sabato 12 luglio 2014

Pregare il Vangelo XV Domenica del T.O.


15° Domenica del Tempo Ordinario
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,1-23)
Preghiera

Cristo Gesù, quanto seme della tua parola hai gettato tra strade e terreni dell’antico Israele e in città pagane! Tu solo sei a conoscenza di quanto grano buono, o meno buono hai raccolto. 


Sei il Verbo fatto carne

REGNO D'ITALIA - 1923, Serie francobolli della "Propaganda Fide"
"Praedicate Evangelium Omni Creature"

Sei la Parola. 


SMOM - 1966
San Giovanni Battista che predica
I profeti traghettavano la parola e il disegno del Padre al popolo. 
Tu, quando venne la pienezza dei tempi, stabilita dal Padre, hai incarnato La Parola; non più con voce umana, ma divina. 
A quanti l’hanno accolta hai dato di diventare Figli di Dio. 
È la parola, è la Tua Parola fatta risuonare dentro di noi che suscita la fede in te. 
Tu donaci quel granellino di senape di fede nella parola, per fare in noi grandi cose, a mo’dei santi predicatori del Vangelo. 
E per svelare il mistero dell’accoglienza della tua parola, hai formulato e spiegato la parabola del seminatore ai tuoi intimi. 





Il seminatore sei Tu, Cristo Signore, 
e il seme è il Vangelo del Regno. 


REGNO D'ITALIA - 1930
Seminatore

Sempre non compiutamente comprensibili alle folle le tue esemplificazioni, tanto che ti servi di coloro che hanno accesso ai tuoi misteri, gli apostoli, per spiegarne il contenuto. Stando alle quattro situazioni del seme caduto, dobbiamo dirti che a volte ascoltiamo la tua parola, come seme gettato lungo la strada e andiamo oltre. Altre volte è superficiale, contrastata l’accoglienza della tua parola, specie quando si impatta in un nostro mondo che non è conforme al Vangelo del tuo Regno. Allora soffochiamo e sterilizziamo il seme. Infine dolce, bello e fortemente decisivo far penetrare il seme della tua parola dentro di noi, nella nostra vita per fare verità in noi, per essere trasparenti davanti ai tuoi occhi e agli occhi degli uomini. Quel seme che fa vera la vita è la perla preziosa, per cui siamo portati a svendere tutte le altre e avere accesso alla poltrona della tribuna del tuo Regno, posta alla tua destra.




La preghiera è tratta dal libro: 
Pregare il Vangelo di P. Anastasio Francesco Filieri O Carm




Lectio Divina
La parabola della semente in terra
Matteo 13,1-23

Orazione iniziale
La preghiera è, anche, disponibilità all'ascolto; è il momento propizio in cui avviene il vero incontro con Dio. Oggi, domenica del ‘seminatore’, vogliamo aprire il cuore all'ascolto della parola di Gesù con le parole di San Giovanni Crisostomo, per divenire, anche noi, ascoltatori docili e disponibili della Parola che salva: «Fa, o Signore, che ascolti con attenzione e ricordi costantemente il tuo insegnamento, che lo metta in pratica con forza e coraggio, disprezzando le ricchezze e allontanando tutte le inquietudini della vita mondana...Fa che mi fortifichi da ogni parte e mediti le tue parole mettendo profonde radici e purificandomi da tutti gli attacchi mondani» (San Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo secondo San Matteo 44,3-4).

Lettura

a) Contesto:
Matteo colloca la parabola della semente con gli eventi precedenti dei capitoli 11 e 12 dove è menzionato il regno di Dio che soffre violenza. Il tema della nostra parabola, come di tutto il discorso in parabole nel capitolo 13, è il regno di Dio.
La “casa” da cui Gesù esce è quella in cui aveva preso dimora a Cafarnao e dove si ritrova con i suoi discepoli (v.1: Quel giorno uscì di casa) e la sua uscita viene messa in relazione con quella del seminatore (v.3: e il seminatore uscì per seminare). Il suo “uscire” ha come approdo fisico o concreto la riva del lago (v.1:e si sedette presso il lago); tale luogo richiama il momento in cui Gesù aveva chiamato i suoi discepoli (4,18), ma, il mare è il luogo di passaggio verso i popoli pagani, quindi, rappresentava la frontiera fra Israele e il mondo pagano. Lo sfondo del discorso in parabole è, quindi, il lago di Genesaret, chiamato “mare” secondo l’opinione della gente. La sua uscita attira le folle. E mentre Gesù è seduto in riva al mare, sorpreso dalle stesse folle che affluiscono a lui, è costretto a salire in barca. Questa diventa la cattedra del suo insegnare. Gesù si rivolge ai suoi ascoltatori mediante un “parlare in parabole” che è diverso dall'insegnare o annunciare.

b) Il testo:
1 Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare. 
2 Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una 'barca e là porsi a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia.
3 Egli parlò loro di molte cose in parabole. E disse: «Ecco, il Seminatore uscì a seminare. 
4 E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. 
5 Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. 
6 Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. 
7 Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. 
8 Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. 
9 Chi ha orecchi, intenda».
10 Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché parli loro in parabole?». 
11 Egli rispose: «Perché a voi, è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato.
12 Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. 
13 Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. 
14 E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete. 
15 perché il cuore di questo popolo si é indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani.
16 Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. 
17 In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!
18 Voi dunque intendete la parabola del seminatore: 
19 tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 
20 Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia, 
21 ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato. 
22 Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto. 
23 Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi dà frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta ».

Un momento di silenzio orante
Nel nostro agire frettoloso, che ci porta a essere protesi all'esterno, sentiamo il bisogno di una sosta pacata nel silenzio... in questo momento diventiamo ricettivi al fuoco della Parola...

Interpretare il testo

a) L’azione del seminatore:
Il racconto parabolico parla di un seminatore, non di un contadino e la sua attività è caratterizzata dal contrasto tra perdita dei semi (13, 4-7) e frutto abbondante (13, 8). Inoltre una differenza è da notare tra la ricchezza dei particolari con cui viene descritta la perdita dei semi e la forma concisa del frutto abbondante. Ma alla quantità delle esperienze di insuccesso e di delusione rappresentate dalle varie perdite dei semi (lungo la strada... sul terreno roccioso... tra le spine...) si contrappone il grande raccolto che fa dimenticare l’esperienza negativa della perdita. Inoltre, nella parabola c’è una differenza temporale tra la fase d’inizio della semina e quella della fine che coincide con il frutto del raccolto. Se nei vari tentativi della semina il frutto è assente, tale mancanza rimanda al Regno di Dio, al momento in cui ci sarà il grande raccolto. Gesù, il seminatore, semina la parola del regno (13,19) che rende presente la signoria di Dio sul mondo, sugli uomini e che realizza il frutto finale. La parabola ha un tale forza persuasiva da portare l’ascoltatore ad avere fiducia nell'opera di Gesù che, per quanto segnata da insuccessi o delusioni, alla fine avrà un esito di successo.

b) Gesù, in disparte, comunica ai discepoli lo scopo del parlare in parabole (13,10-17):
Dopo il racconto della parabola e prima della sua spiegazione (13,18-23) i discepoli si avvicinano a Gesù (il verbo avvicinarsi esprime il rapporto intimo con Gesù) e gli pongono una domanda esplicita, non vedono per quale motivo Gesù parli in parabole alla folla (v.10: Perché parli a loro in parabole?). La risposta alla loro domanda i discepoli la ricevono al v.13: «...parlo a loro in parabole, perché essi, pur vedendo, non vedono e, pur udendo, non odono né capiscono». É come dire: le folle non percepiscono né comprendono. Gesù non intende forzarle a capire. Infatti finora Gesù ha parlato e agito con chiarezza, ma le folle non hanno compreso; ma, essendo venuta meno la condizione per continuare a esporre il suo messaggio nella sua radicalità - cioè la comprensione - ricorre al linguaggio delle parabole che, essendo più velato potrà stimolare le folle a pensare di più, a riflettere sugli ostacoli che impediscono la loro comprensione dell’insegnamento di Gesù. Sembrano ripetersi le circostanze del tempo di Isaia, quando il popolo era chiuso al messaggio di Dio (Is 6,9-10) e come tale situazione di rifiuto previsto dalla tradizione biblica si ripeta ora nella folla che “vede-ascolta” ma non comprende.
Rispetto alla folla i discepoli hanno una posizione privilegiata (13,11). Gesù lo mostra nella prima parte della risposta quando distingue tra quelli che vengono messi a conoscenza dei del regno e quelli che ne vengono esclusi. La conoscenza dei misteri di Dio – cioè il piano di Dio - è possibile con un intervento di Dio e non con le proprie forze umane. I discepoli vengono presentati come coloro che comprendono la parola di Gesù non perché sono più intelligenti, ma perché è lui stesso a spiegare loro la sua parola.
L’incomprensione delle folle diventa la causa del parlare in parabole: esse non capiscono Gesù, quindi, mettono in evidenza la loro palese incomprensione ostinata o meglio l’incapacità a discernere. I discepoli, al contrario, sono dichiarati come beati perché possono vedere e ascoltare.

c) La spiegazione della parabola (13,18-23):
Gesù, dopo aver espresso i motivi del suo parlare in parabole, illustra la sorte della parola del Regno nei singoli ascoltatori. Sebbene vengano elencati quattro tipi di terreni, due sono le tipologie di ascoltatori che vengono messe a confronto: chi ascolta la Parola e non comprende (13,19) e chi ascolta la Parola e comprende (13, 23). Interessante è notare che Matteo, a differenza di Marco, racconta la storia al singolare. E' l’impegno personale il banco di verifica del vero ascolto e della vera comprensione. La prima categoria di ascoltatori evidenza l’ascolto della Parola (19), ma non la comprende. La comprensione della Parola è qui da intendere non a livello intellettuale, ma sapienziale, è necessario entrare nel suo significato profondo e salvifico. Nella seconda (13, 20-21) la Parola, oltre che a essere ascoltata, è accolta con gioia. Tale accoglienza (mancanza di radici) diventa instabile quando all'entusiasmo dell’inizio segue la discontinuità della scelta, dovuta sicuramente a esperienze di sofferenza e persecuzione, inevitabili in ogni cammino di fedeltà all'ascolto di Dio.
La terza possibilità evoca le preoccupazioni materiali che possono soffocare la Parola (13, 22). Infine, l’esito positivo: il seme perduto nel triplice terreno viene compensato dal risultato fruttuoso. In sintesi vengono evocate nella parabola tre aspetti che segnano l’atto del credere, attivo e perseverante: l’ascoltare, il comprendere e il portare frutto.

Piste meditative per la prassi ecclesiale
- La parabola cosa può dire alla Chiesa oggi? Quale terreno presenta la nostra comunità ecclesiale? E a livello personale quale disponibilità interiore e comprensione manifestiamo davanti all'ascolto della Parola?
- Non è vero che i pericoli segnalati da Gesù ai suoi discepoli circa l’accoglienza della Parola interessano anche noi? Per esempio: l’incostanza di fronte alle difficoltà, la negligenza, la pigrizia, l’ansia per il futuro, le preoccupazioni quotidiane?
- I discepoli sono stati capaci di domandare a Gesù, di interrogarlo sulle loro preoccupazioni e difficoltà. Nel tuo cammino di fedeltà alla Parola di Dio a chi rivolgi i tuoi interrogativi, le tue domande? Dalla qualità delle nostre domande dipendono anche le risposte che Gesù sa comunicarci nel rapporto intimo e personale con lui.
- La figura del seminatore richiama quella della Chiesa nel suo impegno di evangelizzazione: saper comunicare in maniera nuova la figura di Gesù e i valori del vangelo. La Chiesa deve distinguersi per l’autorevolezza del suo insegnamento, per la franchezza del suo dire e per la forza della sua azione. Oggi si necessita di evangelizzatori fiduciosi, solerti e infaticabili. Ogni comunità ecclesiale è sollecitata dalla parabola del seminatore a non svolgere un’azione di selezione circa le persone o contesti sociali dove annunciare il vangelo; è necessario avere larghezza di vedute e dedicarsi anche alle situazioni che sembrano impossibili per comunicare il vangelo. Ogni azione pastorale di evangelizzazione conosce un primo momento di effimero entusiasmo, al quale, però, può seguire una risposta di freddezza e opposizione. I vari tentativi della pastorale, paragonabili al triplice tentativo del seminatore, alla fine sono ricompensati dall'abbondanza del triplice frutto. Certamente la parola di Gesù germoglia e fruttifica in cuori disponibili alla sua azione, ma non bisogna desistere nello scuotere il torpore, l’indecisione e la durezza d’ascolto di molti credenti.

Salmo 64 (65)

Tu visiti la terra e la disseti:
la ricolmi di ricchezze.
Il fiume di Dio è gonfio di acque;
tu fai crescere il frumento
per gli uomini.
Così prepari la terra:
ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle,
la bagni con le piogge
e benedici i suoi germogli.
Coroni l’anno con i tuoi benefici,
al tuo passaggio stilla l’abbondanza.
Stillano i pascoli del deserto
e le colline si cingono di esultanza.
I prati si coprono di greggi,
le valli si ammantano di grano;
tutto canta e grida di gioia.
Lectio Divina tratta dal sito ufficiale dell'Ordine dei Carmelitani: http://ocarm.org/it/lectio-divina


Le immagini dei francobolli, Area Italiana, sono tratte dal sito web: http://www.ibolli.it
mentre quelli Europei e mondiali sono tratti dal sito web: http://colnect.com/it/stamps



Nessun commento:

Posta un commento