domenica 1 luglio 2018

XIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B


La Lectio Divina è tratta dal libro
"Lectio Divina" (2016), Ed. Vita Carmelitana
P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Commento filatelico dell'Avv.to Francesco Gatto


XIII Domenica del Tempo Ordinario
Dal Vangelo secondo Marco (Mc. 5,21-43)

21 Essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. 22 Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo,  gli si gettò ai piedi 23 e lo pregava con insistenza: “La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva”. 24 Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. 25 Ora una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia 26 e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, 27 udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: 28 ”Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita”. 29 E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male. 30 Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: “Chi mi ha toccato il mantello?”. 31 I discepoli gli dissero: “Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?”. 32 Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33 E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34 Gesù rispose: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male”. 35 Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: “Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?”. 36 Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: “Non temere, continua solo ad aver fede!”. 37 E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38 Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. 39 Entrato, disse loro: “Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme”. 40 Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. 41 Presa la mano della bambina, le disse: “Talità kum”, che significa: “Fanciulla, io ti dico, alzati!”. 42 Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43 Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.

Breve esegesi

Gesù arrivato all'altra sponda è inseguito dalla folla, incuriosita dai segni da lui compiuti. Gesù vuole che sia la fede a suscitare i segni della potenza divina in lui. Uno dei capi della sinagoga si prostra ai suoi piedi, segno di riconoscere la sua autorità, ma è anche atteggiamento di implorazione, e lo supplica perché venga nella sua casa a imporre le mani sulla figlia morente e salvarla dalla morte. La sinagoga era composta da un archisinagogo, coadiuvato da un consiglio di altre tre o sette persone. Era uno dei capi. Gesù si avvia verso la casa, attorniato da gran folla. Afferma che la fanciulla dorme e le dice: “Fanciulla io ti dico alzati”. La risuscita. Una donna che aveva emorragie di sangue, di nascosto si avvicina a Gesù e gli tocca il mantello sperando di essere guarita dalla potenza che emanava dal Figlio di Dio. Non si presenta davanti a lui per non sentirsi dichiarata impura e allontanata, come tutte le donne che perdono sangue, anche al momento della mestruazione. Tocca furtivamente il mantello di Gesù ed è guarita immediatamente, come anche Gesù avverte la forza che era uscita da lui e chiede: “Chi mi ha toccato”? La donna si getta ai piedi di Gesù che le dice: “La sua fede ti ha salvata, va in pace”.

Meditazione pregata

Cristo Gesù, l’autorità, la potenza della tua Parola si completa nei segni che Tu fai. Nicodemo venne a incontrarti, affermando che Tu sei da Dio, perché nessuno può fare i segni che Tu fai, se Dio non è con lui. Nicodemo era un capo dei farisei; ora è un capo della sinagoga che si getta ai tuoi piedi per implorarti di andare da lui e guarirgli la figlia morente. Avesse avuto tanta fede l’antico Israele come questo suo capo, non saresti salito sul calvario e non sappiamo quale sarebbe stato il disegno divino. Ti incamminavi verso la casa del capo della sinagoga e una donna malata ha pensato di poter essere guarita, toccandoti solo il mantello. In altri momenti hai affermato di non aver visto tanta fede in Israele, ora invece ne hai riscontrato a sufficienza. Si direbbe giornata felice per la fede dell’antico popolo di Dio. Ti ha riconosciuto come suo salvatore. La fede di questa donna si è manifestata non nel magnetismo della tua veste, bensì nella potenza divina che emanava. Grandezza di queste donne, come la vedova che, avendo messo due spiccioli nel tesoro, aveva donato tutto quanto aveva al tempio del Signore. E la madre tua, da cui sei stato generato, si è dichiarata serva della Parola. Il Padre Iddio ha compiuto in lei grandi cose, perché ha posato lo sguardo sull’umiltà della sua serva. L’umiltà è verità nel porsi davanti a Colui che è. Tu fa’ che la nostra fede abbia il suo fondamento nel riconoscere la signoria del Padre Iddio e la nostra creaturalità; la gratuità della salvezza da te operata sull’altare della croce e l’autorità della tua Parola sulla nostra vita. Non vogliamo misconoscere il chi siamo e il chi sei, anzi ne prendiamo coscienza e come la donna miracolata e il capo della sinagoga confidiamo solo in te. Come la donna, che perdeva sangue, ha visto svanita la speranza nelle cure mediche, ma nell’aver e posto la salvezza nella fede in te, anche noi ti invochiamo come unico nostro salvatore.

Per la vita

“Il Verbo si è fatto carne”ci dispiega il mistero di un Dio che si è rivelato tra noi e di noi ha accettato e condiviso la condizione di umana fragilità. Condivise con Maria, Marta e Lazzaro un rapporto umano di amicizia e di fronte al sepolcro di Lazzaro si commuove e piange, come si commuove nel vedere le folle, sbandate e senza guide, che lo seguono. Si commuove per loro, perché erano come pecore senza pastore. Allo stesso modo fa proprio il dolore del capo della sinagoga per la figlia morente, come per la donna malata, dichiarata impura per le perdite di sangue. Gli umani sentimenti che ha provato in sè, li riversa su questa umanità. Due umanità contrapposte: l’osservante della legge e l’impura. Gesù non fa differenza di persone. Invita a fare esperienza della misericordia del Padre:”Siate misericordiosi come misericordioso è il Padre vostro che è nei cieli”. E’ stato mandato dal Padre a portare a salvezza chi era perduto. In Cristo disceso tra noi, l’uomo non è lasciato solo a se stesso, ma sperimenta la grazia e la forza dello spirito, e la salvezza data a chi crede e spera in lui. E’ l’esperienza della trascendenza in cui la nostra umanità, si immette nella grazia divina. Lo spirito divino è forza trasformante. 


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