domenica 29 aprile 2018

V Domenica di Pasqua


La Lectio Divina è tratta dal libro
"Lectio Divina" (2016), Ed. Vita Carmelitana
P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Commento filatelico dell'Avv.to Francesco Gatto



V Domenica di Pasqua - Anno B
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv. 15,1-8)


1 ”Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. 2 Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3 Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. 4 Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. 5 Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6 Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7 Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. 8 In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.

Breve esegesi


Cristo Gesù sta per lasciare i suoi e si serve della similitudine della vite e dei tralci per configurare l’unione tra lui e i suoi. La vigna è stata configurata da Gesù, come nell'Antico Testamento, al popolo di Dio, alla sua Chiesa. Gesù si identifica con la vite e il Padre è l’agricoltore: “Io sono la vera vite”, identificando la vera vite quella che produce il migliore e il massimo frutto. La simbologia è presa dalla stessa natura. Perché la vite produca molto frutto bisogna che la stessa sia curata con il taglio dei rami improduttivi e delle foglie che assorbono il frutto. Questo lavoro si configura con il Padre. Non è sufficiente una fede teorica, ma un legame intimo di comunione, di amore. La potatura non riguarda i suoi discepoli, perché loro sono già mondi per la Parola ascoltata. La stessa Parola monda e purifica. La Parola ascoltata unisce Cristo ai suoi, di qui l’invito a rimanere in lui. Insistente l’affermazione e l’invito: “Io sono la vite, voi i tralci”. Rimanere nel suo amore per portare frutto. Lo staccarsi si configura al tralcio secco che è gettato nel fuoco. L’adesione alla Parola è la glorificazione del Padre che porta all'unione con Cristo e alla disponibilità del Padre a concedere quanto viene a lui richiesto.

Meditazione pregata

Signore Gesù, ci ami tanto da prendere l’iniziativa per mostrare la tua attenzione, il tuo amore per noi. Anche se noi l’avvertiamo, sei stato Tu a dirci che senza di te non possiamo far nulla. Ti abbiamo condannato ad amarci. Potenza della miseria dell’uomo e potenza dell’amore divino. “Rimanete in me e io in voi”, quasi una preghiera, che rivolgi ai tuoi discepoli e, per loro, a tutti noi. Nell'invito ad amarci come Tu ci hai amato è il vivere l’amore come dono della propria vita. Ai tuoi discepoli, incontrati in Emmaus, hai aperto il cuore all'intelligenza delle scritture. Ti sei intrattenuto con loro e hai dispiegato le scritture, riguardanti la tua risurrezione. E la tua parola è risuonata in loro, nella gioia di ascoltarti. E, aperto loro il cuore alla intelligenza delle Scritture, alla tua Parola, ti hanno pregato di restare con loro. Hanno aggiunto: “Perché si fa sera”. Ed è sera, Signore, quando non ti ascoltiamo, quando non facciamo risuonare nella nostra mente, nel nostro cuore la tua Parola; quando gli eventi della nostra vita non hanno un riscontro nel tuo Vangelo. Come tralci alla vite sperimentiamo, invece, la tua linfa divina quando le tue parole risuonano in noi come musica che dà senso, spessore, pienezza alla vita di comunione e grazia divina. Fa’, Signore, che l’esperienza dell’incontro con i tuoi discepoli in Emmaus sia il nostro sentire quando ascoltiamo la tua Parola, quando prendiamo tra le mani il tuo Vangelo per arricchirci, quando sentiamo il desiderio di leggere una pagina di te che ci parli. Aprici sempre a nuovi orizzonti; fa’ che sappiamo incarnare la tua Parola e trascendere la nostra condizione umana, incontrando te, risorto in noi, nell'adesione alla tua Parola. Allora si che saremo uniti a te come tralci alla vite per succhiare la tua linfa vitale e portare molto frutto.

Per la vita

La similitudine è evocata da Cristo Gesù per configurare il rapporto tra lui e i suoi discepoli, i credenti nel suo nome. Mediante la rinascita da acqua e Spirito Santo e l’unzione crismale siamo stati inseriti in Cristo. Quanto è radicata in te questa grazia e quanto la ravvivi? S. Paolo ammonisce il suo discepolo Timoteo perché risusciti la grazia che gli è stata conferita per la imposizione delle sue mani. Il sacramento del Battesimo e Cresima non ci sono stati dati una volta per sempre e basta, ma negli stessi siamo stati radicati e fondati indelebilmente in Cristo; è grazia di Dio che va ravvivata. In che misura l’immagine della vite di Cristo che si configura con “il mio vivere è Cristo” di Paolo, lo fai tuo? Come si configura, nella quotidianità, la tua vita in Cristo? “Siete già mondi per la Parola ascoltata”. L’impatto con la Parola di per sè monda, purifica e alimenta la fede. E’ un tuo esercizio continuo farla risuonare dentro perché si espliciti nell'impegno ecclesiale, morale, sociale? Hai la stessa familiarità di Maria che si è fatta serva della Parola e per la stessa familiarità con la Parola ha elevato il cantico al suo Signore, componendolo con passi presi dalla scrittura?




Nessun commento:

Posta un commento