VATICANO - 1962 Vittoria di Cristo sulla morte (serie Archeologia Cristiana) |
2° Domenica di Pasqua
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,19-31)
Preghiera
Cristo Gesù, sei stato messo a morte, ma Tu, Signore della vita, hai vinto la morte, perché il Figlio di Dio non poteva patire la corruzione. Sei risorto secondo quanto avevi predetto ai tuoi discepoli; ma essi non hanno prestato attenzione alle tue parole e meno ancora creduto.
VATICANO - 2011 Resurrezione di Gesù |
Gli apostoli, coloro che avevano condiviso la tua vita, erano rinchiusi nel cenacolo, il luogo dove avevi spezzato il pane per celebrare la tua pasqua, innestandola nell'antica. Avevi affermato che nessuno ama più di colui che dà la vita per i suoi amici.
VATICANO - 2001 Il cenacolo |
La paura di subire la tua stessa sorte ha preso il sopravvento sui tuoi amici, rinchiusi nel cenacolo, pur avendo condiviso i tuoi giorni.
Tu, risorto, sei apparso tra loro.
Sulla croce hai redento il loro peccato e ora, risorto, doni la tua pace con il soffio del tuo Spirito, con la potestà di rimettere i peccati degli uomini e riconciliarli con il Padre.
POSTE ITALIANE - 1962 Discesa dello Spirito Santo sui Discepoli |
Gratuità del tuo amore infinito! Mediante la tua morte e resurrezione è rimesso a tutti noi il peccato e siamo riconciliati con il Padre. Nelle nostre fragilità possiamo accedere all'altare della tua misericordia e ottenere grazia.
VATICANO - 1999 Padre Misericordioso (Porta Santa di San Pietro) |
Mistero di grazia di un Dio che per amore ha condiviso la sorte dei peccatori. Tu non permettere che abbiamo ad attardarci, come i tuoi discepoli, a rinchiuderci nel cenacolo della paura, alimentata dallo smarrimento della fede in te. Per la tua risurrezione siamo divenuti creature nuove, mediante lo Spirito Santo che hai soffiato sui tuoi, quel soffio che il Padre Iddio alitò sui nostri progenitori, immettendo in loro il suo Spirito. In te, Cristo Signore, risorto da morte, siamo creature nuove.
E Tu fai nuove tutte le cose. Non permettere che abbiamo mai ad abbandonarci a noi stessi; ma accompagnaci sempre con la forza del tuo Santo Spirito. Amen.
La preghiera è tratta dal libro:
Pregare il Vangelo di P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
dono dello Spirito Santo ai discepoli
Giovanni 20,19-31
Siamo nel cosiddetto “libro della
risurrezione” ove sono narrati, senza una continuità logica, diversi episodi
che riguardano il Cristo risorto e i fatti che lo provano. Questi fatti sono
collocati, nel IV vangelo, nella mattina (20,1-18) e nella sera del primo
giorno dopo il sabato e otto giorni dopo, nello stesso luogo e giorno della
settimana. Ci troviamo di fronte all'evento più importante della storia
dell’umanità, un evento che ci interpella personalmente.
“Se Cristo non è
risorto è vana la nostra predicazione ed è vana anche la nostra fede… e voi
siete ancora nei vostri peccati” (1 Cor 15,14.17) dice l’apostolo Paolo che non
aveva conosciuto Gesù prima della sua Risurrezione, ma che lo predicava con
tutta la sua vita, pieno di zelo.
19 La
sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le
porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne
Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con
loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e
disse: «Pace a voi!».
Giovanni 20,19-31
a) Chiave di lettura:
VATICANO - 1974 Volto di Gesù |
VATICANO - 1983 La Colomba dello Spirito Santo |
Gesù è l’inviato del Padre. Egli invia anche
noi. La disponibilità ad “andare” proviene dalla profondità della fede che abbiamo
nel Risorto. Siamo pronti ad accettare il Suo “mandato” e a dare la vita per il
suo Regno? Questo brano non riguarda solo la fede di coloro che non hanno visto
(testimonianza di Tommaso), ma anche la missione affidata da Cristo alla
Chiesa.
b) Una possibile divisione del testo per
facilitare la lettura:
20,19-20: apparizione ai discepoli e
ostensione delle ferite
20,21-23: dono dello Spirito per la missione
20,24-26: apparizione particolare per Tommaso, otto giorni dopo
20,27-29: dialogo con Tommaso
20,30-31: lo scopo del Vangelo secondo Giovanni
c) Il testo:
VATICANO - 1962 La Fede |
20 Detto
questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il
Signore.
21 Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il
Padre ha mandato me, anch'io mando voi».
22 Dopo aver detto
questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo;
23 a
chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete,
resteranno non rimessi».
24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro
quando venne Gesù.
25 Gli dissero allora gli altri discepoli:
«Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il
segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia
mano nel suo costato, non crederò».
VATICANO - 1999 Apparizione di Gesù a San Tommaso Porta Santa in San Pietro (Roma) |
27 Poi disse a Tommaso: «Metti qua il
tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e
non essere più incredulo ma credente!».
28 Rispose Tommaso: «Mio
Signore e mio Dio!».
29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto,
hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».
30 Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma
non sono stati scritti in questo libro.
31 Questi sono stati
scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché,
credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Un momento di silenzio
per far depositare la Parola nel nostro
cuore.
MEDITATIO
a) Alcune domande per aiutare la
meditazione:
Chi o cosa ha suscitato il mio interesse
e la mia meraviglia nella lettura che ho fatto?
E’ possibile che ci siano alcuni che si professano cristiani, ma non credano
nella Risurrezione di Gesù? E’ così importante crederci? Cosa cambia se noi ci
fermiamo solo al suo insegnamento e alla sua testimonianza di vita? Che
significato ha per me il dono dello Spirito per la missione? Come continua,
dopo la Risurrezione, la missione di Gesù nel mondo? Qual è il contenuto
dell’annuncio missionario? Che valore ha per me la testimonianza di Tommaso?
Quali sono, se ne ho, i dubbi della mia fede? Come li affronto e progredisco?
So esprimere le ragioni della mia fede?
b) Commento:
La sera di quello stesso giorno, il
primo dopo il sabato: i discepoli stanno vivendo un
giorno straordinario. Il giorno dopo il sabato, nel momento in cui viene
scritto il IV vangelo, è già per la comunità “il giorno del Signore” (Ap 1,10),
Dies Domini (domenica) e ha più importanza della tradizione del sabato per i
Giudei.
Mentre erano chiuse le porte: un particolare per indicare che il corpo di Gesù
risorto, pur essendo riconoscibile, non è soggetto alle leggi ordinarie della
vita umana.
Pace a voi: non è un augurio, ma la pace che aveva promesso
quando erano afflitti per la sua dipartita (Gv14,27; 2Tes3,16; Rom5,3), la pace
messianica, il compimento delle promesse di Dio, la liberazione da ogni paura,
la vittoria sul peccato e sulla morte, la riconciliazione con Dio, frutto della
sua passione, dono gratuito di Dio. Viene ripetuto tre volte in questo brano,
come anche l’introduzione (20,19) viene ripetuta più avanti (20,26) in modo
identico.
Mostrò loro le mani e il costato: Gesù fornisce le prove evidenti e tangibili che è colui
che è stato crocifisso. Solo Giovanni ricorda il particolare della ferita al
costato inferta dalla lancia di un soldato romano, mentre Luca evidenzia la
ferita ai piedi (Lc 24,39). Nel mostrare le ferite Gesù vuole anche evidenziare
che la pace che lui dà viene dalla croce (2Tim2,1-13). Fanno parte della sua
identità di risorto (Ap 5,6).
E i discepoli gioirono al vedere il
Signore: E’ la stessa gioia che esprime
il profeta Isaia nel descrivere il banchetto divino (Is 25,8-9), la gioia
escatologica, che aveva preannunciata nei discorsi di addio, che nessuno potrà
mai togliere (Gv 16,22; 20,27). Cfr. anche Lc 24,39-40; Mt 28,8; Lc 24,41.
Come il Padre ha mandato me, anch'io
mando voi: Gesù è il primo missionario,
“l’apostolo e sommo sacerdote della fede che noi professiamo” (Ap 3,1). Dopo
l’esperienza della croce e della resurrezione si attualizza la preghiera di
Gesù al Padre (Gv 13,20; 17,18; 21,15,17).Non si tratta di una nuova missione,
ma della stessa missione di Gesù che si estende a coloro che sono suoi
discepoli, legati a lui come il tralcio alla vite (15,9), così anche alla sua
chiesa (Mt 28,18-20; Mc 16,15-18; Lc 24,47-49). Il Figlio eterno di Dio è stato
inviato perché “il mondo si salvi per mezzo di lui” (Gv 3,17) e tutta la sua
esistenza terrena, di piena identificazione con la volontà salvifica del Padre,
è una costante manifestazione di quella volontà divina che tutti si salvino.
Questo progetto storico lo lascia in consegna ed eredità a tutta la Chiesa e,
in maniera particolare, all’interno di essa, ai ministri ordinati.
Alitò su di loro: il gesto ricorda il soffio di Dio che da la vita
all’uomo (Gn 2,7), non si incontra altrove nel Nuovo Testamento. Segna l’inizio
di una creazione nuova.
Ricevete lo Spirito Santo:dopo che Gesù è stato glorificato viene dato lo
Spirito Santo (Gv 7,39). Qui si tratta della trasmissione dello Spirito per una
missione particolare, mentre la Pentecoste (At 2) è la discesa dello Spirito su
tutto il popolo di Dio.
A chi rimetterete i peccati saranno
rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi:il potere di perdonare o non perdonare (rimettere) i
peccati si trova anche in Matteo in forma più giuridica (Mt 16,19; 18,18). E’
Dio che ha il potere di rimettere i peccati, secondo gli Scribi e i Farisei (Mc
2,7), come da tradizione (Is 43,25). Gesù ha questo potere (Lc 5,24) e lo
trasmette alla sua Chiesa. Conviene non proiettare su questo testo, nella
meditazione, lo sviluppo teologico della tradizione ecclesiale e le
controversie teologiche che ne seguono. Nel IV Vangelo l’espressione si può
considerare in modo ampio. Si indica il potere di rimettere i peccati nella
Chiesa, come comunità di salvezza, di cui sono particolarmente muniti coloro
che partecipano per successione e missione al carisma apostolico. In questo
potere generale è incluso anche il potere di rimettere i peccati dopo il
battesimo, quello che noi chiamiamo “sacramento della riconciliazione” espresso
in diverse forme nel corso della storia della Chiesa.
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo: Tommaso è uno dei protagonisti del IV vangelo, si
mette in evidenza il suo carattere dubbioso e facile allo scoraggiamento
(11,16; 14,5). “uno dei dodici” è ormai una frase stereotipa (6,71), perché in
realtà erano unidici. “Didimo” vuol dire “gemello”, noi potremmo essere
“gemelli” suoi per la difficoltà a credere in Gesù, Figlio di Dio, morto e
risorto.
Abbiamo visto il Signore! Già Andrea, Giovanni e Filippo, trovato il
Messia, erano corsi ad annunciarlo ad altri (Gv 1,41-45). Ora è l’annuncio
ufficiale da parte dei testimoni oculari (Gv 20.18).
Se non vedo nelle sue mani il segno dei
chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo
costato, non crederò: Tommaso non riesce a credere
attraverso i testimoni oculari. Vuole fare lui l’esperienza. Il IV vangelo è
conscio della difficoltà di chiunque a credere nella Risurrezione (Lc 24,
34-40; Mc 16,11; 1Cor 15,5-8), specialmente poi di coloro che non hanno visto
il Risorto. Tommaso è il loro (e nostro) interprete. Egli è disposto a credere,
ma vuole risolvere di persona ogni dubbio, per il timore di uno sbaglio. Gesù
non vede in Tommaso uno scettico indifferente, ma un uomo in cerca della verità
e lo accontenta pienamente. E’ comunque l’occasione per lanciare
l’apprezzamento verso i credenti futuri (versetto 29).
Metti qua il tuo dito e guarda le mie
mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo
ma credente! Gesù ripete le parole di
Tommaso, entra in dialogo con lui, capisce i suoi dubbi e vuole aiutarlo. Gesù
sa che Tommaso lo ama e ne ha compassione perché ancora non gode della pace che
viene dalla fede. Lo aiuta a progredire nella fede. Per approfondire si possono
confrontare i paralleli: 1Gv1-2; Sal 78,38; 103,13-14; Rom 5,20; 1Tim 1,14-16.
Mio Signore e mio Dio! È la professione di fede nel Risorto e nella sua
divinità come è proclamato anche all’inizio del vangelo di Giovanni (1,1).
Nell’Antico Testamento “Signore” e “Dio” corrispondono rispettivamente a
“Jahvé” e ad “Elohim” (Sal 35,23-24;Ap 4,11). E’ la professione di fede
pasquale nella divinità di Gesù più esplicita e diretta. In ambiente giudaico
acquistava ancora più valore in quanto si applicavano a Gesù i testi che
riguardavano Dio. Gesù non corregge le parole di Tommaso come corresse quelle
dei Giudei che lo accusavano di volersi fare “uguale a Dio” (Gv 5,18ss)
approvando così il riconoscimento della sua divinità.
Perché mi hai veduto, hai creduto: beati
quelli che pur non avendo visto crederanno! Gesù
mal sopporta coloro che sono alla ricerca di segni e prodigi per credere (Gv
4,48) e sembra rimproverare Tommaso. Scorgiamo qui anche un passaggio verso una
fede più autentica, un “cammino di perfezione” verso una fede cui si deve
arrivare anche senza le pretese di Tommaso, la fede accolta come dono e atto di
fiducia. Come quella esemplare degli antenati (Ap 11) e come quella di Maria
(Lc 1,45). A noi che siamo più di duemila anni distanti dalla venuta di Gesù,
vien detto che, benchè non lo abbiamo veduto, lo possiamo amare e credendo in
lui possiamo esultare “di gioia indicibile e gloriosa” (1Pt 1,8).
Questi (segni) sono stati scritti, perché crediate
che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel
suo nome Il IV vangelo, come gli altri, non ha lo scopo di scrivere la
vita completa di Gesù, ma quello di dimostrare che Gesù era il Cristo, il
Messia atteso, il Liberatore e che era Figlio di Dio. Credendo in Lui abbiamo
la vita eterna. Se Gesù non è Dio vana è la nostra fede!
(sintesi della Lectio Divina tratta dal sito ufficiale dell'Ordine dei Carmelitani)
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