martedì 25 marzo 2014

Annunciazione del Signore



SAN MARINO - 1995
Opera di Neri da Rimini
«Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo», 
e Maria rispondendo disse: 
«Ecco la serva del Signore; 
avvenga per me secondo la tua parola». 
E così, compiutasi la pienezza dei tempi, Colui che era prima dei secoli, l’Unigenito Figlio di Dio, per noi uomini e per la nostra salvezza si incarnò nel seno di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo e si è fatto uomo.

La stupenda pagina evangelica dell’annuncio dell’angelo a Maria che sarebbe diventata la Madre del Salvatore, trovò fin dal sec. II una precisa espressione nelle formule del Credo e nell'arte cristiana. 
Solo nel sec. VII in poi il mistero dell’Annunciazione fu celebrato con particolare solennità il 25 marzo, nove mesi prima della nascita del Signore, e giorno in cui – secondo la tradizione di antichi martirologi e di alcuni calendari medievali – sarebbe avvenuta la crocifissione di Gesù.


Dio non è entrato nel mondo con la forza: 
ha voluto «proporsi». 
Il «si» di Maria è la definitiva realizzazione dell’alleanza: in lei è presente tutto il popolo della promessa: l’antico (Israele) e il nuovo (la Chiesa); «il Signore è con lei», cioè Dio è il nostro Dio e noi siamo per sempre il suo popolo.


CITTA' DEL VATICANO - 2005 (foglietto)
Opera di Raffaello

Le letture di questa solennità del Signore ci orientano verso il mistero della Pasqua. Il primo, l’unico «si» del Figlio che facendo il suo ingresso nel mondo ha detto: 
«Ecco, io vengo per fare la tua volontà» 
(Sal 39,8-9; Eb 10,4-10), riceve la risposta del Padre, il quale, dopo l’offerta dolorosa della passione, sigillerà nello Spirito, con la risurrezione di Gesù, la salvezza per tutti nella Chiesa. 


VATICANO - 1988

Anche le orazioni e il prefazio sottolineano il mistero dell’Annunciazione come compimento della promessa e invitano a riviverlo «nella fede». 

VATICANO - 2001
Opera di Weinert

L’Incarnazione è anche il mistero della collaborazione responsabile di Maria alla salvezza ricevuta in dono. 

Ci svela che Dio per salvarci ha scelto il«metodo» di passare attraverso, la creatura: «… e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi… e noi vedemmo la sua gloria». (Gv 1,14).

VATICANO - 1974


Ripetendoci ad ogni messa: «Fate questo in memoria di me», il Signore ci insegna a «dare» anche noi il nostro corpo e il nostro sangue e il nostro sangue ai fratelli. Solo così rendiamo credibile la salvezza di Dio, incarnandola nei piccoli «si» che ogni giorno ripetiamo sull'esempio di Maria (http://www.maranatha.it/).


Le immagini dei francobolli sono tratte dal sito web "http://www.ibolli.it"





VATICANO - 2005
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) compone la Grande Messa in do minore nel 1783, senza completarla. Essa rappresenta l'adempimento di un voto che Mozart aveva fatto a Dio, perché voleva esprimere la sua gratitudine per la guarigione della donna che amava, Costanza, con la quale s'era appena unito in matrimonio. I brani destinati al soprano solista vengono composti pensando alla voce della moglie, che li eseguì. Et incarnatus est è il brano più lungo della messa, un capolavoro assoluto, costruito paradossalmente su pochissime parole, quelle che descrivono il fatto che rivoluziona la storia. Il poeta H. Ghèon così si esprime:" Senza abbandonare lo spirito del mistero, Mozart si innalza verso il canto puro, il canto per il canto, l'intraducibile espressione della bellezza, della purezza, della gioia. Dire quello che lo spirito non può concepire, quello che la lingua non sa articolare." Molti grandi pittori (Martini, Giotto, Antonello da Messina, Leonardo, Lotto, Perugino, Caravaggio, Goya ed altri) hanno cercato di fissare il momento del concepimento di Cristo, quell'istante nel quale il divino ha assunto l'umano nel sì di Maria: in tutti i quadri, quasi per un'ineffabile corrispondenza, nell'espressione del volto della Madonna sembra riecheggiare la sublimità della musica di Mozart.





La casa dell'Annunciazione

VATICANO - 1992
Una tradizione antichissima identifica la casa di Maria, in cui avvenne l'Annunciazione, con la grotta che oggi si trova nella cripta della Basilica dell'Annunciazione a Nazaret.
La casa era costituita da una parte scavata nella roccia (la grotta) e una parte costruita in muratura.
Quest'ultima rimase a Nazaret fino alla fine del XIII secolo, quindi venne trasferita prima a Tersatto (Trsat, Croazia) e dopo a Loreto, nelle Marche, in quanto la rioccupazione della Terrasanta da parte dei musulmani faceva temere per la sua conservazione.
Secondo la tradizione, essa fu miracolosamente portata in volo da alcuni angeli. Dai documenti dell'epoca risulta che in realtà il trasporto, avvenuto per nave tra il 1291 e il 1294, fu opera della famiglia Angeli Comneno, un ramo della famiglia imperiale bizantina. La Santa Casa, come essa è chiamata, si trova tuttora all'interno della Basilica di Loreto, ed è continuamente visitata da numerosi pellegrini.


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