il Padre. Nelle nostre fragilità possiamo accedere all'altare della tua misericordia e ottenere grazia. Mistero di grazia di un Dio che per amore ha condiviso la sorte dei peccatori. Per la tua risurrezione siamo divenuti creature nuove, mediante lo Spirito Santo che hai soffiato sui tuoi. Quel soffio che il Padre Iddio alitò sui nostri progenitori, immettendo in loro la sua vita. In te, Cristo Signore, risorto da morte, siamo creature nuove. E Tu che fai nuove tutte le cose, non permettere che abbiamo mai ad abbandonarci a noi stessi. Accompagnaci sempre con la forza del tuo Santo Spirito.

Per la vita

Evidente il contrasto tra Gesù che appare ai suoi e dice pace a voi, e i discepoli, impauriti, erano sbarrati nel cenacolo, per non subire la stessa sorte del loro Maestro, condannato e messo a morte. L’esemplarità umana e divina di Gesù è l’esemplarità del risorto, che faranno propria i suoi, quando lo Spirito Santo scenderà su di loro, attestanti fede e fedeltà al loro Maestro. Gesù risorto espande la sua condizione sui timorosi discepoli che al vederlo gioirono, uscirono dalla condizione di paura e di tradimento assieme, per averlo abbandonato alla sua sorte, a differenza di quando condividevano l’esaltazione delle folle per i prodigi, i segni da lui compiuti. Oltre la gioia di rivederlo e ricevere quella pace che non era più in loro, ricevono il soffio dello Spirito Santo e il mandato per la remissione dei peccati. Il tema centrale dell’evento è la fede, quella che i suoi non hanno mai avuto in lui, perché sempre nell'attesa che Cristo Gesù instaurasse il regno messianico, in cui hanno sempre sperato. Tommaso è anche l’esemplare. Solo nella visibilità materiale delle mani e dei piedi perforati ha creduto nell'esser Gesù risorto, vincitore della morte, non quando lo aveva predetto, perché non aveva creduto alle sue parole. 


domenica 21 aprile 2019

Lectio Divina - Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore - Anno C (2019)


La Lectio Divina è tratta dal libro
"Lectio Divina" (2016), Ed. Vita Carmelitana
P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Commento filatelico dell'Avv.to Francesco Gatto


Domenica di Pasqua
Risurrezione del Signore
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv. 20,1-9)


1 Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. 2 Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”. 3 Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. 4 Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5 Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. 6 Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, 7 e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. 8 Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9 Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.
Breve esegesi

L’evangelista annota il primo giorno della settimana, segno che nella comunità era subentrata la memoria del risorto e la celebrazione della frazione del pane nel giorno del Signore: la domenica. Maria di Magdala, che Gesù aveva liberato dal possesso degli spiriti e si era associata alla sua sequela con altre donne, va per prima al sepolcro per piangere e fare i lamenti. Vede la pietra sepolcrale ribaltata e corre da Pietro e Giovanni, il discepolo che Gesù amava, come si autoproclama, anche se più volte aveva chiesto a Gesù un posto privilegiato, quando avrebbe instaurato il suo regno. A loro annunzia che hanno trafugato il corpo del Maestro, evento gravissimo per i giudei e punito severamente. Giovanni corre per primo, ma non entra nel sepolcro, dando la precedenza a Pietro, già riconosciuto capo degli apostoli. Entrano e vedono per terra le bende di lino con cui veniva stretta al corpo la sindone e il sudario con cui veniva stretto il capo. Giovanni, che ama citarsi, vide e credette. Pietro e Giovanni, videro e credettero a quanto Gesù aveva loro profetizzato ed esprimono la loro fede nel risorto. Il lino e le bende lasciate per terra testimoniano che il corpo non è stato trafugato, ma Gesù è risorto da morte.

Meditazione pregata

Cristo Gesù, ti hanno posto una grossa pietra avanti al sepolcro, credendo che la tua vicenda fosse conclusa. Non ti hanno atteso risorto, essendo duri di cuore a intendere le scritture, come hai rimproverato ai discepoli di Emmaus, che ti hanno riconosciuto solo dopo che hai aperto il loro cuore alla intelligenza delle stesse e spezzato il pane con loro. In tanti hanno richiesto e visto la potenza del tuo essere divino attraverso i miracoli compiuti, mentre non hanno creduto che la stessa potenza divina si potesse manifestare per la tua vittoria sulla morte. Deboli di fede, non hanno creduto alle tue parole. Lo stesso Pietro, sul Tabor, dopo aver ascoltato che di lì a poco saresti salito a Gerusalemme, per il compiersi della tua ora, e che al terzo giorno saresti risorto da morte, ha voluto fosse cancellato tutto questo tuo progetto divino. La sola Maria di Magdala ha creduto alla tua parola, perché tu sei risorto in lei. Il canto liberatorio del “Cristo, mia speranza, è risorto” è il cesello di colei che ha creduto. Ha creduto perché ha molto amato. E a noi che abbiamo fatto il percorso quaresimale di conversione, di ritorno a te e al tuo vangelo, dona di essere partecipi della tua risurrezione, di nuovamente sentirci rinati da acqua e Spirito Santo, come nel giorno in cui siamo stati inseriti in te, a te conformati per grazia di redenzione. Sia la tua vittoria sulla morte, la tua risurrezione, la speranza che ci sorregge quando la vita ci porta a dover reggere la nostra croce, ad attraversare i tunnel. Sii quella luce che la liturgia della veglia pasquale celebra nel cero e ci fa intravedere come percorso del credente, dal battesimo fino al momento in cui il nostro corpo mortale si poserà disteso davanti al tuo altare. Sia quella luce la speranza che saremo da te accolti nel tuo regno, partecipi per sempre del tuo amore.

Per la vita

All'oscurità del venerdì santo prorompe la gioia della vittoria sulla morte di Cristo Signore, che la liturgia pasquale fa propria: “Questo è il giorno fatto dal Signore, rallegriamoci ed esultiamo, alleluia, alleluja”. Il primo beneficio che hanno ricevuto e sperimentato i discepoli è la pace messianica del risorto, in contrapposizione alla paura con cui si erano barrati nel cenacolo. Gioirono nel vedere il Signore, ma la gioia, la pace si estende a tutta l’umanità, per il frutto della redenzione: offerta sacrificale al Padre sull'altare della croce, e spargimento del suo sangue per la remissione dei peccati. Il soffio su di loro e il dono dello Spirito Santo, con il mandato di rimettere i peccati in una riconciliazione universale, manifestano un Messia redentore e santificatore, non più configurabile alle attese messianiche temporali del popolo e dei suoi, sempre in attesa dell’instaurazione del regno messianico, anche se sordi alla proclamazione del Vangelo del regno. Quanto l’evento pasquale ti ha dato di condividerlo con la Maddalena: “Cristo mia speranza è risorto”? E’ risorto in lei. E in te, nella tua anima? Solo liturgia e riti?


domenica 14 aprile 2019

Lectio Divina - Domenica delle Palme - Anno C (2019)


La Lectio Divina è tratta dal libro
"Lectio Divina" (2016), Ed. Vita Carmelitana
P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Commento filatelico dell'Avv.to Francesco Gatto


Domenica delle Palme
Dal Vangelo secondo Luca (Lc. 19,28-40)

28 Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme. 29 Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: 30 ”Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è mai salito; scioglietelo e portatelo qui. 31 E se qualcuno vi chiederà: Perché lo sciogliete?, direte così: Il Signore ne ha bisogno”. 32 Gli inviati andarono e trovarono tutto come aveva detto. 33 Mentre scioglievano il puledro, i proprietari dissero loro: “Perché sciogliete il puledro?”. 34 Essi risposero: “Il Signore ne ha bisogno”. 35 Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. 36 Via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. 37 Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: 38 ”Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!”. 39 Alcuni farisei tra la folla gli dissero: “Maestro, rimprovera i tuoi discepoli”. 40 Ma egli rispose: “Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre”.

Breve esegesi

Gesù manda suoi discepoli a prendere un’asina, per entrare in Gerusalemme ed essere accolto e riconosciuto re messianico. I re montavano nel loro trionfo un’asina, come il re Davide. Il cavallo era segno di battaglia. L’evangelista Luca assieme alle folle evidenzia la presenza di discepoli che avevano seguito e creduto in lui. Lo accolgono e lo esaltano come re messianico apportatore di pace e di gioia. Quella pace che Gerusalemme ha rifiutato. Risuona l’unzione del re Jeu voluta dal profeta Eliseo: ”Ti ungo re di Israele”, scalzato l’idolatra Acab. “Tutti presero i propri vestiti e li stesero sotto di lui”. Alle lodi acclamanti dei discepoli, di cui l’evangelista Luca evidenzia l’attaccamento al loro maestro, si contrappongono i sentimenti ostili dei farisei, scandalizzati. Questi impongono a Gesù di farli zittire, irritati perché non accettavano che avesse autorità sulle folle. Gesù risponde con la profezia messianica di Abacuc: “Se taceranno costoro, si metteranno a gridare le pietre”. Le citazioni profetiche sono accompagnate dai pellegrini provenienti dalla diaspora e conoscitori delle scritture che, ispirati, acclamano il Re Messia. A differenza del venerdì ove le folle, sollecitate dai capi, grideranno il loro “crucifige”.

Meditazione pregata

Cristo Gesù, è incominciata l’ora in cui, in pienezza, si adempiono le scritture: “Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un’asina, annuncerà la pace alle nazioni”. E’ la tua ora! E il profeta Zaccaria annota quanto si compirà per te in Gerusalemme. Gli eventi scorrono fino all’ora della croce e attestano quanto Dio ha ispirato in coloro cui ha dispiegato il disegno di salvezza per il suo popolo, preannunziando l’evento messianico: i profeti. Si avvereranno e si leggeranno i tuoi eventi alla luce di quanto hanno predetto i profeti. Il popolo, pur essendo sollecitato da scribi e farisei, nonché dai dottori della legge, ad attendere all'osservanza legale, ha il senso di Dio, della presenza messianica. Ed è Dio Padre a ispirare il popolo a riconoscerti e proclamarti a gran voce Re e Messia, a stendere mantelli e agitare rami d’ulivo. Hai sempre rimproverato i tanti che non percepivano i segni del tempo, della presenza dell’Inviato di Dio, attenti ad altri segni e prodigi; tanto da dichiarare la tua una generazione perversa, cui non sarà dato altro segno se non quello di Giona. Tu, Signore, donaci di riconoscerti Dio e Signore nostro, come ti riconobbe l’incredulo Tommaso, senza mettere il dito nei tuoi chiodi o attendere segni e prodigi. Come i tuoi apostoli ti chiediamo di aumentare in noi la fede. Fa’ che sia sempre acceso quel cero, quella fiamma che ci è stata consegnata il giorno del battesimo, per essere illuminati da te, Cristo Signore. Perché sia evento pasquale il nostro vivere, dal giorno in cui siamo portati davanti all'altare, tenuti in braccio dai nostri genitori, a quando saremo portati davanti allo stesso altare, con il nostro corpo mortale.

Per la vita

I pellegrini venuti dalla diaspora per celebrare la pasqua in Gerusalemme, conoscitori delle scritture e delle attese profetiche messianiche, inspirati, intravedono in Cristo Gesù l’avverarsi delle scritture e lo identificano nel re Messia. Queste folle non sono suggestionate dai capi del popolo, che aizzeranno le folle gridando il loro “crucifige” a Pilato. Due mondi contrapposti: da una parte i pii pellegrini che attendono l’avvento del Cristo Messia e ispirati gli vanno incontro, spargendo in terra i loro mantelli a colui che cavalca un’asina, e dall'altra parte tutta una strategia da parte dei capi del popolo, che vedono nell'autorità della sua parola e nel seguito delle folle la perdita della loro credibilità e autorità sul popolo. Folle che sempre più rincorrono Gesù perché compie prodigi, dà la vista ai ciechi, sana i malati, guarisce lebbrosi e indemoniati. Mentre i capi cercano di far perdere credibilità a Gesù come trasgressore della legge. Due mondi configurabili al nostro: l’essere in ascolto della Parola, del vangelo e dell’esemplarità di Cristo Gesù o la mentalità comune, corrente di questo mondo, nel farla acriticamente propria. Hai una coscienza salda per configurarti ai pellegrini in Gerusalemme, o ai capi del popolo?