domenica 12 maggio 2019

Lectio Divina - IV Domenica di Pasqua - Anno C (2019)


La Lectio Divina è tratta dal libro
"Lectio Divina" (2016), Ed. Vita Carmelitana
P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Commento filatelico dell'Avv.to Francesco Gatto



IV Domenica di Pasqua 
Dal Vangelo secondo Giovanni 
(Gv. 10,27-30)

27 Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28 Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. 29 Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. 30 Io e il Padre siamo una cosa sola”.
Breve esegesi

Alla festa dell'Hanukka, Gesù passeggia nel tempio al portico di Salomone, luogo di raduno dei primi cristiani. Alla domanda dei giudei se fosse Lui il Cristo Messia, Gesù risponde che le opere lo testimoniano. Aggiunge che loro non fanno parte delle sue pecore. Non lo seguono, anzi lo contrastano perché attendono un messia che instauri un regno davidico, temporale. I giudei non hanno ascoltato la predicazione di Gesù, né hanno posto attenzione dovuta ai segni, ai miracoli da lui compiuti, che attestano la potenza di Dio in lui. Rimangono fermi nella loro prevenzione e concezione messianica. Il pastore, il gregge, le pecore sono il segno di un governo, di un potere presso Israele. Gesù lo proclamerà dinanzi a Pilato, affermando che il suo regno non è di questo mondo. I giudei sono attestati su un messia restauratore di un regno che li emancipi dalla soggezione a Roma. Quanti lo hanno ascoltato e risuona in loro la voce, lo seguono. Il pastore li conosce e li ama, dà la sua vita e la vita eterna, la vita che è da Dio. Nessuno potrà strappare le sue pecore, né andranno perdute perché unite a lui. Gesù afferma che le pecore gli sono state affidate dal Padre e compie le sue opere. Lui e il Padre sono una cosa sola.

Meditazione pregata

Cristo Gesù, ci richiami continuamente ad avere quella intimità con te allo stesso modo come l’hai Tu vissuta con il Padre. E l’hai sperimentata, essendo sempre nel suo volere. Le parole, i segni che hai compiuto ne sono la testimonianza. E fa’ che abbiamo a sperimentare anche noi l’amore che ti ha unito al Padre. Quello stesso che manifesti nell'amare il gregge che il Padre ti ha affidato. Noi attraverso la pratica sacramentale e le personali devozioni siamo piuttosto portati a soddisfare le nostre esigenze di vita spirituale. Vogliamo rivestirti dei nostri panni, più che assecondare e vivere la tua parola, che suscita una più autentica vita di fede. Donaci di conformarci a te, di essere nel tuo volere, Tu che hai fatto sempre la volontà del Padre, ricercandola nel rapporto intimo con Lui, nella preghiera solitaria, sul monte come nel deserto. Nel Getsemani hai vissuto dialetticamente e drammaticamente il compiere il volere del Padre. Hai esortato i tuoi a vegliare e pregare per non cadere nella tentazione di percorrere vie non consone al volere del Padre. Tu hai posto l’amore verso te, il Padre e il prossimo al cuore della vita e di ogni rapporto. Lo hai anche affermato esplicitamente: “Se uno mi ama anche il Padre lo amerà e verremo a lui e faremo dimora presso di lui”. E l’amore che hai affermato avere per il gregge, che il Padre ti ha affidato, infondilo in noi. Tu hai dato la tua vita per il tuo gregge, fa’ che corrispondiamo al tuo amore, ascoltando la tua voce e seguendoti. Quella voce che ci risuona nei vangeli, nello Spirito che ci hai inviato per insegnarci ogni cosa. Abbiamo bisogno di sentire forte in noi la tua voce tra le pecore del tuo gregge, la chiesa, attenti al tuo vangelo nostro pascolo, che ci dona una vita sempre nuova.

Per la vita

Gesù deve continuamente scontarsi con i capi dei giudei che lo contestano perché attendono un regno terreno, instaurato dal messia. Non lo intravedono in Gesù. Il loro sogno è che ritorni un nuovo re David per sottrarsi alla dominazione romana. Tutto questo suffragato dalle attestazioni profetiche che il messia sarà il Figlio di Davide. A quanti sorreggono le sorti del popolo, attendendo a se stessi, a costituirsi capi e guide, imponendo la legge con le loro interpretazioni, Gesù si contrappone ponendosi come il buon pastore che guida il suo gregge. A ciascuna delle pecore ha dato un nome e le chiama per nome, dimostrando la singolarità del suo amore, come anche la sua appartenenza. Per il suo gregge, per le sue pecore da la sua vita, perché le ama. Il gregge è immagine della Chiesa, per essa darà la sua vita. Cristo Gesù si contrappone ai mercenari, ai capi che si servono del gregge, delle pecore per affermare se stessi. Anche nella Chiesa di Dio, nelle comunità sono presenti elementi che non attendono al servizio, alla diaconia, ma ricercano attraverso il servizio l’autoaffermazione, in contrapposizione al buon pastore che ha affermato di esser venuto per servire e non per esser servito.


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