domenica 25 marzo 2018

Domenica delle Palme


La Lectio Divina è tratta dal libro
"Lectio Divina" (2016), Ed. Vita Carmelitana
P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Commento filatelico dell'Avv.to Francesco Gatto



Domenica delle Palme e settimana della Passione del Signore - Inizio della Passione secondo il Vangelo di Marco
(Mc. 14,1-15,47)

Mancavano intanto due giorni alla Pasqua e agli Azzimi e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di impadronirsi di lui con inganno, per ucciderlo. 2 Dicevano infatti: “Non durante la festa, perché non succeda un tumulto di popolo” 3 Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l’unguento sul suo capo. 4 Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: “Perché tutto questo spreco di olio profumato? 5 Si poteva benissimo vendere quest’olio a più di trecento denari e darli ai poveri!”. Ed erano infuriati contro di lei. 6 Allora Gesù disse: “Lasciatela stare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto verso di me un’opera buona; 7 i poveri infatti li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre. 8 Essa ha fatto ciò ch’era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura. 9 In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto”.10 Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai sommi sacerdoti, per consegnare loro Gesù. 11 Quelli all’udirlo si rallegrarono e promisero di dargli denaro. Ed egli cercava l’occasione opportuna per consegnarlo.12 Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: “Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?”. 13 Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: “Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo 14 e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? 15 Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, già pronta; là preparate per noi”.

Breve esegesi
 
La passione di Gesù è l’estrema forma di incarnazione del Figlio di Dio, perché si assoggetta alle più laceranti forme di sofferenza umana: la pubblica condanna, l’umiliazione,la morte in croce. Estrema forma di solidarietà con la condizione umana. La passione di Cristo secondo Marco è un continuo susseguirsi di quadri che vanno dalle trame dei sommi sacerdoti, alla deposizione dalla croce. Gesù si trova solo, tradito, rinnegato e abbandonato dai suoi: Giuda si vende per denaro e consegna Gesù tradendolo, Pietro rinnega ripetutamente la sua conoscenza, qualche altro discepolo preso per la tunica scappa nudo, mentre altri si rinchiudono nel cenacolo. Non più i pii pellegrini della diaspora convenuti a Gerusalemme per celebrare la Pasqua, che lo acclamano Re e Messia, ma i sudditi dei capi del popolo che gli gridano il “crucifige”. Squallidi personaggi che lo accusano e lo condannano. Mirabile e commovente l’onesto Giuseppe D'Arimatea che, facendo parte del Sinedrio, non dà il suo consenso alla condanna di Gesù e, rischiando la sua posizione religiosa, sociale e politica chiede a Pilato di schiodare Gesù dalla croce. Gesù avrebbe detto di lui:”Ecce vere Israelita in quo dolus non est”.

Meditazione pregata 

Misericordioso Gesù, ti sei incarnato, e questa tua carne, questa tua umanità ha subìto umiliazione e derisione, fino alla morte in croce; ma oggi sei accolto trionfante in Gerusalemme: figlio di Davide, Cristo Messia. Il popolo ti ha riconosciuto Figlio di Dio, quel popolo che sa vedere con occhi semplici e ha sincero il sentire. E’ anche il giorno in cui la liturgia ci prospetta, con il racconto della passione, le trame poste per la tua condanna a morte. Nella Pasqua di liberazione, celebrata con i tuoi, per mezzo del tuo corpo dato e sangue versato in remissione dei nostri peccati, hai prefigurato la tua pasqua di morte e risurrezione e una nuova alleanza aperta a tutte le genti. Ti sei fatto peccato per redimerci dal peccato, quale ostia sacrificale sull’altare della croce o come seme gettato in terra e marcito per produrre frutti di risurrezione, di vita divina in noi. Noi oggi, nella fede, siamo con te, a condividere e solidarizzare con la tua sorte; ma fragili come siamo nella nostra condizione umana, e pieni di buone intenzioni, come Pietro ci saremmo dileguati lungo le nostre strade, fitte di tenebre e configurate al bacio di Giuda. Tu, il misericordioso, hai rivolto il tuo sguardo penetrante su Pietro, che ripetutamente aveva affermato di non conoscerti. In questi tuoi discepoli ritroviamo noi stessi, incapaci di salire il calvario. La pietà umana è stata espressa dalle donne, dalla Veronica che ti ha asciugato il volto sanguinante, dalle donne di Gerusalemme che ti hanno pianto, da Maria di Magdala e dalla madre tua Maria che, silenziosamente, ti ha seguito dalla predicazione del vangelo al Calvario, ove morente, per mezzo di Giovanni, l’hai consegnata madre alla Chiesa, mentre i crocifissori si dividevano le tue vesti e ti schernivano. Hai anche avvertito l’abbandono del Padre. Ultima goccia di dolore per la nostra redenzione. Poi nelle sue mani hai raccomandato il tuo spirito.

Per la vita 

Cristo è condannato a morte, sua l’umiliazione, la sofferenza, l’ignominia della morte in croce. Andare alla radice della volontà di Cristo Gesù, fare la volontà del Padre per la nostra redenzione, per la nostra salvezza è partecipare, essere coinvolti nella sua vicenda, immettersi nel disegno di salvezza dispiegato dal Padre per la nostra salvezza, di cui il Figlio si è fatto servo obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Non credi che la sola liturgia, se non è sufficientemente interiorizzata, ci fa stare ai margini dell’evento pasquale di Cristo? A differenza degli apostoli che per tre anni sono stati al suo seguito, Giuseppe D'Arimatea che dissente la condanna di Gesù nel contesto del sinedrio, di cui ne fa parte diventa l’esemplare di partecipazione alla sorte di Cristo Gesù, in una compartecipazione commossa e totale. Mette in discussione la sua posizione di uomo prestigioso del sinedrio e chiede a Pilato di schiodare Cristo dalla croce, donarlo tra le braccia di Maria, preparare aromi e sudario e deporlo nel sepolcro di sua proprietà. Un personaggio ritenuto sempre marginale, ma è il più partecipativo della sorte di Cristo: era un uomo pio e giusto e attendeva il regno di Dio. E noi sappiamo fare le sue scelte?


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