domenica 16 dicembre 2018

Lectio Divina - III Domenica di Avvento - Anno C (2018)


La Lectio Divina è tratta dal libro
"Lectio Divina" (2016), Ed. Vita Carmelitana
P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Commento filatelico dell'Avv.to Francesco Gatto


IV Domenica di Avvento

Dal Vangelo secondo Luca (Lc. 1,39-45)


39 In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. 40 Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41 Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo 42 ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43 A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? 44 Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. 45 E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore”.

Breve esegesi

E’ il Vangelo della gioia. Sono accomunate, in questa esultanza, Elisabetta che partecipa a Maria il sussulto del nascituro che porta nel grembo e Maria che esplode in un cantico di lode al suo Signore per le meraviglie che ha operato in lei. In Elisabetta e Maria Dio si fa Padre e Madre. La salvezza operata da Dio si serve del grembo materno che lo occupa e lo fa proprio. E’riversata l’essenza di Dio nella condizione umana, materna di Maria. La centralità è nella parola di Dio, in cui Maria ha creduto, ed è proclamata beata da Elisabetta, a differenza del marito Zaccaria che ha reputato impossibile l’avverarsi delle parole dell’angelo. Maria è ritenuta la nuova Eva, perché la nostra progenitrice ha disobbedito alla Parola di Dio, mentre Maria si è fatta serva della Parola. Alla gioia delle cugine e al sussulto di gioia nel grembo del precursore del Signore, Maria esplode in un cantico di lode al suo Signore. Maria non usa parole proprie nell'inneggiare a Dio, ma si serve, estrapolandole dalla sacra scrittura, di vari brani legandoli l’uno all'altro in un cantico di lode. Segno della familiarità di Maria con la rivelazione di Dio. E’ maestra di preghiera perché si rivolge al suo Signore con le stesse sue parole.

Meditazione pregata

“Il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv. 1,14)”. È l’evangelista Giovanni che, nel suo prologo, ci parla della incarnazione di Cristo. È il discepolo che ti prese con sé, o Maria, quando il tuo figlio volle farti madre dei redenti sull'altare della croce. Cristo Gesù è la rivelazione, la parola del Padre che si è umanizzata nelle tue viscere. Verbo umanato è invocato dalla mistica Maddalena de’ Pazzi, di cui ha fatto esperienza divina. Il Verbo, la Parola, ha unito te a tuo figlio, avendolo generato nella carne. Lui è andato di villaggio in villaggio a proclamare la Parola, il Vangelo del Regno e tu, prima ancora, hai detto al tuo Signore di essere l’ancella della sua Parola. La Parola è stata accolta nel tuo seno, generata e poi magnificata nel cantico che hai elevato al Signore. Cantico, uscito dalla tua bocca, ma raccolto dai vari testi biblici di cui hai manifestato familiarità e confidenza. Così ci hai insegnato a non usare parole, ma a far scaturire dalla Parola la nostra invocazione e la nostra lode al Signore Iddio. Tu, discepola e maestra della Parola, insegnaci e ispiraci sempre, come madre, ad avere il vero approccio con essa, ad aprirci, nel dialogo con il Padre, alla tua esemplarità; a non lasciarci andare alle retoriche esaltazioni verso te, a non lasciarci trascinare dal fragile sentimento; ma ad attendere, come figli a madre, a quanto tu, nell'esemplarità della tua vita, ci educhi e ci insegni. Allora saremo figli a te ubbidienti e devoti e mostreremo il vero amore verso te, che ci hai detto di fare tutto quanto Gesù ci dirà. Ti proclameremo nostra madre e sorella, perché guidi il nostro cammino di fedeltà al figlio tuo Gesù.

Per la vita

L’incontro delle cugine Maria ed Elisabetta, mentre è motivato dalla nascita nella carne dei rispettivi figli Gesù e Giovanni, si innesta in una prodigioso disegno di Dio per l’umanità. Si mostra chiaramente da parte delle due donne essere strumenti nelle mani del Signore Dio. Approcci, rapporti e dialoghi sembrano avere una più grande presenza ed espressione divina, come mossi da Dio. Elisabetta riscatta la conduzione del marito verso l’annunzio dell’angelo cui ha creduto impossibile l’avverarsi quanto Dio per suo mezzo gli partecipava. Elisabetta ha affermato:”Beata colei che ha creduto all'adempimento delle parole del Signore”. Maria si presenta come l’esemplare dell’adesione alla Parola del Signore. A lei darà il Padre Iddio di incarnare la Parola di cui ha dato la totale sua disponibilità nell'obbedienza al suo volere. Il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi, è quanto Dio ci ha dato e premiato Maria, compiendo in lei il mistero della incarnazione del Figlio. “Dio ha rovesciato i potenti dai troni ed esaltato gli umili”. E’ il cantico di lode di Maria al Suo Signore nel suo inno di ringraziamento, espresso nell'umiltà: sua l’opera, lei l’umile suo strumento. È tutto questo il cuore del tuo amore per Maria?


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