VI Domenica di Pasqua
dal Vangelo secondo Giovanni
(Gv 14,23-29)
(Gv 14,23-29)
Preghiera
Cristo Gesù, ci hai lasciato come testamento l’amore, quello tuo, umano e divino assieme. Hai richiamato lo scriba a identificare l’antica legge nel precetto dell’amore, assommando in esso tutta la varia precettistica mosaica. Il parametro richiamato era l’amore del prossimo, allo stesso modo cui attendiamo ad amare noi stessi. Hai voluto identificare nello straniero, anche odiato straniero o nemico, il nostro prossimo, superando la connotazione giudaica che identificava nel correligionario e connazionale il solo prossimo. Hai voluto, ancora, sradicare il modo parsimonioso con cui egoisticamente amiamo, ponendoci come termine di paragone l’amore con cui Tu ci hai amato, con il dono della vita.
Ma l’amore, come il perdono, frutto di un amore più grande, è possibile solo quale dono tuo e nell'esperienza del tuo amore. Per questo, riempici del tuo Santo Spirito, perché abbia ad insegnarci ogni cosa nella fedeltà a te e al tuo vangelo. Solo Lui può vincere l’egoismo che è in noi. Solo Lui può smorzare in noi il rancore, l’odio che alimenta l’ingiustizia, inferta e patita. Solo Lui può farci ricordare che, inchiodato sulla croce, hai pregato il Padre, perché fossero perdonati i tuoi crocifissori. Per questo, prima di salire al Padre, hai promesso ai tuoi, e per loro a tutti noi, che l’amore con cui il Padre ti ha amato l’avresti riversato in chi accoglie il tuo vangelo e si pone alla tua sequela. E Tu, in uno con il Padre e lo Spirito Santo, fonte di eterno amore, donaci sempre una tua riserva di amore perché, nelle vicende umane, l’amore sia vincente in noi e tra gli uomini. La tua pace, che sorpassa l’umano e mondano sentire, donata nel cenacolo con il soffio dello Spirito, custodisca in te i nostri cuori. Amen.
La preghiera è tratta dal libro:
Pregare il Vangelo di P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Domenica, 1 Maggio, 2016
Lo Spirito Santo ci aiuterà
a comprendere le parole di Gesù
Giovanni 14,23-29
1. Orazione iniziale
Shaddai, Dio della montagna,
che fai della nostra fragile vita
la rupe della tua dimora,
conduci la nostra mente
a percuotere la roccia del deserto,
perché scaturisca acqua alla nostra sete.
La povertà del nostro sentire
ci copra come manto nel buio della notte
e apra il cuore ad attendere l’ eco del Silenzio
finché l’alba,
avvolgendoci della luce del nuovo mattino,
ci porti,
con le ceneri consumate del fuoco dei pastori dell’Assoluto
che hanno per noi vegliato accanto al divino Maestro,
il sapore della santa memoria.
2. LECTIO
Shaddai, Dio della montagna,
che fai della nostra fragile vita
la rupe della tua dimora,
conduci la nostra mente
a percuotere la roccia del deserto,
perché scaturisca acqua alla nostra sete.
La povertà del nostro sentire
ci copra come manto nel buio della notte
e apra il cuore ad attendere l’ eco del Silenzio
finché l’alba,
avvolgendoci della luce del nuovo mattino,
ci porti,
con le ceneri consumate del fuoco dei pastori dell’Assoluto
che hanno per noi vegliato accanto al divino Maestro,
il sapore della santa memoria.
2. LECTIO
a) Il testo:
23 Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24 Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. 25 Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. 26 Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. 27 Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28 Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. 29 Ve l’ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate».
b) Momento di silenzio:
Lasciamo che la voce del Verbo risuoni in noi.
3. MEDITATIO
a) Domande:
- “E noi verremo a lui e prenderemo dimora”: guardando nei nostri accampamenti interiori, troveremo la tenda della shekinah(presenza) di Dio?
- “Chi non mi ama, non osserva le mie parole”: Sono parole svuotate dal nostro non amore le parole di Cristo per noi? Oppure potremo dire di osservarle come guida al nostro cammino?
- “Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto”: Gesù torna al Padre, ma tutto quello che Lui ha detto e fatto resta fra noi. Quando saremo in grado di fare memoria dei prodigi che la grazia divina ha compiuto in noi? Accogliamo la voce dello Spirito che suggerisce nell’intimo il significato di tutto ciò che è avvenuto?
- “Vi do la mia pace: La pace di Cristo è la sua risurrezione”: quando l’inquietudine e la smania del fare che ci allontana dalle sorgenti dell’essere abbandonerà il domicilio della nostra vita? Dio della pace, quando vivremo unicamente di te, pace della nostra attesa?
- “Ve l’ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate”: Prima che avvenga… Gesù ama spiegarci in anticipo cosa avverrà, perché gli eventi non ci trovino impreparati. Ma siamo in grado noi di leggere i segni delle nostre vicende con le parole già udite da Lui?
b) Chiave di lettura:
Prendere dimora. Il cielo non ha luogo migliore che un cuore umano innamorato. Perché in un cuore dilatato i confini si ampliano e ogni barriera di tempo e di spazio si annulla. Vivere nell’amore equivale a vivere in cielo, a vivere in Colui che è amore, e amore eterno.
v. 23. Gli rispose Gesù: Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Alle sorgenti di ogni esperienza spirituale c’è sempre un movimento verso. Da un piccolo passo, si muove poi tutto in armonia. E il passo da compiere è uno solo: Se uno mi ama. Si può davvero amare Gesù? E come visto che il suo volto non è più tra la gente? Amare: cosa significa veramente? Amare in genere per noi equivale a volersi bene, stare insieme, fare delle scelte per costruire un futuro, donarsi… ma amare Gesù non è la stessa cosa. Amare Lui significa fare come ha fatto Lui, non tirarsi indietro di fronte al dolore, alla morte; amare come Lui significa chinarsi ai piedi dei fratelli per rispondere ai loro bisogni vitali; amare come Lui porta molto lontano… ed è in questo amore che la parola diventa pane quotidiano di cui cibarsi e la vita diventa cielo per la presenza del Padre.
v. 24-25. Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Se l’amore non c’è, le conseguenze sono disastrose. Le parole di Gesù si possono osservare solo se c’è amore in cuore, altrimenti restano proposte assurde. Quelle parole non sono di un uomo, nascono dal cuore del Padre che propone a tutti noi di essere come Lui. Non si tratta tanto nella vita di fare delle cose, pur buone che sia. È necessario essere uomini, essere figli, essere immagini simili a Chi non cessa mai di donare tutto Se stesso.
vv. 25-26. Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.Fare memoria è azione dello Spirito: quando nelle nostre giornate il passato scivola via come qualcosa di perennemente perduto e il futuro sta lì quasi minaccioso a toglierti la gioia dell’oggi, solo il Soffio divino in te può condurti a far memoria. Memoria di ciò che è stato detto, di ogni parola uscita dalla bocca di Dio per te, e dimenticata per il fatto che è passato del tempo.
v. 27. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. La pace di Cristo per noi non è assenza di conflitti, serenità di vita, salute… ma pienezza di ogni bene, assenza di turbamento di fronte a ciò che avviene. Il signore non ci assicura il benessere, ma la pienezza della figliolanza in una adesione amorevole ai suoi progetti di bene per noi. La pace la possederemo, quando avremo imparato a fidarci di quello che il Padre sceglie per noi.
v. 28. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ritorna il discorso dell’amore. Se mi amaste, vi rallegrereste. Ma che senso ha questa espressione sulle labbra del Maestro? Potremmo completare la frase e dire: Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre… ma siccome pensate a voi, siete tristi perché io vado via. L’amore dei discepoli è amore di egoismo. Non amano a Gesù perché non pensano a Lui, pensano per sé. Allora l’amore che Gesù richiede, è quest’amore! Un amore capace di gioire perché l’altro sia felice. Un amore capace di non pensare a sé come centro di tutto l’universo, ma come luogo in cui il sentire si fa aperto a dare per poter ricevere: non in contraccambio, ma come “effetto” del dono consegnato.
v. 29. Ve l’ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. Gesù istruisce i suoi perché sa che resteranno confusi e saranno lenti a capire. Le parole dette non si dileguano, restano presenza nel mondo, tesori di comprensione per la fede. Un incontro con l’Assoluto che è da sempre e per sempre a favore dell’uomo.
c) Riflessione:
Amore. Parola magica e antica quanto il mondo, parola familiare che nasce all’orizzonte di ogni uomo nel momento in cui è chiamato all’esistenza. Parola scritta nelle sue fibre umane come origine e fine, come strumento e pace, come pane e dono, come sé, come altri, come Dio. Parola affidata alla storia attraverso la nostra storia di quotidianità. Amore, un patto che da sempre ha un solo nome: uomo. Sì perché l’amore coincide con l’uomo: amore è l’aria che respira, amore è il cibo che gli è dato, amore è il riposo cui si affida, amore è il vincolo che fa di lui una terra di incontro. Quell’amore con cui Dio ha guardato la sua creazione e ha detto: “È cosa molto buona”. E non si è rimangiato l’impegno preso quando l’uomo ha fatto di sé stesso un rifiuto più che un dono, uno schiaffo più che una carezza, una pietra lanciata più che una lacrima raccolta. Ha amato ancora di più con gli occhi e il cuore del Figlio, fino alla fine. Quest’uomo che si è reso fiaccola ardente di peccato il Padre l’ha redento, ancora e unicamente per amore, nel Fuoco dello Spirito.
4. ORATIO
Salmo 37,23-31
Il Signore fa sicuri i passi dell'uomo e segue con amore il suo cammino.
Se cade, non rimane a terra, perché il Signore lo tiene per mano.
Sono stato fanciullo e ora sono vecchio, non ho mai visto il giusto abbandonato
né i suoi figli mendicare il pane.
Egli ha sempre compassione e dà in prestito, per questo la sua stirpe è benedetta.
Sta’ lontano dal male e fa’ il bene, e avrai sempre una casa.
Perché il Signore ama la giustizia e non abbandona i suoi fedeli.
gli empi saranno distrutti per sempre e la loro stirpe sarà sterminata.
I giusti possederanno la terra e la abiteranno per sempre.
La bocca del giusto proclama la sapienza,
e la sua lingua esprime la giustizia;
la legge del suo Dio è nel suo cuore, i suoi passi non vacilleranno.
5. CONTEMPLATIO
Ti vedo, Signore, dimorare nei miei giorni attraverso la tua parola che accompagna i miei momenti più forti, quando il mio amore per te si fa ardito e non mi tiro indietro di fronte a ciò che sento non mi appartiene. Quello Spirito che è come il vento: spira dove vuole e non senti la sua voce, quello Spirito si è fatto spazio in me, e ora posso dirti che è come un caro amico con cui fare memoria. Riandare con il ricordo alle parole dette, agli eventi vissuti, alla presenza percepita strada facendo, fa bene al cuore. Mi sento abitato più in profondità ogni volta che nel silenzio balza alla mente una tua frase, un tuo invito, una tua parola di compassione, un tuo silenzio. Le notti della tua preghiera mi consentono di pregare il Padre e di trovare pace. Signore, tenerezza celata nelle pieghe dei miei gesti, concedimi di far tesoro di tutto ciò che sei: un rotolo spiegato in cui è facile carpire il senso del mio vivere. Che le mie parole siano dimora delle tue parole, che la mia fame sia dimora di te, pane di vita, che il mio dolore sia una tomba vuota e un sudario ripiegato perché tutto ciò che vuoi sia compiuto, fino all'ultimo respiro. Ti amo, Signore, mia roccia.
Lectio Divina tratta dal sito ufficiale dell'Ordine dei Carmelitani: http://ocarm.org/it/lectio-divina
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