sabato 23 dicembre 2017

Lectio Divina - IV Domenica di Avvento


La Lectio Divina è tratta dal libro
"Lectio Divina" (2016), Ed. Vita Carmelitana
P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Commento filatelico dell'Avv.to Francesco Gatto


IV domenica di Avvento - Anno B
Dal Vangelo secondo Luca (Lc. 1,26-38)


26 Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzareth, 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28 Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”. 29 A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. 30 L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.34 Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”. 35 Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. 36 Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: 37 nulla è impossibile a Dio”. 38 Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei.

Breve esegesi 

Gabriele è uno degli angeli “principali” del Signore. Nazareth era un paese insignificante, luogo di passaggio per commerci. Maria era promessa sposa a Giuseppe. La promessa durava un anno ed era vincolante. Al termine la sposa si recava in casa dello sposo, si celebrava la festa nuziale e la sposa rimaneva in casa dello sposo. La discendenza di appartenenza della famiglia proveniva dalla tribù dello sposo, Giuseppe. Per questo Gesù è profetizzato come il Figlio di Davide. Il saluto dell’angelo non è quello popolare: shalom, ma è il saluto dell’esultanza messianica. La presenza improvvisa dell’angelo provoca un turbamento in Maria. Gabriele le preannunzia il concepimento e il nome che sarà dato al bambino: Gesù, che significa Dio salva. Quasi un figlio a mezzadria, tra il Padre divino e quello putativo. Al padre, infatti, veniva chiesto il nome da dare, che determinava la paternità. Il misterioso concepimento sarà opera dello Spirito Santo, poiché Maria attesta di non conoscere uomo. Nell’accezione ebraica vuol dire non aver avuto alcun rapporto. Maria si manifesta la serva della Parola del Signore, si affida totalmente a lui, non coinvolgendo Giuseppe, aperta totalmente solo al suo Dio.

Meditazione pregata

“Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente, Santo è il suo nome”. Mentre noi, o Signore, poniamo l’attenzione su Maria e ne intessiamo le lodi, Lei pone lo sguardo su quanto hai in Lei compiuto e rivolge a te il suo canto di lode. Unitivo e profondo il rapporto vissuto con te. Ti amava e l’hai amata. Povera, umile ancella, fattasi tale per accogliere in sé il tuo amore. E Tu le hai riempito il seno del tuo Figlio incarnato, per mezzo del tuo Spirito che l’ha fecondata. Quello Spirito che è amore assoluto, mirabile mistero trinitario di Padre, Figlio e Spirito Santo che intesse un disegno con la sua creatura. E Maria è tutti noi, perché una di noi. In Lei tutti noi siamo nobilitati. Ma Tu, Signore, sei andato oltre, non soltanto hai intessuto un rapporto con la tua creatura, ma per mezzo di lei hai reso creatura tuo Figlio. Amore sponsale tra creatore e creatura. E quest’amore sponsale ci apprestiamo a celebrare con il Santo Natale. Amore che si fa dono nelle spoglie di un bambino, umile e tenera creatura. L’amore di Dio nel Cristo incarnato si piega alle forme della creatura. L’amore divino si fa umile per congiungersi all’amato. E Tu fa’ che non restiamo indifferenti a tanto amore. Manda in noi il tuo Santo Spirito, fattosi amore fecondo in Maria, perché ci dia di corrispondere a tanto amore. Il tuo amore, o Padre Dio, si è rivelato nel seno della vergine Maria, rendendo visibile nella carne il tuo Figlio, generato e offerto sull’altare della croce. Grandi cose hai compiuto in lei, perché hai guardato l’umiltà della tua serva, resa serva della tua parola, del tuo disegno su di lei e su di noi, quale strumento della redenzione operata da suo Figlio, nostra salvezza e gloria del tuo nome. 

Per la vita
 
“Può venire mai nulla di buono da Nazareth”?, dirà Natanaele. I tuoi giudizi sono espressione di un discernimento sapienziale o frutto di emotività, di assorbimento acritico di luoghi comuni? Il Vangelo ci dice che Gesù cresceva in sapienza e bontà, presso Dio e presso gli uomini. Questo ispira il nostro crescere, ci affina alla sua sapienza evangelica per formarci una nostra coscienza evangelica e sapienziale. Per Maria l’umiltà è verità nel porsi davanti a Dio, suo Signore. In Betlemme e Nazareth, luoghi insignificanti agli occhi degli uomini, Dio ha compiuto le sue meraviglie: “Grandi cose ha fatto l’Onnipotente”. Soltanto ammiri l’umiltà e la grandezza di Maria o credi l’essere umili, veri e giusti ti gratifica davanti a Dio? Maria aveva un suo sogno con Giuseppe, interrotto per aderire alla chiamata di Dio. La volontà di Dio quanto conta nella tua vita o vuoi che sia lui a sottomettersi alle tue attese, alle tue richieste? Giuseppe è l’esemplare nel porsi al servizio, al volere di Dio e, nel silenzio, rinunziare alle sue prerogative. I tuoi discernimenti, le tue affermazioni, i tuoi valori sono frutto della tua natura o sono affinati dalla sapienza che è da Dio e che in Gesù, Maria e Giuseppe troviamo gli esemplari?


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