domenica 25 novembre 2018

Solennità di nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo - Anno B


La Lectio Divina è tratta dal libro
"Lectio Divina" (2016), Ed. Vita Carmelitana
P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Commento filatelico dell'Avv.to Francesco Gatto


XXXIV Domenica del tempo ordinario
Solennità di nostro Signore
Gesù Cristo Re dell’universo
Dal Vangelo secondo Giovanni
(Gv. 18,33b-37)


33 Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: “Tu sei il re dei Giudei?”. 34 Gesù rispose: “Dici questo da te oppure altri te l’hanno detto sul mio conto?”. 35 Pilato rispose: “Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?”. 36 Rispose Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”. 37 Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”.

Breve esegesi

Il vangelo di Giovanni, a differenza dei sinottici che danno spazio al processo svoltosi dinanzi al Sinedrio, si sofferma sul processo svoltosi dinanzi al governatore romano. L’accusa di re dei giudei costituisce il motivo centrale dell’aver condotto Gesù davanti a Ponzio Pilato, perché fosse condannato. Solo il governatore romano aveva il diritto di condannare a morte, facoltà sottratta al potere giudaico. Il Sinedrio aveva giudicato Gesù reo di bestemmia e portato dinanzi a Ponzio Pilato perché si era proclamato re, per una condanna più confacente al potere romano, presentandolo come un rivoluzionario. L’interrogatorio di Pilato riporta l’accusa e gli chiede conto di cosa avesse fatto. Gesù non si auto proclama innocente, ma spiega la natura, le modalità del suo regno. Il suo regno non è di questo mondo. Il suo regno è trascendente, proviene dall'alto e non è costituito dalle ragioni di questo mondo. Lui è stato mandato per costituire un regno di verità. Una virtù, la verità, con cui dovevano riscontrasi Pilato e quanti lo avevano condotto presso il suo tribunale, con una sentenza precostituita. Se è re lo è per diritto divino, non avente potestà giuridica su alcuno. Il suo regno rende l’uomo libero.

Meditazione pregata

“Il regno di Dio è in mezzo a voi”, hai proclamato, Cristo Signore. Tu, inviato dal Padre, hai costituito il Regno, e il Regno di Dio sei Tu. Lo hai fatto presente ai tuoi che ti chiedevano quando avresti costituito il tuo regno, avendolo loro configurato quale regno di questo mondo. Poiché ti sei costituito nostro re, ti chiediamo di far spazio in noi, nella nostra mente, nel nostro cuore, nel nostro spirito, perché abbia ad esprimere la tua signoria su di noi. Il nostro modo di essere, pensare e agire esprima l’appartenenza al Regno che sei venuto a portare. All'inizio della tua missione hai affermato che il Regno di Dio è vicino, perché era prossimo a quanti ti ascoltavano e ti seguivano. Con l’evento pasquale della tua morte e risurrezione hai operato la nostra redenzione e ci hai dato di appartenere al tuo Regno. La nostra appartenenza, il nostro inserimento è avvenuto per grazia battesimale, mediante il crisma che ci ha conformato a te: perché “inseriti in te, sacerdote, re e profeta, siamo membra del tuo corpo”. Quanto avvenuto per tua grazia fa’ che sia da noi accolto, incarnato, testimoniato. Tutto per tua grazia, perché le varie espressioni del regno di questo mondo, in cui siamo immessi, come tentacoli ci sottraggono a te e sono alternativi a te. La liturgia che celebriamo nel proclamarti nostro re ci dispiega i valori del tuo regno: amore, verità, giustizia, pace, santità. È quanto aspira ogni uomo di buona volontà ma, come ci dice la liturgia, senza la tua forza, nulla è nell'uomo. Le beatitudini che Tu hai proclamato, salendo su un monte, sono l’aspirazione di ogni uomo che, con cuore puro e retta coscienza, vuole esprimere la sua dignità di Figlio di Dio. Il tuo Santo Spirito ci ispiri continuamente quanto dei beni celesti hai proclamato, e hai voluto
significassero innesto in te. Amen.

Per la vita

“Il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo”. Questa l’essenza del regno di Cristo: l’immergersi nella storia, per la nostra vita in lui. Le parabole, le beatitudini ci parlano continuamente del regno, espresso nei termini del regno di Dio o regno dei cieli. Papa Benedetto configura il regno a Cristo stesso. In che misura avverti la tua appartenenza al regno? Pilato davanti a Cristo, accusato di aver costituito un suo regno, è dibattuto tra il soddisfare i capi del popolo che hanno condotto Gesù perché sia condannato e la non visione, Lui uomo del potere romano, di un regno, di un potere senza possibilità alcuna di affermarsi o contrapporsi al suo. Ne vede l’utopia, o la trascendenza. Il regno di Cristo Signore implica la non sudditanza a qualsiasi entità che rende schiavo l’uomo, dal peccato ai beni terreni. Sei interiormente libero, per dare spazio al regno di Cristo in te? “Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce”afferma Cristo, quasi ad attestare che il processo è stata una messinscena orchestrata dai capi del popolo e riconosciuta da Ponzio Pilato, tanto da lavarsi le mani per non sentirsi implicato. Quale significato ha per te la festività odierna posta alla fine, a coronamento dell’anno liturgico?


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