domenica 21 ottobre 2018

XXIX Domenica del tempo ordinario - Anno B


La Lectio Divina è tratta dal libro
"Lectio Divina" (2016), Ed. Vita Carmelitana
P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Commento filatelico dell'Avv.to Francesco Gatto



XXIX Domenica del tempo ordinario
Dal Vangelo secondo Marco (Mc. 10,35-45)

35 E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: “Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo”. 36 Egli disse loro: “Cosa volete che io faccia per voi?”. Gli risposero: 37 ”Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. 38 Gesù disse loro: “Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?”. Gli risposero: “Lo possiamo”. 39 E Gesù disse: “Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete. 40 Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato”. 41 All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. 42 Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: “Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. 43 Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, 44 e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. 45 Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.

Breve esegesi

Il passo evangelico ci fa subito intendere che gli apostoli, in particolare i fratelli Giacomo e Giovanni, ponendosi al seguito di Gesù, attendevano l’avvento del regno messianico. Attratti dall'autorità della sua parola lo hanno seguito, ma con in mente la prospettiva di partecipare al suo regno. La richiesta di sedere alla sua destra e alla sua sinistra significa partecipare alla sua autorità, ponendosi subito dopo lui, non tanto nella gloria della parusia, quanto nel perseguire il suo trionfo. Gesù chiede loro la capacità di immergersi nel battesimo, che secondo la locuzione veterotestamentaria significa entrare al fondo del dolore, che prefigura prove e persecuzioni collegate alla missione apostolica. Alla loro accettazione del battesimo, Cristo prospetta il bere il calice, segno della partecipazione alla sua sofferenza. Tutto è dono del Padre e non patteggiamento con lui. L’indignazione degli altri discepoli che si sentivano scavalcati, trova la risposta di Gesù: “Chi tra voi vuole essere il primo sia il servo di tutti”. Gesù configura il regno messianico nel suo messaggio evangelico, salvifico: dare la propria vita in riscatto per molti e non configurarlo al potere di questo mondo, ma al servizio.

Meditazione pregata

“Vi ho dato l’esempio, perché come ho fatto io facciate anche voi. Il Figlio dell’uomo è venuto
per servire e non per essere servito”. Limpide e chiare le tue parole, Cristo Signore, spesso da noi filtrate e addomesticate. Come i tuoi discepoli anche noi siamo spesso messi in discussione dalla tua parola, per il mondo che ci siamo costruiti, lontani dalla tua Parola. Vogliamo che sia adattata a noi, come i panni che indossiamo; consolatrice e corrispondente alle nostre attese. La tua Parola è da Dio e mette in discussione le scelte fatte lontano da te. L’altalenante Pietro, di fronte al mistero delle tue parole ha esclamato: ”Signore da chi andremo, Tu solo hai parole di vita eterna, e noi abbiamo creduto”. E’ l’autorità e la potenza della tua Parola che suscita la fede in te; tutto dono tuo. Tu non farla venir meno; diversamente l’umano interesse, la mentalità di questo mondo, ci fanno ritrovare in Giacomo e Giovanni che cercavano gloria nella tua sequela: i primi posti nel tuo regno. Come i farisei che sgomitavano nella ricerca dei primi posti. “Vanità delle vanità e tutto è vanità”, ci ammonisce la sapienza che viene dall'alto. Tu insegnaci a camminare per le vie del Vangelo. Un cammino di fede e di amore, intessuto con te, ha fatto Giovanni, che ti ha raggiunto sul calvario, ove gli hai dato in eredità tua madre. Concedi anche a noi questi percorsi di adesione a te; saremo capaci come Giovanni di affrontare la condanna di questo mondo, forti della tua grazia e assistiti dal tuo Santo Spirito. Saremo pronti e gioiosi nel porci al servizio dei fratelli, con la forza del tuo amore in noi, del tuo esempio nel lavare i piedi. Riascolteremo sempre le tue parole: “Vi ho dato l’esempio perché come ho fatto io facciate anche voi”, non accontentandoci della emozionale lavanda dei piedi del Giovedì Santo. E, parafrasando Pietro, sulle tue parole rigetteremo la logica di questo mondo.

Per la vita

Gesù delinea il discepolato, il porsi alla sua sequela. Non è l’assecondare le proprie attese nel porsi al suo seguito, quanto seguirlo nel conformarsi a lui, facendo parte del regno proclamato nel messaggio evangelico. Erano stati attratti dall'autorità della sua chiamata, lo avevano seguito abbandonando il loro mondo, nella prospettiva giudaica del regno messianico. Il loro mondo interiore non si era assimilato a quello del loro maestro e alla sua predicazione. Sono stati ammirati spettatori, per le folle che lo seguivano, per i prodigi che compiva. L’aspettativa di partecipare al potere messianico li ha portati a misurarsi tra loro e prestarsi a chiedere, Giacomo e Giovanni, i primi posti, per partecipare della sua gloria. La risposta di Gesù è il doversi conformare a lui: bere il suo calice, partecipare alla sua sofferenza e partecipare del suo battesimo, quasi a inabissarsi. Alla risposta positiva dei suoi, Gesù dispiega che nel servizio e nel dare la propria vita in conformità a lui vi è la sapienza della sua sequela. Lo capiranno quando scenderà su di loro lo Spirito Santo. Qual è la tua sequela di Cristo e la conformità a lui?

Padre Anastasio Filieri O Carm


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