sabato 21 dicembre 2013

Greccio il Presepe di San Francesco



Nel 1220 san Francesco aveva visitato i luoghi santi di Gesù ed era stato anche a Betlemme. Tornato a casa, ripensò con nostalgia a quei luoghi ed al mistero di Dio che si fa uomo, bambino, umile e fragile. Questo pensiero lo commuoveva. Nel 1223 San Francesco volle festeggiare il Natale a Greccio ed istituì la tradizione del Presepio. Trovò questo luogo, posto su un’altura, molto simile a quelle delle terre lontane della Palestina. 





A Greccio vi fu la prima rappresentazione vivente della Natività di Gesù con l'aiuto di un amico, un certo Giovanni da Greccio, signore della zona, che il santo stimava molto. Per rievocare la nascita di Gesù vi parteciparono tutti gli abitanti del luogo. 




Tommaso da Celano riporta le parole esatte che san Francesco disse a Giovanni: “Vorrei rappresentare il bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia, e come giaceva sul fieno tra il bue e l'asinello”.


San Francesco tuttavia non voleva creare uno spettacolo irrispettoso del grande mistero e temeva che la sua iniziativa fosse mal interpretata. Per questo, così come ci informa San Bonaventura, chiese il permesso direttamente al Papa. La notizia, correva veloce, e la gente presto si radunò presso la grotta dove Francesco e i frati andavano a pregare. Arrivarono pellegrini anche da altri luoghi vicini. Tommaso da Celano scrisse: “Arrivarono uomini, donne festanti, portando ciascuno, secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte”. San Francesco, vedendo che tutto era predisposto, era felicissimo e poté coronare il suo desiderio. 



Tommaso da Celano scrive: “Si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l’asinello”. Afferma poi San Bonaventura: “Egli affermò di aver veduto, dentro la mangiatoia, un bellissimo fanciullo addormentato, che il beato Francesco, stringendolo con ambedue le braccia, sembrava destare dal sonno”. 

Durante la celebrazione eucaristica, che seguì, San Francesco lesse il Vangelo e tenne una predica. Tommaso da Celano riferisce che quando il Santo pronunciava le parole “Bambino di Betlemme” la sua voce tremava di tenerezza e di commozione e manifestarono anche fatti prodigiosi.

Oggi quella tradizione è attuata e perpetuata in tutte le parti del mondo cristiano. Di recente il Borgo di Greccio e il suo Santuario francescano sono stati inclusi fra i Patrimoni Mondiali dell’umanità dall’UNESCO.




I Presepi di San Gregorio Armeno di Napoli







1 commento:

  1. Articolo tratto da: "AVVENTURA FILATELICA - Quando l'attualità e la storia incontrano la Filatelia".
    "Ricordo quand’ero giovanissimo che ai primi di dicembre di ogni anno, a casa mia d’incanto l’atmosfera cambiava, a parte quello meteorologico, c’era un clima nuovo, si diventava più buoni e più cortesi, finivano i contrasti in famiglia e le dispute con mio fratello. Anche fra mia madre e mio padre c’era un patto sostanziale di calma, un clima distensivo e mia madre accettava l’invasione della casa. L’ordine e la sistemazione dei mobili potevano essere cambiati, la mamma non diceva niente. Mio padre nei pomeriggi, quando tornava dall’ufficio, era tutto impegnato a salire dal garage scatole e scatoloni ed io lo aiutavo volentieri, perché sapevo già a che cosa servivano: la realizzazione del presepe. Sempre dal garage portava su la famosa tavola che serviva da base, dove veniva montata la sceneggiatura del presepe. Chissà quante volte ho visto fare a mio padre questi gesti semplici e metodici. Si preparavano le grotte, i sentieri con ai lati i sassolini bianchi, gli alberi, si creavano le scale, i ponticelli con sotto la classica carta stagnola per formare il fiume e il laghetto. Per cercare il muschio vero si andava nei terreni abbandonati e con quel muschio si realizzavano i prati con gli steccati. La scena era pronta. La prima cosa che si sistemava era la grotta, dove sarebbe nato bambino Gesù; poi sistemava la Madonna, San Giuseppe, l’asino e il bue, gli angeli e i suonatori di zampogna. Si arrivava quindi alla sistemazione uno per volta degli animali, le casette e infine i personaggi. Che mio padre teneva avvolti in dei vecchi fogli di giornale e riposti dentro a scatole di scarpe, ed ecco spuntare il fruttivendolo, il pescatore, il pastore, l’arrotino, la massaia, il banditore e poco per volta tutte le altre statuine. Infine, come da tradizione, a presepe finito su un cartoncino si scriveva la data dell’anno in cui era stato realizzato il presepe e lo si metteva in alto, naturalmente non potevano mancare le fotografie di rito. Ancora oggi rivedendo quelle foto in bianco e nero, quei luoghi, la stanza, i mobili, la mia giovane età e i miei genitori, mi viene un pizzico di nostalgia per quei momenti. Questo è il ricordo della mia infanzia. In Sicilia e nel siracusano in particolare, il presepe si organizza e si prepara fra l’otto e il tredici dicembre, giorno di Santa Lucia patrona della città. Per quel giorno il presepe deve essere pronto anche se rimane da fare qualche rifinitura".

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