venerdì 29 settembre 2017

Lectio Divina - XXVI Domenica Tempo Ordinario



La Lectio Divina è tratta dal libro
"Lectio Divina" (2016), Ed. Vita Carmelitana
P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Commento filatelico dell'Avv.to Francesco Gatto


XXVI Domenica del Tempo Ordinario - Anno A Dal Vangelo secondo Matteo (Mt. 21,28-32)

28 ”Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: “Figlio, va’ oggi a lavorare nella vigna”. 29 Ed egli rispose: “Sì, signore”; ma non andò. 30 Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. 31 Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?”. Dicono: “L’ultimo”. E Gesù disse loro: “In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32 È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli”.

Breve esegesi 

Le parabole del vangelo di Matteo evidenziano il contrasto e la rottura di Gesù con i capi religiosi di Israele: sommi sacerdoti e farisei che attendono alla liturgia del tempio e all'osservanza della legge. Di costoro Cristo Gesù ebbe a dire che “dicono e non fanno”, facendosi solo maestri del popolo di Dio e non osservanti dello spirito della legge di Dio. Onorano Dio con le labbra, ma il loro cuore è lontano. Costoro sono configurati al Figlio che in parole è obbediente al Padre, ma il suo cuore, l’adesione al volere concreto del Padre, è lontana da lui. Il secondo fratello è configurabile ai pagani, ai lontani da Dio, che rientrati in se stessi e, ascoltata la parola del regno, si sono convertiti, sono entrati nella vigna del Signore, hanno lavorato nella vigna e per la vigna. Configurabili a Maria di Betania che unse i piedi a Gesù, alla Maddalena cui il Signore tolse in lei il dominio degli spiriti, a Giuseppe d'Arimatea, facente parte del Sinedrio che condannò Gesù, ma dopo lo schiodò dalla croce. La parabola si presta alla duplice sintesi: essere davanti a Dio in spirito e verità e con tutta la propria umana fragilità o apparire davanti agli uomini nella falsità del cuore e della mente.

Preghiera 

Cristo Gesù, siamo adusi a vederti rassicurante verso tutti e tutto, lenitivo nelle nostre sofferenze, pronto a soccorrere le nostre fragilità, a perdonare i nostri peccati. E’ il modo con cui ti riduciamo a noi. Eppure Tu hai affermato che sei venuto a portare la guerra, a dividere, per fare chiarezza tra verità e manipolazione, per abbattere formalismi e apparenze ingannatrici. Tu conosci il cuore dell’uomo e vuoi che a te rispondiamo e non all'uomo da ingannare. Ci vuoi trasparenti, puri di cuore, posti sempre dinanzi a te e al tuo Vangelo per renderti ragione nelle relazioni, come nei comportamenti. Ci hai insegnato che il nostro sì deve essere sì, e il no, essere no. Ed hai aggiunto che il resto è dal maligno. Mentre il tuo Vangelo ci attrae e ci fa respirare l’aria del tuo regno, noi siamo immessi in un mondo che va sempre più distaccandosi dalla matrice cristiana. Nuovi bisogni, nuovi interessi, eterne evoluzioni ci inoltrano in realtà, in cui siamo facilmente portati alle mediazioni con questo mondo, finanche a compromessi o, contro il tuo stesso volere, a sottomissioni. A volte ci ritroviamo negli atteggiamenti di coloro cui hai rivolto la parabola dei due figli: improvvido e penitente il primo, compiacente e falso assieme verso il padre il secondo. Dinanzi al potere romano hai affermato, impavido, mentre stavi per essere giudicato, che chiunque è dalla verità ascolta la tua voce. Che forte e prorompente la tua voce, quando dobbiamo rendere ragione di quanto lo Spirito di verità ci suggerisce, e donaci anche quella fortezza che è uno dei sette santi doni dello Spirito Santo, da te promessoci, quale assistente e difensore. Sia sempre lui a proporci le tue vie, a reggere il confronto con il mondo, a riempirci del tuo spirito e rendere ragione della speranza che è in noi. 

Per la vita 

“Il vostro si, sia sì e il vostro no sia no”. Il vangelo del regno ci pone davanti alla verità che è da Dio nei nostri comportamenti, onde rendere ragione a lui e non agli uomini, a differenza del mondo giudaico che attendeva alle formalità comportamentali della legge di Dio. Ricordiamo il “quando fai l’elemosina non suonare la tromba, il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà”. Dio vede e giudica le intenzioni del cuore e ci chiede ragione di quanto operiamo presso gli uomini, solo per la testimonianza del suo nome: ”Perché vedano le vostre buone opere”. Inoltre la parabola ci impegna ad avere il coraggio delle nostre scelte, sapendole motivare. Ci invita a non avere la “restritio mentis”, la riserva mentale con cui affermiamo una cosa, per opportunità o opportunismo, diversa da quanto abbiamo in mente. La parabola ci incita ad avere Dio verità cui rendere ragione ed esserne il riflesso. Questa è una lettura della parabola, perché in modo primario si riferisce all'antico popolo di Dio che non ha voluto lavorare nella vigna del Signore, a differenza dei pagani: “Vi sarà tolto il regno di Dio e dato a un popolo che lo farà fruttificare”.


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