IV Domenica di Avvento
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,39-45)
Preghiera
“Il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14)”. È l’evangelista Giovanni che, nel suo prologo, ci parla della incarnazione di Cristo. È il discepolo che ti prese con sé, o Maria, quando il tuo figlio volle farti madre dei redenti sull'altare della croce.
CIPRO 1992 - Visitazione della Vergine Maria ad Elisabetta |
Cristo Gesù è la rivelazione, la parola del Padre che si è umanizzata nelle tue viscere. Verbo umanato è invocato dalla mistica Maddalena de' Pazzi, di cui ha fatto esperienza divina. Il Verbo, la Parola, ha unito te a tuo figlio, avendolo generato nella carne. Lui è andato di villaggio in villaggio a proclamare la Parola, il Vangelo del Regno e tu, prima ancora, hai detto al tuo Signore di essere l’ancella della sua Parola. La Parola è stata accolta nel tuo seno, generata e poi magnificata nel cantico che hai elevato al Signore. Cantico, uscito dalla tua bocca, ma raccolto dai vari testi biblici di cui hai manifestato familiarità e confidenza. Così ci hai insegnato a non usare parole, ma a far scaturire dalla Parola la nostra invocazione e la nostra lode al Signore Iddio. Tu, discepola e maestra della Parola, insegnaci e ispiraci sempre, come madre, ad avere il vero approccio con essa, ad aprirci, nel dialogo con il Padre, alla tua esemplarità; a non lasciarci andare alle retoriche esaltazioni verso te, a non lasciarci trascinare dal fragile sentimento; ma ad attendere, come figli a madre, a quanto tu, nell'esemplarità della tua vita, ci educhi e ci insegni. Allora saremo figli a te ubbidienti e devoti e mostreremo il vero amore verso di te, che ci hai detto di fare tutto quanto Gesù ci dirà. Ti proclameremo nostra madre e sorella, perché guidi il nostro cammino di fedeltà al figlio tuo Gesù. Amen.
La preghiera è tratta dal libro:
Pregare il Vangelo di P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
POSTE VATICANE 1989 - Visitazione Beata Vergine Maria |
Lectio Divina
Domenica, 20 Dicembre, 2015La visita di Maria ad Elisabetta
Dio si rivela nelle cose più semplici
Luca 1,39-45
1. Orazione iniziale
Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e sofferenti. La tua Parola ci orienti, affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre e inviato lo Spirito. Amen.
2. Lettura
a) Chiave di lettura:
ISOLE DI COOK 1973 La Visitazione |
Il testo del vangelo di questa quarta domenica di Avvento non include il cantico di Maria (Lc 1,46-56) e traccia appena la descrizione della visita di Maria ad Elisabetta (Lc 1,39-45). In questo breve commento ci prendiamo la libertà di includere anche il Cantico di Maria, perché aiuta a capire meglio tutta la portata dell’esperienza che le due donne hanno avuto nel momento della visita. Il Cantico rivela che l’esperienza che Maria ebbe nel momento del saluto di Elisabetta l’aiuta a percepire la presenza del mistero di Dio non solo nella persona di Elisabetta, ma anche nella sua vita e nella storia del suo popolo.
Durante la lettura del testo, cerca di essere attento a quanto segue: “Con quali gesti, parole e paragoni, sia Elisabetta che Maria, esprimono la scoperta della presenza di Dio nella loro vita?”
Luca 1,39-40: Maria esce di casa per visitare sua cugina Elisabetta
Luca 1,41: Udendo il saluto di Maria, Elisabetta sperimenta la presenza di Dio
Luca 1,42-44: Saluto di Elisabetta a Maria
Luca 1,45: L’elogio di Elisabetta a Maria
Luca 1,46-56: Il Magnificat, il Cantico di Maria
c) Testo:
GERMANIA 2014 - Van der Weyden |
47 e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
48 perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
49 Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome:
MALI 1975, Ghirlandaio |
si stende su quelli che lo temono.
51 Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
52 ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
53 ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.
54 Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
55 come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».
56 Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
3. Momento di silenzio orante
perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.
4. Alcune domande
per aiutarci nella meditazione e nella orazione.
a) Qual è il punto di questo testo che più ti è piaciuto o che più ti ha colpito? Perché?
b) Quali sono i gesti, le parole, i paragoni che esprimono la scoperta di Elisabetta sulla presenza di Dio nella sua vita ed in quella di Maria?
c) Con quali gesti, parole e paragoni Maria esprime la scoperta che fa della presenza di Dio nella sua vita, nella vita di Elisabetta e nella storia del suo popolo?
d) Qual è la causa di allegria delle due donne?
e) Qual è il simbolo del Vecchio Testamento che viene ricordato ed attualizzato nella descrizione di questa visita?
f) Dove e come l’allegria della presenza di Dio avviene oggi nella mia vita e nella vita della mia famiglia e comunità?
5. Per coloro che desiderano approfondire il tema
a) Contesto di ieri e di oggi:
Nel Vangelo di Matteo, l’infanzia di Gesù è centrata attorno alla persona di Giuseppe, padre putativo di Gesù. E’ attraverso “Giuseppe, sposo di Maria” (Mt 1,16), che Gesù diventa discendente di Davide, capace di compiere le promesse fatte a Davide. Nel Vangelo di Luca, al contrario, l’infanzia di Gesù è centrata attorno alla persona di Maria, “sposa di Giuseppe” (Lc 1,27). Luca non parla molto di Maria, ma ciò che dice è di una grande profondità ed importanza. Presenta Maria come modello di vita delle comunità cristiane. La chiave di questo modo di guardare Maria è la parola di Gesù rispetto a sua madre: “Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 11,28). Nel modo in cui Maria si rapporta alla Parola di Dio, Luca vede l’atteggiamento più corretto da parte della comunità per rapportarsi con la Parola di Dio: accoglierla, incarnarla, approfondirla, ruminarla, farla nascere e crescere, lasciarci plasmare da essa, anche quando non la capiamo o ci fa soffrire. E’ questa la visione cha fa da sfondo ai capitoli 1 e 2 del vangelo di Luca, cha parlano di Maria, la madre di Gesù. Ossia, quando Luca parla di Maria, pensa alle comunità cristiane del suo tempo che vivevano sparse nelle città dell’Impero Romano. Maria è il modello della comunità fedele. E, fedele a questa tradizione biblica, l’ultimo capitolo di “Lumen Gentium” del Vaticano II che parla della Chiesa, rappresenta Maria come modello della Chiesa.
L’episodio della visita di Maria ad Elisabetta indica un altro aspetto tipico di Luca. Tutte le parole e gli atteggiamenti, soprattutto il cantico di Maria, formano una grande celebrazione di lode. Sembra la descrizione di una liturgia solenne.
Così facendo, Luca evoca un duplice ambiente: l’ambiente orante in cui Gesù nasce e cresce in Palestina, e l’ambiente liturgico e celebrativo, in cui le comunità cristiane vivono la loro fede. Insegna a trasformare una visita di Dio in servizio ai fratelli ed alle sorelle.
b) Commento del testo:
Luca 1,39-40: Maria va a visitare Elisabetta
Luca mette l’accento nella prontezza di Maria nel rispondere alle esigenze della Parola di Dio. L’angelo le annuncia che Elisabetta è incinta ed immediatamente Maria si mette in cammino per verificare ciò che l’angelo le ha annunciato. Esce di casa per andare ad aiutare una persona che ha bisogno di aiuto. Da Nazaret fino alle montagne della Giudea i chilometri sono più di 100. Non c’erano né pullman, ne treni. Maria ascolta la Parola e la mette in pratica in modo assai efficiente.
Luca 1,41-44: Il saluto di Elisabetta
Elisabetta rappresenta il Vecchio Testamento che termina. Maria, il Nuovo che inizia. Il Vecchio Testamento accoglie il Nuovo con gratitudine e con fiducia, riconoscendo in esso il dono gratuito di Dio che viene a realizzare ed a completare tutta l’aspettativa della gente. Nell’incontro tra le due donne si manifesta il dono dello Spirito che fa esultare di gioia il bambino nel grembo di Elisabetta.
La Buona Notizia di Dio rivela la sua presenza in una delle cose più comuni della vita umana, cioè, due donne di casa che si fanno visita per aiutarsi. Visita, allegria, gravidanza, figli, aiuto reciproco, casa, famiglia: ed è in questo che Luca vuole che le comunità (e noi tutti) percepiscano e scoprano la presenza del Regno.
Fino ad oggi, le parole di Elisabetta, fanno parte del salmo più conosciuto e più recitato in tutto il mondo, cioè l’Ave Maria.
Luca 1,45: L’elogio di Elisabetta a Maria
"Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore". E’ il messaggio di Luca alle Comunità: credere nella Parola di Dio, che ha la forza di realizzare ciò che ci dice. E’ Parola che crea. Genera vita nuova nel seno di una vergine, nel seno del popolo povero e abbandonato che l’accoglie con fede. Questo elogio che Elisabetta fa a Maria si completa con l’elogio che Gesù fa di sua madre: “Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 11,28).
Luca 1,46-56: Il cantico di Maria
Molto probabilmente, questo cantico era conosciuto e cantato nelle Comunità cristiane. Insegna come si deve pregare e cantare. E’ anche una specie di termometro che rivela il livello di coscienza delle comunità della Grecia per cui Luca scrive il suo vangelo. Fino ad oggi, dai canti che si odono e si cantano nelle comunità è possibile valutare il livello di coscienza delle stesse.
Luca 1,46-50:
Maria inizia proclamando la mutazione avvenuta nella sua vita sotto lo sguardo amoroso di Dio, pieno di misericordia. Per questo, canta felice: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.” Per poter valutare tutta la portata di queste parole molto conosciute, conviene ricordare che si tratta di una ragazza molto giovane, forse di 15 o 16 anni, povera, di un villaggio sconosciuto della Palestina, periferia del mondo, ma con una chiara coscienza della sua condizione e della sua missione, tanto sua come della sua gente. Maria imita il cantico di Anna, madre del profeta Samuele (1Sam 2,1-10).
Luca 1,51-53:
Immediatamente Maria canta la fedeltà di Yavè verso il suo popolo e proclama il cambiamento che il braccio di Yavè stava compiendo a favore dei poveri e degli affamati. L’espressione “braccio di Dio” ricorda la liberazione dell’Esodo. Questa mutazione avviene grazie alla forza salvatrice di Yavè: dispersa i superbi (1,51), rovescia i potenti dai troni ed innalza gli umili (1,52), rimanda a mani vuote i ricchi e ricolma di bene gli affamati (1,53). Qui appare il livello di coscienza dei poveri del tempo di Gesù e delle comunità del tempo di Luca che cantavano questo cantico e probabilmente lo sapevano a memoria. Vale la pena di paragonarlo con i canti che le comunità di oggi cantano nelle chiese. Sarà che abbiamo la stessa coscienza politica e sociale che si manifesta nel Cantico di Maria. Negli anni ’70 del secolo scorso, durante la dittatura militare dei paesi dell’America Latina, in occasione della pasqua militare, questo cantico di Maria è stato censurato perché considerato sovversivo. Fino ad oggi la coscienza di Maria, madre di Gesù, risulta scomoda!
Luca 1,54-55:
Infine ricorda che tutto questo è espressione della misericordia di Dio per il suo popolo e con il suo popolo ed espressione della sua fedeltà alle promesse fatte ad Abramo. La Buona Novella non è una ricompensa per l’osservanza della Legge, ma un’espressione della bontà e della fedeltà di Dio alle sue promesse. E’ ciò che Paolo insegnava nelle lettere ai Galati ed ai Romani.
c) Ampliando le informazioni:
Luca 1 e 2: fine del Vecchio Testamento, inizio del Nuovo Testamento
Nei primi due capitoli di Luca, tutto gira attorno alla nascita di due creature: Giovanni e Gesù. I due capitoli ci fanno sentire il profumo del Vangelo di Luca. In essi l’ambiente è di lode e di tenerezza. Dall’inizio alla fine, si loda e si canta la misericordia di Dio che, finalmente, irrompe per compiere le sue promesse. E le compie a favore dei poveri, degli anawim, di coloro che sanno aspettare la sua venuta: Elisabetta, Zaccaria, Maria, Giuseppe, Simeone, Anna, i pastori, i tre magi.
Il primo ed il secondo capitolo del Vangelo di Luca sono molto conosciuti, ma poco approfonditi. Luca scrive imitando gli scritti del Vecchio Testamento. E’ come se i primi due capitoli del suo vangelo fossero gli ultimi del Vecchio Testamento, aprendo così la porta per la venuta del Nuovo. Questi due capitoli sono la soglia tra il Vecchio ed il Nuovo Testamento. Luca vuole mostrare a Teofilo che le profezie si stanno realizzando. Gesù compie il Vecchio ed inizia il Nuovo.
Questi due capitoli del Vangelo di Luca non sono storia nel senso di come noi oggi intendiamo la storia. Funzionavano molto più come specchio, in cui i destinatari del vangelo, i cristiani convertiti dal paganesimo, scoprivano che Gesù era venuto a compiere le profezie del Vecchio Testamento e a rispondere alle più profonde aspirazioni del cuore umano. Erano anche simbolo di ciò che stava accadendo nelle loro comunità al tempo di Luca. Le comunità venute dal paganesimo nasceranno da comunità di ebrei convertiti. Ma saranno diverse. Il Nuovo non corrisponde del tutto a ciò che il Vecchio immaginava e sperava. Era "segno di contraddizione" (Lc 2,34), causava tensioni ed era fonte di molto dolore. Nell’atteggiamento di Maria, Luca presenta un modello di come reagire e perseverare nel Nuovo.
6. Pregare con il Salmo 27 (26)
Il Signore è mia luce, di chi avrò paura?
Il Signore è mia luce e mia salvezza,
di chi avrò paura?
Il Signore è difesa della mia vita,
di chi avrò timore?
Quando mi assalgono i malvagi
per straziarmi la carne,
sono essi, avversari e nemici,
a inciampare e cadere.
Se contro di me si accampa un esercito,
il mio cuore non teme;
se contro di me divampa la battaglia,
anche allora ho fiducia.
Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per gustare la dolcezza del Signore
ed ammirare il suo santuario.
Egli mi offre un luogo di rifugio
nel giorno della sventura.
Mi nasconde nel segreto della sua dimora,
mi solleva sulla rupe.
E ora rialzo la testa
sui nemici che mi circondano;
immolerò nella sua casa sacrifici d'esultanza,
inni di gioia canterò al Signore.
Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi.
Di te ha detto il mio cuore: «Cercate il suo volto»;
il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.
Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato,
ma il Signore mi ha raccolto.
Mostrami, Signore, la tua via,
guidami sul retto cammino,
a causa dei miei nemici.
Non espormi alla brama dei miei avversari;
contro di me sono insorti falsi testimoni
che spirano violenza.
Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore.
7. Orazione Finale
Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell'unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.
perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.
4. Alcune domande
per aiutarci nella meditazione e nella orazione.
a) Qual è il punto di questo testo che più ti è piaciuto o che più ti ha colpito? Perché?
b) Quali sono i gesti, le parole, i paragoni che esprimono la scoperta di Elisabetta sulla presenza di Dio nella sua vita ed in quella di Maria?
c) Con quali gesti, parole e paragoni Maria esprime la scoperta che fa della presenza di Dio nella sua vita, nella vita di Elisabetta e nella storia del suo popolo?
d) Qual è la causa di allegria delle due donne?
e) Qual è il simbolo del Vecchio Testamento che viene ricordato ed attualizzato nella descrizione di questa visita?
f) Dove e come l’allegria della presenza di Dio avviene oggi nella mia vita e nella vita della mia famiglia e comunità?
5. Per coloro che desiderano approfondire il tema
a) Contesto di ieri e di oggi:
Nel Vangelo di Matteo, l’infanzia di Gesù è centrata attorno alla persona di Giuseppe, padre putativo di Gesù. E’ attraverso “Giuseppe, sposo di Maria” (Mt 1,16), che Gesù diventa discendente di Davide, capace di compiere le promesse fatte a Davide. Nel Vangelo di Luca, al contrario, l’infanzia di Gesù è centrata attorno alla persona di Maria, “sposa di Giuseppe” (Lc 1,27). Luca non parla molto di Maria, ma ciò che dice è di una grande profondità ed importanza. Presenta Maria come modello di vita delle comunità cristiane. La chiave di questo modo di guardare Maria è la parola di Gesù rispetto a sua madre: “Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 11,28). Nel modo in cui Maria si rapporta alla Parola di Dio, Luca vede l’atteggiamento più corretto da parte della comunità per rapportarsi con la Parola di Dio: accoglierla, incarnarla, approfondirla, ruminarla, farla nascere e crescere, lasciarci plasmare da essa, anche quando non la capiamo o ci fa soffrire. E’ questa la visione cha fa da sfondo ai capitoli 1 e 2 del vangelo di Luca, cha parlano di Maria, la madre di Gesù. Ossia, quando Luca parla di Maria, pensa alle comunità cristiane del suo tempo che vivevano sparse nelle città dell’Impero Romano. Maria è il modello della comunità fedele. E, fedele a questa tradizione biblica, l’ultimo capitolo di “Lumen Gentium” del Vaticano II che parla della Chiesa, rappresenta Maria come modello della Chiesa.
L’episodio della visita di Maria ad Elisabetta indica un altro aspetto tipico di Luca. Tutte le parole e gli atteggiamenti, soprattutto il cantico di Maria, formano una grande celebrazione di lode. Sembra la descrizione di una liturgia solenne.
Così facendo, Luca evoca un duplice ambiente: l’ambiente orante in cui Gesù nasce e cresce in Palestina, e l’ambiente liturgico e celebrativo, in cui le comunità cristiane vivono la loro fede. Insegna a trasformare una visita di Dio in servizio ai fratelli ed alle sorelle.
b) Commento del testo:
Luca 1,39-40: Maria va a visitare Elisabetta
Luca mette l’accento nella prontezza di Maria nel rispondere alle esigenze della Parola di Dio. L’angelo le annuncia che Elisabetta è incinta ed immediatamente Maria si mette in cammino per verificare ciò che l’angelo le ha annunciato. Esce di casa per andare ad aiutare una persona che ha bisogno di aiuto. Da Nazaret fino alle montagne della Giudea i chilometri sono più di 100. Non c’erano né pullman, ne treni. Maria ascolta la Parola e la mette in pratica in modo assai efficiente.
Luca 1,41-44: Il saluto di Elisabetta
Elisabetta rappresenta il Vecchio Testamento che termina. Maria, il Nuovo che inizia. Il Vecchio Testamento accoglie il Nuovo con gratitudine e con fiducia, riconoscendo in esso il dono gratuito di Dio che viene a realizzare ed a completare tutta l’aspettativa della gente. Nell’incontro tra le due donne si manifesta il dono dello Spirito che fa esultare di gioia il bambino nel grembo di Elisabetta.
La Buona Notizia di Dio rivela la sua presenza in una delle cose più comuni della vita umana, cioè, due donne di casa che si fanno visita per aiutarsi. Visita, allegria, gravidanza, figli, aiuto reciproco, casa, famiglia: ed è in questo che Luca vuole che le comunità (e noi tutti) percepiscano e scoprano la presenza del Regno.
Fino ad oggi, le parole di Elisabetta, fanno parte del salmo più conosciuto e più recitato in tutto il mondo, cioè l’Ave Maria.
Luca 1,45: L’elogio di Elisabetta a Maria
"Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore". E’ il messaggio di Luca alle Comunità: credere nella Parola di Dio, che ha la forza di realizzare ciò che ci dice. E’ Parola che crea. Genera vita nuova nel seno di una vergine, nel seno del popolo povero e abbandonato che l’accoglie con fede. Questo elogio che Elisabetta fa a Maria si completa con l’elogio che Gesù fa di sua madre: “Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 11,28).
Luca 1,46-56: Il cantico di Maria
Molto probabilmente, questo cantico era conosciuto e cantato nelle Comunità cristiane. Insegna come si deve pregare e cantare. E’ anche una specie di termometro che rivela il livello di coscienza delle comunità della Grecia per cui Luca scrive il suo vangelo. Fino ad oggi, dai canti che si odono e si cantano nelle comunità è possibile valutare il livello di coscienza delle stesse.
Luca 1,46-50:
Maria inizia proclamando la mutazione avvenuta nella sua vita sotto lo sguardo amoroso di Dio, pieno di misericordia. Per questo, canta felice: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.” Per poter valutare tutta la portata di queste parole molto conosciute, conviene ricordare che si tratta di una ragazza molto giovane, forse di 15 o 16 anni, povera, di un villaggio sconosciuto della Palestina, periferia del mondo, ma con una chiara coscienza della sua condizione e della sua missione, tanto sua come della sua gente. Maria imita il cantico di Anna, madre del profeta Samuele (1Sam 2,1-10).
Luca 1,51-53:
Immediatamente Maria canta la fedeltà di Yavè verso il suo popolo e proclama il cambiamento che il braccio di Yavè stava compiendo a favore dei poveri e degli affamati. L’espressione “braccio di Dio” ricorda la liberazione dell’Esodo. Questa mutazione avviene grazie alla forza salvatrice di Yavè: dispersa i superbi (1,51), rovescia i potenti dai troni ed innalza gli umili (1,52), rimanda a mani vuote i ricchi e ricolma di bene gli affamati (1,53). Qui appare il livello di coscienza dei poveri del tempo di Gesù e delle comunità del tempo di Luca che cantavano questo cantico e probabilmente lo sapevano a memoria. Vale la pena di paragonarlo con i canti che le comunità di oggi cantano nelle chiese. Sarà che abbiamo la stessa coscienza politica e sociale che si manifesta nel Cantico di Maria. Negli anni ’70 del secolo scorso, durante la dittatura militare dei paesi dell’America Latina, in occasione della pasqua militare, questo cantico di Maria è stato censurato perché considerato sovversivo. Fino ad oggi la coscienza di Maria, madre di Gesù, risulta scomoda!
Luca 1,54-55:
Infine ricorda che tutto questo è espressione della misericordia di Dio per il suo popolo e con il suo popolo ed espressione della sua fedeltà alle promesse fatte ad Abramo. La Buona Novella non è una ricompensa per l’osservanza della Legge, ma un’espressione della bontà e della fedeltà di Dio alle sue promesse. E’ ciò che Paolo insegnava nelle lettere ai Galati ed ai Romani.
c) Ampliando le informazioni:
Luca 1 e 2: fine del Vecchio Testamento, inizio del Nuovo Testamento
Nei primi due capitoli di Luca, tutto gira attorno alla nascita di due creature: Giovanni e Gesù. I due capitoli ci fanno sentire il profumo del Vangelo di Luca. In essi l’ambiente è di lode e di tenerezza. Dall’inizio alla fine, si loda e si canta la misericordia di Dio che, finalmente, irrompe per compiere le sue promesse. E le compie a favore dei poveri, degli anawim, di coloro che sanno aspettare la sua venuta: Elisabetta, Zaccaria, Maria, Giuseppe, Simeone, Anna, i pastori, i tre magi.
Il primo ed il secondo capitolo del Vangelo di Luca sono molto conosciuti, ma poco approfonditi. Luca scrive imitando gli scritti del Vecchio Testamento. E’ come se i primi due capitoli del suo vangelo fossero gli ultimi del Vecchio Testamento, aprendo così la porta per la venuta del Nuovo. Questi due capitoli sono la soglia tra il Vecchio ed il Nuovo Testamento. Luca vuole mostrare a Teofilo che le profezie si stanno realizzando. Gesù compie il Vecchio ed inizia il Nuovo.
Questi due capitoli del Vangelo di Luca non sono storia nel senso di come noi oggi intendiamo la storia. Funzionavano molto più come specchio, in cui i destinatari del vangelo, i cristiani convertiti dal paganesimo, scoprivano che Gesù era venuto a compiere le profezie del Vecchio Testamento e a rispondere alle più profonde aspirazioni del cuore umano. Erano anche simbolo di ciò che stava accadendo nelle loro comunità al tempo di Luca. Le comunità venute dal paganesimo nasceranno da comunità di ebrei convertiti. Ma saranno diverse. Il Nuovo non corrisponde del tutto a ciò che il Vecchio immaginava e sperava. Era "segno di contraddizione" (Lc 2,34), causava tensioni ed era fonte di molto dolore. Nell’atteggiamento di Maria, Luca presenta un modello di come reagire e perseverare nel Nuovo.
ISRAELE 2000 - Chiesa della Visitazione |
Il Signore è mia luce, di chi avrò paura?
Il Signore è mia luce e mia salvezza,
di chi avrò paura?
Il Signore è difesa della mia vita,
di chi avrò timore?
Quando mi assalgono i malvagi
per straziarmi la carne,
sono essi, avversari e nemici,
a inciampare e cadere.
Se contro di me si accampa un esercito,
il mio cuore non teme;
se contro di me divampa la battaglia,
anche allora ho fiducia.
Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per gustare la dolcezza del Signore
ed ammirare il suo santuario.
Egli mi offre un luogo di rifugio
nel giorno della sventura.
Mi nasconde nel segreto della sua dimora,
mi solleva sulla rupe.
E ora rialzo la testa
sui nemici che mi circondano;
immolerò nella sua casa sacrifici d'esultanza,
inni di gioia canterò al Signore.
Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi.
Di te ha detto il mio cuore: «Cercate il suo volto»;
il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.
Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato,
ma il Signore mi ha raccolto.
Mostrami, Signore, la tua via,
guidami sul retto cammino,
a causa dei miei nemici.
Non espormi alla brama dei miei avversari;
contro di me sono insorti falsi testimoni
che spirano violenza.
Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore.
7. Orazione Finale
Lectio Divina tratta dal sito ufficiale dell'Ordine dei Carmelitani: http://ocarm.org/it/lectio-divina
Nessun commento:
Posta un commento