sabato 4 marzo 2017

Lectio Divina - I Domenica di Quaresima


La Lectio Divina è tratta dal libro
"Lectio Divina(2016), Ed. Vita Carmelitana
P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Commento filatelico dell'Avv.to Francesco Gatto


I Domenica di Quaresima - Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt. 4,1-11)


1 Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. 2 E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. 3 Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: “Se sei Figlio di Dio, di’ che questi sassi diventino pane”. 4 Ma egli rispose: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. 5 Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio 6 e gli disse: “Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede”. 7 Gesù gli rispose: “Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo”. 8 Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: 9 ”Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai”. 10 Ma Gesù gli rispose: “Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto”. 11 Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano.

Breve esegesi 

Lo spirito disceso su Gesù nel battesimo al Giordano lo sospinge nel deserto, il luogo della prova, della tentazione, come per il popolo dell’esodo. Il deserto è anche il luogo, per Cristo Gesù, della preghiera, dell’incontro con il Padre, per cogliere e accettare il suo volere. L’oggetto della tentazione è l’obbedienza al volere del Padre: offrire la sua vita sull'altare della croce, per la redenzione dell’umanità. Non un Messia temporale e trionfatore, secondo le attese di Israele, ma servo del Signore. La prima tentazione, per Cristo Gesù che soffriva la fame, è far diventare pane le pietre, anche per attestarsi con prodigi presso il popolo. Gesù manifesta al tentatore la fedeltà alla volontà del Padre, accogliendo, affermando e contrastando il tentatore con la Parola di Dio. La seconda tentazione prospetta il buttarsi giù dal tempio, con la rassicurante citazione della scrittura. La terza tentazione è nel concedere potere, dominio al Cristo Messia, se rinunciasse alle sue prerogative e accettasse quelle del tentatore, adorandolo. Le tre tentazioni ripropongono quelle cui è stato sottoposto l’antico popolo nel deserto, lungo l’esodo. Il servire degli angeli è in contrapposizione al tentatore e paventa il paradiso terrestre.


Meditazione pregata

Cristo Gesù, nel Giordano sei stato consacrato Messia nella teofania. Il Padre Dio ha proclamato alle folle, assiepate lungo il Giordano, la sua compiacenza verso suo Figlio. Tu hai abbandonato le folle e, sospinto dallo Spirito, ti sei ritirato nel deserto, luogo privilegiato dell’incontro con il Padre. Hai sempre affermato di compiere il suo volere e ora sei provato, come avverrà anche nel Getsemani. Sei provato perché hai assunto la condizione umana, sei provato perché è nel volere del Padre dare la tua vita in riscatto per molti, redimere l’umanità dal peccato, rendendoti vittima sacrificale. Al volere del Padre ti sei reso ubbidiente, come il servo del Signore profetato da Isaia: “Mio servo tu sei, ti ho scelto, non ti ho rigettato”. E come servo sei stato provato nella fedeltà al volere del Padre. Provato dal tentatore, perché ti rivelassi taumaturgo presso il popolo e dominatore degli eventi, attirando l’ammirazione delle folle onde ti distogliessi dal seguire il disegno del Padre. Tu hai rimuginato la sua Parola, che ti ha condotto a rifuggire il tentatore: “Non di solo pane vive l’uomo; ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” e “non tenterai il Signore tuo Dio”. Hai così proclamato lungo tutto Israele la Parola del Regno, essendo all'unisono con la volontà del Padre. Ci hai insegnato a pregare il Padre perché su di noi si compia il suo volere e ancora perché, come per i nostri progenitori, non abbiamo a soccombere alla tentazione. Tu infondici il tuo Santo Spirito, lo stesso che ti ha condotto nel deserto, perché ci dia lo spirito di fortezza, lo stesso che ti ha dato di non piegarti alle lusinghe del tentatore, ma di contrastarlo con il ricorso alla fedeltà nella parola del Padre. La Parola sia nei nostri cuori e nella nostra mente, perché fortifichi il nostro spirito, onde essere nel tuo volere al momento della prova. 

Per la vita 

Cristo Gesù ci ha insegnato a pregare perché non abbiamo a soccombere alla tentazione. Lo spirito è pronto a compiere il volere di Dio, ma la carne, la nostra condizione di umana fragilità, è debole. E’ l’esperienza vissuta da Cristo nel Getsemani, nell’ora della prova. Nella tentazione è messa alla prova la nostra forza morale. Nell’essere radicati e fondati nella Parola, come per Cristo Gesù, c’è l’antidoto alla tentazione. La familiarità con la Parola, il farla risuonare dentro di noi determina la nostra fede e fedeltà a Dio. Farla risuonare, contrapponendola a quanto la carne, la nostra fragilità umana rende piacevole le nostre voglie, e determina quanto spirito di fortezza vi è in noi. Fortezza che è virtù cardinale e dono dello Spirito Santo, che forgia in Cristo l’uomo. Nel far risuonare in noi il Cristo e i suoi detti e fatti ci porta a quella conformazione a lui, che costituisce l’interiore pace che è da Dio e di cui, ci dice Paolo, sorpassa ogni umano sentire. Nella preghiera di contrizione del popolo di Dio, intesa come atto di dolore, nella parte finale, vi è una piccola e grande sintesi assieme, di prudenza e umana sapienza: propongo di fuggire le occasioni prossime del peccato. La fai tua?


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