domenica 10 aprile 2016

Pregare il Vangelo


III Domenica di Pasqua

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 21,1-19) 
Preghiera

Cristo Gesù, sei risorto da morte e hai delineato a Pietro, ai suoi successori, e a quanti nel tempo opereranno nel tuo nome, il modo di operare nella Chiesa da te istituita: servizio ai fratelli in comunione di amore totale con te. È nel tuo nome che gettiamo le reti, nella direzione da te indicata, per raccogliere adesione alla tua santa chiesa. Le tue vie siano le nostre vie, la tua vita sia la nostra vita. Ci risuoni sempre il tuo monito: “Senza di me non potrete far nulla”. Ci richiami profondamente ad appropriarci di quanto hai fondato nel mistero della tua morte e risurrezione. Siamo pronti, purtroppo, a riportare tutto alle nostre dimensioni; alle nostre personali dimensioni, sia perché vogliamo umanizzare il divino, sia perché il bisogno della personale affermazione e gratificazione ci porta a non intravedere che quanto hai compiuto, e noi compiamo nel tuo nome, è frutto della redenzione da te operata e noi siamo soltanto ministri e servi inutili. 


La nostra ricompensa è l’essere in te, nel tuo volere, nel tuo amore. Non possiamo, come i farisei che si appropriavano della legge di Dio per gestire il potere, appropriarci del ministero sacerdotale e laicale per affermare noi stessi e gloriarci. Ogni preghiera liturgica ci riporta a concludere che per te, per i tuoi meriti, Cristo Signore, abbiamo accesso ad essere ascoltati ed esauditi dal Padre. In modo ossessivo hai richiesto amore a Pietro, cui hai affidato di pascere il gregge. Dona ai tuoi ministri un supplemento d’amore perché esercitino il ministero facendo memoria in loro della lavanda dei piedi ai tuoi apostoli. Non vuoi che nella tua Chiesa ci siano mercenari cui affidare il gregge. Tu, Pastore e Guida, fai risuonare sempre forte la tua voce e soffia con il tuo Santo Spirito, perché non abbiano mai a esserci nella tua Chiesa mercenari o lupi rivestiti da agnello.


La preghiera è tratta dal libro: 

Pregare il Vangelo di P. Anastasio Francesco Filieri O Carm







Lectio Divina
Domenica, 10 Aprile, 2016
L’amore ci fa riconoscere la presenza del Signore
L’invito all’Eucaristia del Risorto
Giovanni 21, 1-19

1. Orazione iniziale

Manda il tuo santo Spirito, o Padre, perché la notte infruttuosa della nostra vita si trasformi nell’alba radiosa in cui riconosciamo il tuo Figlio Gesù presente in mezzo a noi. Aleggi il tuo Spirito sulle acque del nostro mare, come già al principio della creazione e si aprano i nostri cuori all’invito d’amore del Signore, per partecipare al banchetto imbandito del suo Corpo e della sua Parola. Arda in noi, o Padre, il tuo Spirito, perché diventiamo testimoni di Gesù, come Pietro, come Giovanni, come gli altri discepoli e usciamo anche noi, ogni giorno, per la pesca del tuo regno. Amen.

2. La parola che il Signore mi dona oggi

Prima di tutto mi pongo in ascolto leggendo con attenzione e amore questo brano di Giovanni. So che è un brano pasquale, che è una Parola ricca di luce, di presenza, di grazia; so che è il cibo buono preparato per me. Cerco di stare attento, nella lettura, fin da questo primo passaggio, per non perdere niente, per non stare alla superficie. Leggo lentamente, accostando il mio cuore ai personaggi, ai verbi, alle parole che l’evangelista usa; facendo attenzione alle indicazioni dei luoghi, dei tempi. Sono come Lazzaro, che vuole raccogliere ogni briciola della mensa del Signore.

a) Lettura del brano:

1 Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: 2 si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. 3 Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.
4 Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5 Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». 6 Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. 7 Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «E' il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. 8 Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.
9 Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10 Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso or ora». 

11 Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. 12 Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore. 13 Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. 14 Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. 

15 Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16 Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». 17 Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. 18 In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». 19 Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi».


b) Contesto del brano:

Sento il bisogno, adesso, dopo questo primo contatto col brano, di capire meglio il contesto nel quale esso va collocato. Prendo in mano la Bibbia e non mi lascio trascinare dalle prime impressioni superficiali; voglio mettermi a cercare, ad ascoltare. Sono al cap. 21 di Giovanni, praticamente alla fine del Vangelo e ogni fine contiene in sé tutto ciò che l’ha preceduta, che l’ha piano piano formata. Questa pesca sul lago di Tiberiade mi rimanda con forza e chiarezza all’inizio del Vangelo, dove Gesù chiama i primi discepoli, gli stessi che sono ancora presenti qui: Pietro, Giacomo e Giovanni, Natanaele. Il pranzo con Gesù, il pasto col pane e i pesci mi riporta al cap. 6, dove era avvenuta la grande moltiplicazione dei pani, la rivelazione del Pane di Vita. Il colloquio intimo e personale di Gesù con Pietro, la sua triplice domanda: “Mi ami?” mi conduce di nuovo alla notte della Pasqua, dove Pietro aveva rinnegato il Signore per tre volte.

E poi, se guardo appena poco più indietro nel Vangelo, trovo le stupende pagine della resurrezione: la corsa di Maddalena e delle donne al sepolcro nella notte, la scoperta della tomba vuota, la corsa di Pietro e Giovanni, il loro piegarsi sul sepolcro, la loro contemplazione, la loro fede; trovo ancora gli undici chiusi nel cenacolo e l’apparizione di Gesù risorto, il dono dello Spirito, l’assenza e l’incredulità di Tommaso, poi recuperata da una nuova apparizione; ascolto la proclamazione di quella stupenda beatitudine, che è per tutti noi, oggi, chiamati a credere, senza aver visto.

E dopo queste cose giungo anch’io qui, sulle acque di questo mare, in una notte senza pesca, senza niente fra le mani. Ma proprio qui, proprio a questo punto, io sono raggiunto, sono avvolto dalla manifestazione, dalla rivelazione del Signore Gesù. Sono qui, dunque, per riconoscerlo anch’io, per buttarmi in mare e raggiungerlo, per partecipare al suo banchetto, per lasciare scavare dentro dalle sue domande, dalle sue parole, perché, ancora una volta, Lui possa ripetermi: “Seguimi!” e io, finalmente, gli dica il mio “Eccomi!” più pieno, più vero, valido per sempre.

c) Suddivisione del brano:

Mi sono subito accorto che il brano è costituito da due grandi scene, una più bella dell’altra, che trovano il loro punto di divisione, ma anche di congiunzione ai vv. 14-15, dove l’evangelista passa dal rapporto fra Gesù e i discepoli all’incontro intimo di Gesù con Pietro. E’ un percorso fortissimo di avvicinamento al Signore, che è preparato anche per me, che in questo momento mi accosto a questa Parola. Per riuscire ad entrare ancor meglio, cerco di soffermarmi sulle scene e sui passaggi anche minimi che mi si presentano.

v.1: Con la doppia ripetizione del verbo ‘manifestarsi’, Giovanni attira subito la nostra attenzione su un evento grande che sta per compiersi. La potenza della risurrezione di Gesù non ha ancora finito di invadere la vita dei discepoli e quindi della Chiesa; occorre disporsi ad accogliere la luce, la presenza, la salvezza che Cristo ci dona. E come si manifesta ora, in questo brano, così continuerà sempre a manifestarsi nella vita dei credenti. Anche nella nostra.

vv. 2- 3: Pietro e altri sei discepoli escono dal chiuso del cenacolo e si spingono fuori, verso il mare per pescare, ma dopo tutta una notte di fatica, non prendono nulla. E’ il buio, la solitudine, l’incapacità delle forze umane.

vv. 4-8: Finalmente spunta l’alba, torna la luce e compare Gesù ritto sulla riva del mare. Ma i discepoli non lo riconoscono ancora; hanno bisogno di compiere un cammino interiore molto forte. L’iniziativa è del Signore che, con le sue parole, li aiuta a prendere coscienza del loro bisogno, della loro condizione: non hanno nulla da mangiare. Poi li invita a gettare di nuovo la rete; l’obbedienza alla sua Parola compie il miracolo e la pesca è sovrabbondante. Giovanni, il discepolo dell’amore, riconosce il Signore e grida la sua fede agli altri discepoli. Pietro aderisce immediatamente e si butta in mare per raggiungere al più presto il suo Signore e Maestro. Gli altri, invece, si avvicinano trascinando la barca e la rete.

vv. 9-14: La scena si sposta sulla terra ferma, dove Gesù stava aspettando i discepoli. Qui si realizza il banchetto: il pane di Gesù è unito ai pesci dei discepoli, la sua vita e il suo dono diventano tutt’uno col la vita e il dono loro. E’ la forza della Parola che diventa carne, diventa esistenza.

vv. 15-18: Adesso Gesù parla direttamente al cuore di Pietro; è un momento d’amore molto forte, dal quale non posso restare fuori, perché quelle precise parole del Signore sono scritte e ripetute anche per me, oggi. Una reciproca dichiarazione d’amore ribadita per tre volte, capace di superare tutte le infedeltà, le debolezze, i cedimenti. Da adesso comincia una vita nuova, per Pietro e anche per me, se lo voglio.

v. 19: Questo versetto, che chiude il brano, è un po’ particolare, perché presenta un commento dell’evangelista e subito di nuovo lascia risuonare la parola di Gesù per Pietro, parola fortissima e definitiva: “Seguimi!”, alla quale non c’è altra risposta che la vita stessa.

3. Un momento di silenzio orante

A questo punto mi fermo un po’ e raccolgo nel mio cuore tutte le parole che ho letto e ascoltato. Cerco di fare come Maria, che prendeva fra le mani le parole del suo Signore e le metteva a confronto, le soppesava, le lasciava parlare da sole, senza interpretare, cambiare, senza togliere o aggiungere nulla. Faccio silenzio, mi riposo su questo brano, ripercorrendolo col cuore.

4. Alcune domande

Adesso è importante che io mi lasci interpellare da questa parola, che mi lasci scavare dentro, che mi lasci raggiungere. Bisogna che la mia vita sia toccata dalle dita del Signore, come uno strumento che Lui vuole suonare. Non devo tirarmi indietro, nascondermi, fare finta che tutto vada bene, seguendo solo i bei ragionamenti della testa. E’ il cuore che va messo a nudo; è l’anima che deve essere raggiunta nel suo punto più profondo, come dice la lettera agli Ebrei (4, 12).

a) “Uscirono e salirono sulla barca” (v. 3). Sono disposto, anch’io, a compiere questo percorso di conversione? Mi lascio risvegliare dall’invito di Gesù? O preferisco continuare a rimanere nascosto, dietro le mie porte chiuse per paura, come erano i discepoli nel cenacolo? Voglio decidermi a venir fuori, a uscire dietro a Gesù, a lasciarmi da Lui inviare? C’è una barca pronta anche per me, c’è una vocazione d’amore che il Signore mi ha donato; quando mi deciderò a rispondere veramente?

b) “…Ma in quella notte non presero nulla” (ivi). Ho il coraggio di lasciarmi dire dal Signore che in me c’è il vuoto, che è notte, che non ho nulla fra le mani? Ho il coraggio di riconoscermi bisognoso di Lui, della sua presenza? Voglio rivelare a Lui il mio cuore, il più profondo di me stesso, quello che cerco continuamente di negare, di tenere nascosto? Lui sa tutto, mi conosce fino in fondo; vede che non ho nulla da mangiare; però sono io che devo rendermene conto, che devo finalmente arrivare da Lui a mani vuote, magari piangendo, col cuore gonfio di tristezza e angoscia. Se non faccio questo passo, non spunterà mai la vera luce, l’alba del mio giorno nuovo.

c) “Gettate la rete dalla parte destra” (v. 6). Il Signore mi parla anche chiaramente; c’è un momento in cui, grazie a una persona, a un incontro di preghiera, a una Parola ascoltata, io comprendo chiaramente cosa devo fare. Il comando è chiarissimo; bisogna solo ascoltare e obbedire. “Getta dalla parte destra”, mi dice il Signore. Ho il coraggio di fidarmi di Lui, finalmente, o voglio continuare a fare di testa mia, a prendere le mie misure? La mia rete, voglio gettarla a Lui?

d) “Simon Pietro … si gettò in mare” (v. 7). Non so se si possa trovare un versetto più bello di questo. Pietro gettò se stesso, come la vedova al tempio gettò tutto quanto aveva per vivere, come l’indemoniato guarito (Mc 5, 6), come Giairo, come l’emorroissa, come il lebbroso, che si gettarono ai piedi di Gesù, consegnando a Lui la loro vita. O come Gesù stesso, che si gettò a terra e pregava il Padre suo (Mc 14, 35). Adesso è il mio momento. Voglio, anch’io, gettarmi nel mare della misericordia, dell’amore del Padre, voglio consegnare a Lui tutta la mia vita, la mia persona, i miei dolori, le speranze, i desideri, i miei peccati, la mia voglia di ricominciare? Le sue braccia sono pronte ad accogliermi, anzi, sono sicuro: sarà Lui a gettarsi al mio collo, come sta scritto … “Il padre lo vide da lontano, gli corse incontro e si gettò al suo collo e lo baciò”.

e) “Portate dei pesci che avete preso ora” (v. 10). Il Signore mi chiede di unire al suo cibo il mio, alla sua vita la mia. E siccome si tratta di pesci, significa che l’evangelista sta parlando di persone, quelli che il Signore stesso vuole salvare, anche attraverso la mia pesca. Perché per questo Lui mi invia. E alla sua mensa, alla sua festa, Egli aspetta me, ma aspetta anche tutti quei fratelli e quelle sorelle che nel suo amore Egli consegna alla mia vita. Non posso andare da Gesù da solo. Questa Parola, allora, mi chiede se sono disposto ad avvicinarmi al Signore, a sedermi alla sua tavola, a fare Eucaristia con Lui e se sono disposto a spendere la mia vita, le mie forze, per portare con me da Lui tanti fratelli. Devo guardarmi con sincerità nel cuore e scoprire le mie resistenze, le mie chiusure a Lui e agli altri.

f) “Mi ami tu?” (v. 15). Come faccio a rispondere a questa domanda? Chi ha il coraggio di proclamare il suo amore per Dio? Mentre vengono a galla tutte le mie infedeltà, i miei rinnegamenti; perché quello che è successo a Pietro fa parte anche della mia storia. Però non voglio che questa paura mi blocchi e mi faccia indietreggiare; no! Io voglio andare da Gesù, voglio stare con Lui, voglio avvicinarmi e dirgli che, sì, io lo amo, gli voglio bene. Prendo a prestito le parole stesse di Pietro e le faccio mie, me le scrivo sul cuore, le ripeto, le rumino, le faccio respirare e vivere nella mia vita e poi prendo coraggio e le dico davanti al volto di Gesù: “Signore, tu sai tutto; tu sai che io ti amo”. Così come sono, io Lo amo. Grazie, Signore, che mi chiedi l’amore, che mi aspetti, mi desideri; grazie, perché tu gioisci del mio povero amore.

g) “Pasci le mie pecore… Seguimi” (vv. 15. 19). Ecco, il brano termina così e rimane aperto, continua a parlarmi. Questa è la parola che il Signore mi consegna, perché io la realizzi nella mia vita, da oggi in poi. Voglio accogliere la missione che il Signore mi affida; voglio rispondere alla sua chiamata e voglio seguirlo, dove Egli mi condurrà. Ogni giorno, nelle piccole cose.

5. Una chiave di lettura

L’incontro con questa Parola di Gesù ha toccato in profondità il mio cuore, la mia vita e sento che qui non c’è solo la storia di Pietro, di Giovanni e degli altri discepoli, ma c’è anche la mia. Vorrei che quanto è scritto di loro si realizzasse anche per me. In particolare sono attratto dall’esperienza di Pietro, dal suo cammino di conversione così forte: parte dalla caduta, dal rinnegamento e arriva al sì più pieno, più luminoso al Signore Gesù. Voglio che questo accada anche a me. Allora provo, adesso, a ripercorrere questo brano stupendo, stando attento in particolare al cammino di Pietro, ai suoi movimenti, alle sue reazioni. E’ come un battesimo nell’amore.

Pietro è il primo che prende l’iniziativa e annuncia ai suoi fratelli la sua decisione di andare a pescare. Pietro esce verso il mare, che è il mondo, va verso i fratelli, perché sa di essere stato fatto pescatore di uomini (Lc 5, 10); proprio come Gesù, che era uscito dal Padre per venire a piantare la sua tenda in mezzo a noi. E ancora Pietro è il primo a reagire all’annuncio di Giovanni che riconosce Gesù presente sulla riva: si cinge la veste e si butta in mare. Mi sembrano allusioni forti al battesimo, quasi che Pietro voglia definitivamente seppellire il suo passato in quelle acque, così come fa un catecumeno che entra nel fonte battesimale. Pietro si consegna a queste acque purificatrici, si lascia curare: si getta in esse, portando con sé le sue presunzioni, le sue colpe, il peso del rinnegamento, il pianto. Per risalire uomo nuovo all’incontro col suo Signore. Prima di buttarsi, Pietro, si cinge, così come Gesù, prima di lui, si era cinto per lavare i piedi ai discepoli nell’ultima cena. E’ la veste del servo, di colui che si dona ai fratelli e proprio questa veste copre la sua nudità. E’ la veste del Signore stesso, che lo avvolge nel suo amore e nel suo perdono. Grazie a questo amore Pietro potrà risalire dal mare, potrà risorgere, ricominciare. Anche di Gesù è detto che risalì dall’acqua, dopo il suo battesimo; lo stesso verbo, la stessa esperienza accomuna il Maestro e il discepolo. Pietro è ormai un uomo nuovo! Per questo potrà affermare per tre volte di amare il Signore. Anche se rimane aperta in lui la ferita del suo triplice rinnegamento, questa non è l’ultima parola; ma proprio qui Pietro conosce il perdono del Signore e conosce la debolezza, che gli si rivela come il luogo di un amore più grande. Pietro riceve amore, un amore che va ben al di là del suo tradimento, della sua caduta: un di più d’amore che lo rende capace di servire i fratelli, di portarli ai pascoli verdeggianti del Signore Gesù. Non solo, ma in questo servizio d’amore, Pietro diventerà come il Pastore bello, come Gesù stesso; anche lui, infatti, darà la vita per il gregge, tenderà le mani nella crocifissione, come affermano le fonti storiche. Crocifisso a testa in giù, Pietro sarà completamente capovolto, ma nel mistero d’amore egli così si raddrizzerà veramente e porterà a compimento quel battesimo iniziato nel momento in cui si era gettato in mare conto della veste. Pietro diventa, allora l’agnello che segue il Pastore fino al martirio.

6. Un momento di preghiera

Concludo questa esperienza con la Parola del Signore attraverso la preghiera di un salmo, che mi aiuti a fare memoria di quanto ho ascoltato e ruminato e mi accompagni, mentre ritorno alle mie occupazioni quotidiane, per continuare ad amare.

Salmo 22

Ha sete di te, Signore, l’anima mia.
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome.

Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male,
perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni.

7. Preghiera finale

Grazie, o Padre, per avermi accompagnato al di là della notte, verso l’alba nuova dove mi è venuto incontro il tuo Figlio Gesù. Grazie per avere aperto il mio cuore all’accoglienza della Parola e avere operato il prodigio di una pesca sovrabbondante nella mia vita. Grazie per il battesimo nelle acque della misericordia e dell’amore, per il banchetto sulla riva del mare. Grazie per i fratelli e le sorelle che sempre siedono con me attorno alla mensa del Signore Gesù, offerto per noi. E grazie perché non ti stanchi di avvicinarti alla nostra vita e di mettere a nudo il nostro cuore, Tu che solo lo puoi veramente guarire. Grazie, infine, per la chiamata che anche oggi il Signore mi ha rivolto, dicendomi: “Tu, seguimi!”. O, infinito Amore, io voglio venire con Te, voglio portarti ai miei fratelli!

Lectio Divina tratta dal sito ufficiale dell'Ordine dei Carmelitani: http://ocarm.org/it/lectio-divina

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