domenica 11 dicembre 2016

Pregare il Vangelo & Lectio Divina


III Domenica di Quaresima - Anno A
Dal Vangelo secondo Giovanni
(Gv 4,5-42)
Preghiera

Ha perenne sete di te, Signore, l’anima di quanti ti hanno incontrato e hanno ascoltato la tua parola. La tua parola penetra l’anima, sconvolge il vissuto di chi ti incontra e dona quella pace che sorpassa l’umano sentire che fa entrare nel soprannaturale, da cui non è facile distaccarsi. Ne ha fatto piena esperienza Maria, la sorella di Marta, che era ai tuoi piedi, totalmente assorta nell'ascoltarti, tanto da dimenticare l’affanno della sorella. Hai affermato che Marta ha scelto la parte migliore, la stessa che ha scelto la Samaritana nel riconoscerti. 

Quest’ultima ha gridato al mondo che sei un profeta, uno che parla in nome di Dio, senza sapere che era con Dio. L’hai pian piano portata a uscire dal suo mondo fatto di intrighi amorosi, di donna che ha il sopravvento sugli uomini, fino a deriderli; donna che disserta con te circa il tempio ove adorare Dio. Man mano le sue resistenze hanno ceduto. Hai affermato che Dio va adorato in spirito e verità e non nel campanile del proprio tempio. All'ultima resistenza le hai svelato la sua condizione amorosa. E lei ha tolto ogni velo di resistenza. Ha riconosciuto di aver incontrato un uomo di Dio, un profeta, uno che è verità e disvela la vita di ogni uomo. Cristo Signore, eri presso il pozzo perché avevi sete, sete di anime da offrire all'adorazione del Padre. Sulla croce hai emesso un grido: “Ho sete”. L’umile suora di Calcutta di questo tuo grido ha fatto un programma di vita, per restituire vita a chi non era più dato di vivere, agli abbandonati a se stessi e senza dignità umana. Agli ultimi raccolti lungo la strada, dietro il tuo grido assetato, ha restituito la dignità dei figli di Dio. E ti ringrazio, Signore, per avermi dato di vedere tutto questo con i miei occhi in quella Calcutta, ridotta a sofferenza disumana. Tu sei venuto tra noi e, a chi ti ha incontrato, hai dato di avere sete di te. 



3° Domenica di Avvento - Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt. 11,2-11)

Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: 3 ” Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro? ”. 4 Gesù rispose: “Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: 5 I ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, 6 e beato colui che non si scandalizza di me”. 7 Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: “Che cosa siete andati a vedere nel deserto ? Una canna sbattuta dal vento ? 8 Che cosa dunque siete andati a vedere ? Un uomo avvolto in morbide vesti ? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re ! 9 E allora, che cosa siete andati a vedere ? Un profeta ? Sì, vi dico, anche più di un profeta. 10 Egli è colui, del quale sta scritto: Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te. 11 In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
 Breve esegesi 
Giovanni è in carcere ad opera di Erode e per volere di Erodiade. Viene a conoscenza della missione e delle opere del Cristo Messia, contraria alle sue aspettative, a quanto aveva preannunziato: giudizio imminente e parole di fuoco per farisei e sette religiose di uomini senza fede. Manda, dal carcere, suoi discepoli per chiedere se fosse lui l’atteso messia o c’era da aspettare un altro. Giovanni evidenzia la sua origine essena, di uomo rigoroso nella fedeltà a Dio. Giovanni aveva annunziato al popolo la venuta di uno più potente di lui, incaricato di realizzare sulla terra l’atteso giudizio di Dio. Giudizio di salvezza per quanti si sarebbero convertiti e di condanna per gli ostinati nel male. Gesù rassicura Giovanni riportando quanto i profeti avevano pronosticato del Cristo Messia: sarebbe venuto a salvare e non a giudicare, annunziando la buona novella agli ultimi. Il dubbio non fa indietreggiare Gesù nel giudizio su Giovanni. Non è una canna sbattuta dal vento, ma un uomo con la schiena dritta e tra i nati da donna non vi è stato alcuno più grande di Giovanni Battista, ma sarebbe stato il più piccolo nel regno dei cieli, di quanti avrebbero usufruito della redenzione operata da Cristo.
Meditazione pregata  
Cristo Gesù, colui che è stato mandato dal Padre per spianare al popolo la tua venuta, mediante un forte annunzio penitenziale, non ha risparmiato, senza alcun timore, invettive a farisei e sadducei, che avevano prestigio e potere presso il popolo, né a Erode, per la condotta di vita immorale che gridava vendetta agli occhi di Dio e del popolo. Giovanni Battista, messo in carcere per essere poi decapitato, figura della tua morte in croce, invia suoi discepoli per chiederti se debba attendere un altro o confermare che sei Tu il Messia da Dio promesso. Giovanni ha amministrato un battesimo penitenziale e inveito con parole di fuoco contro i ladri del rispetto di Dio e del popolo, che osavano assimilarsi a quanti facevano frutti degni di penitenza, lasciandosi battezzare con spirito contrito. Aspettava il fuoco messianico, che avrebbe bruciato ogni falsità ed empietà. Tu, Cristo Signore, hai mandato a dire a Giovanni quanto hai proclamato nella sinagoga di Nazareth, annunziando il giubileo del Signore: sei stato mandato per rimettere in libertà gli oppressi, dare la vista ai ciechi, purificare i lebbrosi, annunziare la buona novella ai poveri e proclamare beato chi non si scandalizza di te. Allo stesso tempo, hai tanto innalzato la sua figura da asserire che non vi è altri più grande di Giovanni Battista; anche se colui che sarà incorporato, mediante il battesimo, alla tua morte e risurrezione con il dono dello Spirito Santo, sarà più grande di lui. Con l‘elogio fatto a lui, presso il popolo, di non essere una canna sbattuta dal vento, ci dai una frustrata a modo del Battista per interrogarci, in vista dell’incontro con te, su quale sia la misura della nostra statura spirituale, morale, umana; quanta bassezza vi è nel nostro modo di essere, pensare, parlare e agire, nel nostro costume e stile di vita e quanto siamo altalenanti ai tuoi occhi. Che siano in noi diritte le tue vie, e per la tua venuta convertici e attiraci a te.
Per la vita

Giovanni è uomo di estrema coerenza. Giudica chi non compie le opere di Dio, smaschera qualsiasi formalismo e doppiezza e l’immoralità di Erode, per cui era in prigione. La sua comunità lo aveva formato alla fedeltà assoluta in Dio, nella fedeltà alle scritture. Uomo di estrema coerenza, attento all'ascolto delle scritture. Cristo Gesù dice di lui al popolo che non hanno visto una canna sbattuta dal vento, ma un uomo di estrema coerenza, senza paura alcuna di fronte ai potenti, come a Erode, di cui denunzia l’immoralità, per la convivenza con la moglie di suo fratello. Ne subisce le conseguenze venendo imprigionato e decapitato. Denunzia la falsità dei farisei e sadducei che vanno da lui per farsi battezzare, solo per attestare presso il popolo di avere la purità formale. Quanto la tua fedeltà alle scritture e la coerenza di fede costituisce una tua forte dirittura morale? Ci rifletti sulla “canna sbattuta dal vento”? Quanto sei capace di adeguarti a tutto e a tutti per avere la compiacenza altrui? Sei aduso a fare il riscontro, nelle varie vicissitudini di vita, con le Scritture a modo di Giovanni, o prescindi da questa fonte ispirante di vita e discernimento morale, esistenziale? 

La preghiera e la Lectio Divina sono tratte dai libri:
"Pregare il Vangelo" e "Lectio Divina" (2016) di P. Anastasio Francesco Filieri O Carm

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