domenica 25 ottobre 2015

Pregare il Vangelo


OLANDA 1956 - Cieco di Rembrandt

30° Domenica del tempo ordinario
dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,46-52) 
Preghiera

Con tutta la forza e con tutta l’anima il cieco ti ha gridato di aver pietà della sua condizione, Cristo Signore. Ma prima ancora di impetrare la tua misericordia su di lui, ha gridato la grande fede in te, proclamandoti Figlio di Davide. È l’affermazione che ti riconosce Cristo Messia, inviato dal Padre per la salvezza del suo popolo. Tu ti incamminavi verso Gerusalemme, sapendo di manifestare in prospettiva la tua gloria nell'essere innalzato sulla croce. E mentre i tuoi discepoli volevano spartirsi i panni del tuo regno e della tua gloria, contrapponendosi tra loro per chi dovesse ottenere i primi posti, è stato un cieco, zittito da quanti ti seguivano, a gridare la fede in te e riconoscerti con gli occhi della fede, che Tu hai materialmente aperto alla vista. 

Francia 1961 - Ciechi
Nella visione mondana delle vicende della nostra vita Tu ci fai scoprire sempre orizzonti nuovi, aperti dal tuo Vangelo che sei andato a proclamare di villaggio in villaggio, sanando l’uomo nel corpo e nello spirito. Nella sinagoga di Nazareth hai proclamato l’anno del Signore, il giubileo. Hai affermato che sei stato mandato a dare la vista ai ciechi e quando Giovanni ti ha mandato una delegazione di suoi discepoli a chiederti se fossi Tu il messia o dovesse attendere un altro, hai mandato a dire che i ciechi vedono, gli storpi camminano, i sordi odono. Il cieco di Gerico, più ancora di Giovanni, ti ha riconosciuto Messia. Guarendolo dalla cecità, gli hai usato la misericordia messianica. Giovanni non aveva creduto alla tenerezza divina, ma al giudizio sull’uomo. Per questo hai affermato che tra i nati da donna non vi è stato uno più grande di Giovanni Battista; ma il più piccolo del regno dei cieli è più grande di lui. La tua redenzione, la tua grazia ci fa adulti nel Regno di Dio.

La preghiera è tratta dal libro: 
Pregare il Vangelo di P. Anastasio Francesco Filieri O Carm




Lectio Divina
Domenica, 25 Ottobre, 2015
Gesù cura Bartimèo, il cieco di Gerico
Colui che è cieco, veda! 

Chi ha occhi non si lasci ingannare!
Marco 10,46-52


1. Orazione iniziale

Signore Gesù, invia il tuo Spirito, perché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con il quale l'hai letta Tu per i discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e della tua morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione.
Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e sofferenti. La tua Parola ci orienti, affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre e inviato lo Spirito. Amen.

2. Lettura

a) Chiave di lettura:

Il Vangelo di questa domenica descrive l’episodio della guarigione del cieco Bartimèo di Gerico (Mc 10,46-52), che racchiude una lunga istruzione di Gesù per i suoi discepoli (Mc 8,22 a 10,52). All’inizio di questa istruzione, Marco colloca la guarigione del cieco anonimo (Mc 8,22-26). Ora, alla fine, comunica la guarigione del cieco di Gerico. Come vedremo, le due guarigioni sono il simbolo di ciò che succedeva tra Gesù ed i discepoli. Indicano il processo e l’obiettivo del lento apprendimento dei discepoli. Descrivono il punto di partenza (il cieco anonimo) ed il punto di arrivo (Bartimèo) dell’istruzione di Gesù ai discepoli ed a tutti noi.

Nel corso della lettura cercheremo di prestare attenzione agli atteggiamenti di Gesù, del cieco Bartimèo e della gente di Gerico, ed in tutto ciò che uno di loro dice e fa. Mentre leggi e mediti il testo, pensa come se tu stesso stessi guardando in uno specchio. In chi si rispecchia il tuo volto: in Gesù, nel cieco Bartimèo, nella gente?

b) Una divisione del testo per aiutarne la lettura:

Marco 10,46: Descrizione del contesto dell’episodio
Marco 10,47: Il grido del povero
Marco 10,48: Reazione della gente dinanzi al grido del povero
Marco 10,49-50: Reazione di Gesù dinanzi al grido del povero
Marco 10,51-52: Conversazione di Gesù con il cieco e sua guarigione

c) Il testo:

BELGIO 1975 - Ciechi di Bruegel
46 E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47 Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». 48 Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
49 Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!» E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!» 50 Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51 Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?» E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!» 52 E Gesù gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.


3. Momento di silenzio orante

perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.

4. Alcune domande
per aiutarci nella meditazione e nella orazione.

a) Qual’è il punto del testo che più ti è piaciuto? Perché?
b) Qual’è l’atteggiamento di Gesù: cosa dice e cosa fa?
c) Qual’è l’atteggiamento della gente di Gerico: cosa dicono e fanno?
d) Qual’è l’atteggiamento del cieco Bartimèo: cosa dice e fa?
e) Qual’é per noi la lezione della guarigione del cieco Bartimèo?

5. Per coloro che desiderano approfondire il tema

a) Contesto della lunga istruzione di Gesù ai discepoli:

La guarigione del cieco anonimo, all’inizio dell’istruzione, è compiuta in due momenti (Mc 8,22-26). Nel primo momento, il cieco comincia a intuire le cose, ma solo a metà. Vede le persone come se fossero alberi (Mc 8,24). Nel secondo momento, nel secondo tentativo comincia a capire bene. I discepoli erano come il cieco anonimo: accettavano Gesù come Messia, ma non accettavano la croce (Mc 8,31-33). Erano persone che scambiavano le persone per alberi. Non avevano una fede forte in Gesù. Continuavano ad essere ciechi! Quando Gesù insisteva nel servizio e nel dono (Mc 8,31;34; 9,31; 10,33-34), loro insistevano tra di essi su chi era il più importante (Mc 9,34), e continuavano a chiedere i primi posti nel Regno, uno alla destra e l’altro alla sinistra del trono (Mc 10,35-37). Segno questo che l’ideologia dominante dell’epoca era penetrata profondamente nella loro mentalità. Il vissuto di vari anni con Gesù, non aveva ancora rinnovato il loro modo di vedere le cose e le persone. Loro guardavano Gesù con lo sguardo del passato. Volevano che fosse come colui che si immaginavano: un messia glorioso (Mc 8,32). Ma l’obiettivo dell’istruzione di Gesù è che i suoi discepoli siano come il cieco Bartimèo che accetta Gesù come è. Bartimèo ha una fede forte che lo fa intuire, fede che Pietro non ha ancora. E così Bartimèo diventa il modello sia per i discepoli del tempo di Gesù, sia per le comunità del tempo di Marco e per tutti noi.

b) Commento del testo:

Marco 10,46-47: Descrizione del contesto dell’episodio: Il grido del povero
Finalmente, dopo una lunga camminata, Gesù ed i discepoli giungono a Gerico, ultima fermata prima di salire a Gerusalemme. Il cieco Bartimèo è seduto sul ciglio della strada. Non può partecipare alla processione che accompagna Gesù. E’ cieco, non vede nulla. Ma grida, invocando l’aiuto del Signore: “Figlio di Davide! Abbi pietà di me!” L’espressione “Figlio di Davide” era il titolo più comune che la gente dava al Messia (Mt 21,9; cf Mc 11,10). Ma questo titolo non piaceva molto a Gesù. Lui giunse a criticare e questionare l’abitudine dei dottori della legge che insegnavano alla gente dicendo il Messia è il figlio di Davide (Mc 12,35-37).

Marco 10,48: Reazione della gente dinanzi al grido del povero
Il grido del povero è scomodo, non piace. Coloro che vanno in processione con Gesù cercano di farlo stare zitto. Ma “lui gridava ancora più forte!” Fino ad oggi il grido del povero è scomodo. Oggi sono milioni coloro che gridano: migranti, carcerati, affamati, malati, emarginati, oppressi, gente senza lavoro, senza stipendio, senza casa, senza tetto, senza terra, che non riceveranno mai un segno di amore! Grida silenziate, che entrano nelle case, nelle chiese, nelle città, nell’organizzazione mondiale. Le ascolta solo colui che apre gli occhi per osservare ciò che succede nel mondo. Ma molti sono coloro che hanno smesso di ascoltare. Si sono già abituati. Altri tentano di silenziare le grida, come fu fatto con il cieco di Gerico. Ma non riescono a silenziare le grida del povero. Dio lo ascolta (Ex 2,23-24; 3,7). E Dio ci avverte dicendo: “Non maltratterai la vedova o l’orfano. Se tu lo maltratti quando invocherà da me l’aiuto, io ascolterò il suo grido!” (Ex 22,21).

Marco 10,49-50: Reazione di Gesù dinanzi al grido del povero
E Gesù, cosa fa? Dio, come ascolta il grido? Gesù si ferma e ordina di chiamare il cieco. Coloro che volevano farlo tacere, silenziare il grido scomodo del povero, ora, a richiesta di Gesù, si vedono obbligati a fare in modo che il povero giunga fino a Gesù. Bartimèo lascia tutto e va verso Gesù. Non possiede molto, appena un mantello. E’ ciò che ha per coprire il suo corpo (cf. Ex 22,25-26). E’ la sua sicurezza, la sua terra ferma!

Marco 10,51-52: Conversazione di Gesù con il cieco e la sua guarigione
Gesù chiede: “Che vuoi che io ti faccia?” Non basta gridare. Bisogna sapere per cosa si grida! Lui risponde: “Maestro! Che io riabbia la vista!” Bartimèo aveva invocato Gesù con espressioni non del tutto corrette, purché, come abbiamo visto, il titolo di “Figlio di Davide” non piaceva molto a Gesù (Mc 12,35-37). Ma Bartimèo ha più fede in Gesù che nelle idee e nei titoli su Gesù. Non così il resto. Non vedono le esigenze, come Pietro (Mc 8,32). Bartimèo sa dare la sua vita accettando Gesù senza imporre condizioni. Gesù gli dice: “Va! La tua fede ti ha salvato!” Al momento stesso il cieco recupera la vista”. Lascia tutto e segue Gesù (Mc 10,52). La sua guarigione è frutto della sua fede in Gesù (Mc 10,46-52). Curato, Bartimèo segue Gesù e sale con lui verso Gerusalemme, verso il Calvario! Diventa il discepolo modello per Pietro e per noi tutti: credere più in Gesù che nelle nostre idee su Gesù!

c) Ampliando le informazioni:

Il contesto della salita verso Gerusalemme

Gesù ed i discepoli sono in cammino verso Gerusalemme (Mc 10,32). Gesù li precede. Ha fretta. Sa che lo uccideranno. Il profeta Isaia lo aveva annunciato (Is 50,4-6; 53,1-10). La sua morte non è il frutto di un destino cieco o di un piano già prestabilito, ma è la conseguenza di un impegno assunto, di una missione ricevuta dal Padre insieme agli esclusi del suo tempo. Per tre volte, Gesù allerta i discepoli sulla tortura e la morte, che lo attendono a Gerusalemme (Mc 8,31; 9,31; 10,33). Il discepolo deve seguire il maestro, anche se è per soffrire con lui (Mc 8,34-35). I discepoli sono spaventati e lo accompagnano con paura (Mc 9,32). Non capiscono ciò che sta succedendo. La sofferenza non andava d’accordo con l’idea che loro avevano del messia (Mc 8,32-33; Mt 16,22). Ed alcuni non solo non capivano, ma continuavano ad avere anche ambizioni personali. Giacomo e Giovanni chiedono un posto nella gloria del Regno, uno alla destra e l’altro alla sinistra di Gesù (Mc 10,35-37). Vogliono precedere Pietro! Non capiscono la proposta di Gesù. Sono preoccupati solo dei propri interessi. Ciò rispecchia le dispute e le tensioni esistenti nelle comunità, al tempo di Marco, e che esistono tuttora nelle nostre comunità. Gesù reagisce con decisione: “Cosa state chiedendo!” (Mc 10,38) E domanda se sono capaci di bere il calice che lui, Gesù, berrà, e se sono disposti a ricevere il battesimo che lui riceverà. E’ il calice della sofferenza, il battesimo di sangue! Gesù vuole sapere se loro, invece di un posto d’onore, accettano dare la vita fino alla morte. Loro due rispondono: “Lo possiamo!” (Mc 8,39) Sembra una risposta detta solo con le labbra, perché pochi giorni dopo, abbandonano Gesù e lo lasciano solo nell’ora della sofferenza (Mc 14,50). Loro non hanno molta coscienza critica, non percepiscono la sua realtà personale. Nella sua istruzione ai discepoli, Gesù insiste sull’esercizio del potere (cf. Mc 9,33-35). In quel tempo, coloro che detenevano il potere non facevano attenzione alla gente. Agivano secondo le loro idee (cf. Mc 6,17-29). L’impero romano controllava il mondo e lo manteneva sottomesso con la forza delle armi e così, attraverso i tributi, le tasse e le imposte, riusciva a concentrare la ricchezza del popolo nelle mani di pochi a Roma. La società era caratterizzata dall’esercizio repressivo ed abusivo del potere. Gesù ha un’altra proposta. Dice: “Tra di voi non deve essere così! Chi vuole essere grande tra di voi si farà vostro servitore!” (Mc 10,43). Insegna ad andare contro i privilegi e le rivalità. Sovverte il sistema ed insiste nel servizio, rimedio contro l’ambizione personale. In definitiva, presenta la testimonianza della sua propria vita: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mc 10,45).

La fede è una forza che trasforma le persone

La Buona Novella del Regno annunciata da Gesù è come un fertilizzante. Fa crescere il seme della vita nascosta nelle persone, nella gente, nascosta come fuoco sotto le ceneri dell’osservanza, senza vita. Gesù soffia sulla cenere ed il fuoco si accende, il Regno viene svelato e la gente si rallegra. La condizione è sempre la stessa: credere in Gesù.

Ma quando il timore si impossessa della persona, allora scompare la fede e la speranza si spegne. Nell’ora della tormenta, Gesù rimprovera ai discepoli la mancanza di fede (Mc 4,40). Non credono, perché hanno paura (Mc 4,41). Per mancanza di fede tra gli abitanti di Nazaret, Gesù non può compiere nessun miracolo (Mc 6,6). Quella gente non volle credere, perché Gesù non era come loro pensavano che fosse (Mc 6,2-3). E’ proprio la mancanza di fede ciò che impedisce ai discepoli di scacciare “lo spirito muto” che maltratta un bambino malato (Mc 9,17). Gesù li critica: “O generazione incredula!” (Mc 9,19). Ed indica il cammino per rianimare la fede: “Questa specie di demoni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera” (Mc 9,29).

Gesù stimolava le persone ad avere fede in lui e di conseguenza creava fiducia negli altri (Mc 5,34.36; 7,25-29; 9,23-29; 10,52; 12,34.41-44). Lungo le pagine del vangelo di Marco, la fede in Gesù e nella sua parola appare come una forza che trasforma le persone. Fa ricevere il perdono dei peccati (Mc 2,5), affronta e vince la tormenta (Mc 4,40), fa rinascere le persone ed aziona in loro il potere di curarsi e di purificarsi (Mc 5,34). La fede ottiene la vittoria sulla morte, poiché la bambina di dodici anni risuscita grazie alla fede di Giairo, suo padre, nella parola di Gesù (Mc 5,36). La fede fa saltare di nuovo il cieco Bartimèo: “La tua fede ti ha salvato!” (Mc 10,52) Se tu dici alla montagna: “Levati e gettati nel mare”, la montagna cadrà nel mare, ma non bisogna dubitare nel proprio cuore (Mc 11,23-24). “Perché tutto è possibile per colui che ha fede!” (Mc 9,23). “Abbiate fede in Dio!” (Mc 11,22). Grazie alle sue parole ed alle sue azioni Gesù sveglia nella gente una forza addormentata che la gente non sa di avere. Così avviene con Giairo (Mc 5,36), con la donna che aveva l’emorragia (Mc 5,34), con il padre del bambino epilettico (Mc 9,23-24), con il cieco Bartimèo (Mc 10,52), e tante altre persone, che per la loro fede in Gesù, fecero nascere una vita nuova in loro e negli altri.

La guarigione di Bartimèo (Mc 10,46-52) chiarisce un aspetto molto importante della lunga istruzione di Gesù ai discepoli. Bartimèo aveva invocato Gesù con il titolo messianico di “Figlio di Davide!” (Mc 10,47). A Gesù questo titolo non piaceva (Mc 12,35-37). Ma pur anche avendo invocato Gesù con espressioni non totalmente corrette, Bartimèo ha fede ed è guarito! Diversamente da Pietro, crede più in Gesù che nelle idee che ha su Gesù. Cambia la sua idea, si converte, lascia tutto e segue Gesù lungo il cammino fino al Calvario! (Mc 10,52).

La comprensione piena della sequela di Gesù non si ottiene con l’istruzione teorica, bensì mediante l’impegno pratico, camminando con lui lungo il cammino del servizio, da Galilea a Gerusalemme. Chi insiste a mantenere l’idea di Pietro, cioè del Messia glorioso senza la croce, non capirà Gesù e non arriverà mai ad assumere l’atteggiamento del vero discepolo. Chi vuole credere in Gesù e fare “dono di se” (Mc 8,35), accettare di “essere l’ultimo” (Mc 9,35), “bere il calice e portare la croce” (Mc 10,38), costui, come Bartimèo, pur non avendo idee totalmente corrette, otterrà di poter “seguire Gesù lungo il cammino” (Mc 10,52). In questa certezza di poter camminare con Gesù si trova la fonte di coraggio ed il seme della vittoria sulla croce.

6. Orazione di un Salmo 31 (30)

In te, Signore, mi sono rifugiato!

In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso;
per la tua giustizia salvami.

Porgi a me l'orecchio,
vieni presto a liberarmi.
Sii per me la rupe che mi accoglie,
la cinta di riparo che mi salva.

Tu sei la mia roccia e il mio baluardo,
per il tuo nome dirigi i miei passi.
Scioglimi dal laccio che mi hanno teso,
perché sei tu la mia difesa.

Mi affido alle tue mani;
tu mi riscatti, Signore, Dio fedele.
Tu detesti chi serve idoli falsi,
ma io ho fede nel Signore.
Esulterò di gioia per la tua grazia,
perché hai guardato alla mia miseria,
hai conosciuto le mie angosce;
non mi hai consegnato nelle mani del nemico,
hai guidato al largo i miei passi.

Abbi pietà di me, Signore, sono nell'affanno;
per il pianto si struggono i miei occhi,
la mia anima e le mie viscere.
Si consuma nel dolore la mia vita,
i miei anni passano nel gemito;
inaridisce per la pena il mio vigore,
si dissolvono tutte le mie ossa.

Sono l'obbrobrio dei miei nemici,
il disgusto dei miei vicini,
l'orrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.
Sono caduto in oblio come un morto,
sono divenuto un rifiuto.
Se odo la calunnia di molti, il terrore mi circonda;
quando insieme contro di me congiurano,
tramano di togliermi la vita.

Ma io confido in te, Signore;
dico: «Tu sei il mio Dio,
nelle tue mani sono i miei giorni».
Liberami dalla mano dei miei nemici,
dalla stretta dei miei persecutori:
fà splendere il tuo volto sul tuo servo,
salvami per la tua misericordia.

Signore, ch'io non resti confuso, perché ti ho invocato;
siano confusi gli empi, tacciano negli inferi.
Fà tacere le labbra di menzogna,
che dicono insolenze contro il giusto
con orgoglio e disprezzo.

Quanto è grande la tua bontà, Signore!
La riservi per coloro che ti temono,
ne ricolmi chi in te si rifugia
davanti agli occhi di tutti.
Tu li nascondi al riparo del tuo volto,
lontano dagli intrighi degli uomini;
li metti al sicuro nella tua tenda,
lontano dalla rissa delle lingue.

Benedetto il Signore,
che ha fatto per me meraviglie di grazia
in una fortezza inaccessibile.
Io dicevo nel mio sgomento:
«Sono escluso dalla tua presenza».
Tu invece hai ascoltato la voce della mia preghiera
quando a te gridavo aiuto.

Amate il Signore, voi tutti suoi santi;
il Signore protegge i suoi fedeli
e ripaga oltre misura l'orgoglioso.
Siate forti, riprendete coraggio,
o voi tutti che sperate nel Signore.

7. Orazione Finale

Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell'unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.

Lectio Divina tratta dal sito ufficiale dell'Ordine dei Carmelitani: http://ocarm.org/it/lectio-divina


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